da Alfonso Malangone
(Ali per la Città)
SALERNO – Lunedì 12, il Consiglio Comunale ha ratificato le tre delibere con le quali la Giunta, in precedenza, aveva variato il Bilancio di Previsione per inserire gli scostamenti più significativi prodotti dalla gestione amministrativa. Poco si è letto, sulla stampa, delle discussioni in Aula, forse perché la natura dell’adempimento, solo formale, non ha alimentato particolari contrasti. Sull’argomento è quindi calato il silenzio, anche perché una pubblica dichiarazione dell’Assessore Competente, la dott.ssa Adinolfi, ha rassicurato i cittadini sulla presenza del necessario equilibrio tra entrate ed uscite e su una positiva crescita di incassi tributari ed extra-tributari (fonte: Cronache). Però, se queste notizie sono positive per la gestione corrente, nulla è stato detto in merito all’auspicato ridimensionamento del Disavanzo di Amministrazione, di € 169,9milioni. Anzi, è stata trasmessa una informazione davvero demoralizzante e, cioè, che il rientro impegnerà un “arco temporale” da oggi al 2042. Uno ‘sperpetuo’ che durerà venti anni. E’ un messaggio ‘pesante’, che alimenta profondi timori sul futuro della Comunità.
In verità, evitando osservazioni tecniche, che spettano solo agli esperti, e facendo salvo ogni errore di informazione e/o interpretazione, dalle parole rese pubbliche sembra di capire che i dichiarati miglioramenti delle entrate non avranno alcuna utilità ai fini del rimborso di una quota, sia pure minima, del multimilionario disavanzo. O, per meglio dire, che le maggiori entrate saranno integralmente assorbite da crescenti spese correnti ordinarie, quelle del personale e delle utenze gas/luce, e che non è possibile escludere ‘incapienze’ di cassa. Questo, perché gli incassi aggiuntivi sembrano provenire, in prevalenza, dagli accertamenti per imposte evase che, come è noto, potranno concretamente trasformarsi in danaro solo quando i debitori decideranno di pagare. E, se pure qualcuno lo sta facendo, come è stato dichiarato, non lo faranno certamente tutti, mentre le spese non concedono dilazioni. In aggiunta, è stato riconosciuto che gli incassi attesi dalla tassa di soggiorno potrebbero non essere sufficienti a coprire i maggiori costi per trasporti e manutenzioni generati dalla manifestazione delle luci, mentre per il potenziamento della cura del verde sarà necessario attendere risorse attualmente assenti (fonte: cit.). Non è mancato, infine, l’auspicio di chiudere il Consuntivo con la riduzione dell’indebitamento, degli interessi passivi e “migliorando l’esposizione dell’anticipazione” che, di fatto, dovrebbe essere quella concessa dalla Banca Tesoriera per pagare i fornitori in presenza di momentanei ‘buchi’ in cassa. Però, questo vuol dire che l’Ente ha fatto ampio ricorso al debito bancario e che, entro una decina di giorni, quando si chiuderà l’esercizio, si ritiene solo di ”migliorare l’esposizione”, ma non rimborsarla per intero, come disposto dalla Legge n. 118 del 23/06/11. Del resto, non succede da almeno quattro anni. Non si tratta di ‘fare filosofia’ sulle parole, ovviamente, ma di comprenderne il significato, visto che a volte si può dipingere la realtà come fanno i giovani con il photo-shop. Un confronto sull’argomento sarebbe opportuno per fugare ogni dubbio.
In definitiva, non è negabile che le parole di fiducia si prestino ad interpretazioni contrapposte. Non di scetticismo, ma di preoccupazione. In ogni caso, non spetta certo ai cittadini interpretarne il senso o formulare congetture. Con uno squilibrio finanziario che durerà 20 anni, dovrebbe essere un obbligo rendere ogni possibile informazione a coloro che sostengono sacrifici quotidiani per ripianarlo, giacché è fin troppo evidente che il rientro peserà sul popolo, sia con il pagamento – già in atto – di maggiori tributi, sia con minori o inadeguati servizi. In queste condizioni, una politica di rientro prolungata per 20 anni potrebbe lasciare il deserto. Peraltro, la Città è già in affanno, come provato da una generale condizione di sofferenza e comprovato dall’ultima classifica sulla qualità della vita elaborata dal Sole24Ore. Nel 2022, ha perso otto posizioni, rispetto allo scorso anno, ed è ora al 97° posto, con la Provincia. E’ necessario prendere atto che non ci potrà essere alcun recupero finanziario senza un deciso rinnovamento che possa consentire di affrontare altre gravi criticità rappresentate da una marcata decrescita demografica, destinata a proseguire sia per la insufficiente natalità, con un indice pari alla metà di quello di mortalità, e da una forte emigrazione di giovani studenti verso aree di maggiore vitalità.
Nelle imprese produttive in ristrutturazione per eccessivo indebitamento, la rinegoziazione delle esposizioni finanziarie è accompagnata, sempre, dalla riorganizzazione dell’organigramma aziendale e delle modalità operative, dalla definizione di nuovi obiettivi, dalla revisione dei cicli produttivi e delle strategie commerciali a corredo di una mirata selezione delle voci di spesa, ordinarie e di investimento. Se il decreto Aiuti interviene su molte di queste obbligatorie attività, non può essere trascurata la necessità di una selezione della spesa per accrescere l’efficacia delle Missioni del Bilancio, da una parte, e per evitare di realizzare opere incoerenti o ‘fatue’ invece di investire in quelle sostenibili e funzionali all’obiettivo del risanamento attraverso la crescita. In questo gruppo sono ricomprese le opere pubbliche in grado di alimentare investimenti ‘a cascata’ da parte di imprenditori privati, professionisti e lavoratori professionalizzati per aprire spazi nuovi ai tanti giovani meno fortunati ai quali, diversamente, resterebbero solo impieghi marginali e demotivanti. Creare una catena di interessi comuni attorno alle opere pubbliche è una modalità, certamente non innovativa, che può consentire di recuperarne il costo, nel tempo e sia pure parzialmente, attraverso le entrate prodotte dalla gestione del patrimonio, di accrescere gli introiti per tributi propri, destinati a ripianare il debito, e di dare nuova attrattività al territorio, contrastando il fenomeno dell’emigrazione che sta portando via le menti più fertili.
La resurrezione della Città non si può realizzare continuando ad impegnare spese prive di utilità di ritorno. Altrimenti, non sarà necessario arrivare al 2042 per la dichiarazione di fallimento. In ogni caso, non possiamo trasferire il compito di pagate per tutti ai nostri nipoti, o almeno a quelli che resteranno qui a fare pizze e friggere il pesce. Con il dovuto rispetto, non è questo il futuro per il quale può essere chiesto, oggi, il sacrificio alla Comunità.
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 18/12/2022