Aldo Bianchini
SALERNO – La notizia di prima pagina di queste ultime settimane (precisamente del 3 dicembre 22) è quella relativa alla morte di tre ragazzini britannici nel lago ghiacciato e di un altro ricoverato in ospedale in stato di salute gravissimo. Due bambini sono scivolati nelle acque ghiacciate a causa del cedimento della lastra di ghiaccio sulla quale stavano giocando; altri due si sono subito immersi per cercare di salvare i primi due. Risultato: tre morti ed uno gravissimo.
Lapidario il comunicato diffuso dalle Autorità britanniche di Pubblica Sicurezza: “”LONDRA – Un lago ghiacciato si è trasformato in una trappola mortale per tre bambini di appena 8, 10 e 11 anni. Un quarto, di sei anni, è tuttora ricoverato in condizioni critiche. Il Regno Unito è sotto shock dopo la tragedia avvenuta domenica pomeriggio alle 14.30 a Babbs Mill Park, una riserva naturale a Solihull, vicino alla città di Birmingham. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, due bambini stavano giocando sulla lastra ghiacciata quando questa ha ceduto, facendoli precipitare nell’acqua gelida. A quel punto, stando al racconto di alcuni testimoni alla stampa, gli altri sono accorsi per cercare di aiutarli, mettendo a rischio la loro stessa vita””.
Questo gravissimo incidente riporta all’attenzione generale un fatto importantissimo: l’istinto di portare aiuto super anche quello di conservazione ben presente in ognuno di noi.
Cosa c’entra il grave incidente verificatosi nella conte di Babbs Mill Park con la cittadina di Sanza (in provincia di Salerno) evocata nel titolo ?
C’entra, perchè a Sanza nel lontano 28 maggio 1977 morirono a causa di un incidente sul lavoro ben tre operai-agricoli (uno era il papà dell’ex sindaco De Mieri) ed un quarto rimase seriamente colpito dalle esalazioni venefiche provenienti dal pozzo in cui il primo (appunto De Mieri) stava lavorando per riavviare una autoclave he si era spenta e non gli consentiva di continuare ad irrigare l’orto.
Ma ecco il racconto, a stralcio, di quanto accadde subito dopo le prime grida di aiuto della moglie di De Mieri che aveva visto il marito esanime sul fondo del pozzo:
“”Il contadino (Pasquale Santoro) arrivò ansimante, con il sopraffiato, già stanco per il lavoro iniziato da ore … capì che al suo amico poteva essergli successo qualcosa di grave; scavalcò il muretto di cinta e si calò nel pozzo con il fiato tagliato dalla forte tensione nervosa … un forte stordimento cominciò a bloccargli la muscolatura di tutto il corpo, lascò gli agganci e precipitò in acqua … Sul posto arrivò sempre di corsa un terzo contadino (Antonio Peluso) che stava seguendo la scena da lontano; aveva corso di più e quindi era ancora più stanco degli altri due e con il fiato dimezzato. Si calò rapidamente nel pozzo e perse subito conoscenza e rovinò sugli altri due. Arrivò un quarto contadino che ansimante compì la stessa operazione; però fu più prudente e scese lentamente; la moglie (accorsa anch’essa) … lo afferrò per le spalle riuscendo a tirarlo fuori; si salvò grazie alle cure ricevute presso l’ospedale di Polla””.
Dall’incidente di Sanza lo Stato, e quindi l’Inail, per la prima volta prese consapevolezza che è infortunio sul lavoro anche per chi nel tentativo di soccorrere un altro lavoratore ci lascia la vita; un principio innovatore che è entrato da allora a pieno titolo nella legislazione infortunistica ordinaria.
Da parte mia invito, ancora una volta, il Comune di Sanza a rispolverare nella memoria quel tragico incidente per dedicare a quei tre martiri un ricordo perenne (una targa, una strada, una piazza, un luogo pubblico); anche alla luce del fatto che per quei tre ragazzini è già pronto un monumento a loro perenne ricordo.
mi unisco a te, caro Direttore, per la giusta richiesta rivolta al Sindaco di Sanza