Aldo Bianchini
SALERNO – In questo Paese quando si parla di riforme c’è sempre una strana dissimulazione degli obiettivi; soprattutto quando si parla della riforma delle riforme, cioè la riforma della giustizia.
L’obiettivo è dissimulato perché, a dire il vero, non è la giustizia che deve essere riformata ma la magistratura, e questo è altra cosa. La giustizia così come è inquadrata dopo centinaia di anni di sviluppo del diritto (non per niente eravamo la sua culla) sembra rispondere a tutte le esigenze di un Paese civile; sarebbero sufficienti pochi aggiustamenti per renderla più snella.
Riformare la magistratura, invece, è cosa molto più difficile che riformare la giustizia. Molto strano che Nordio, pur essendo stato PM, non abbia per tempo capito che gli eccessi dell’esercizio del potere sono tutti negli uffici dei pubblici ministeri e che quel potere va toccato e rivoltato con un blitz velocissimo, senza pronunciare neppure una parola, altrimenti è rivolta durissima.
Su questo problema ho scritto tanto e da parecchio tempo, e dopo aver sentito dire (più o meno sommessamente o con roboanti proclami) le stesse cose dai tanti presidenti del consiglio e di tanti ministri della giustizia è accaduta sempre la stessa cosa: nulla di fatto. Tutti sanno che non bisogna riformare la giustizia bensì la magistratura e per essa l’ufficio del pubblico ministero; ma nessuno ha mai affrontato il vero problema o ha mai preso seriamente il toro per le corna.
Fortunatamente proprio qualche giorno fa ho scritto che anche Carlo Nordio si stava già impantanando sull’abuso d’ufficio e il voto di scambio senza ancora affrontare le intercettazioni, la separazione delle carriere, la custodia cautelare, le carceri, l’obbligatorietà dell’azione penale, gli arresti e le carriere. Ne ha parlato mei giorni scorsi davanti alle commissioni giustizia di Camera e Senato ed è apparso, come pensavo, completamente nudo di fronte allo strapotere dei PM verso i quali non ha avuto neppure il coraggio di dire che sono loro i primi a diffondere nomi, fatti, circostanze, brani di interrogatori o di intercettazioni. Perché, gentile Nordio, dalle Procure non escono solo veline ma interi fascicoli.
Non ha ancora capito, Nordio, che l’ufficio del PM è come la famigerata “Idra di Lerno” (un mostro immenso e ricoperto di squame, con nove teste; otto teste mortali e una immortale; e tutte e nove capaci di rigenerarsi anche dopo essere state decapitate) che soltanto Ercole, ma solo per la mitologia, fu capace di sconfiggere. Il “caso Palamara” purtroppo non ha insegnato niente e tutti quelli accusati dall’ex magistrato sono rimasti al loro posto con sprezzante faccia tosta o passati ad altri e più prestigiosi incarichi e, nel peggiore dei casi, senza essere stati rieletti (con responsabilità diretta di Mattarella) dopo il clamoroso scandalo.
Purtroppo Carlo Nordio somiglia più ad Euristeo (ad Ercole non volle riconoscere il completamento della sua seconda fatica, uccisione dell’idra) che ad un eroe dalle tante fatiche tipo Avatar, anche se con grande sensibilità ha assistito alla prima del “Boris Godunov” dalla rotonda della casa circondariale “Francesco Di Cataldo” del carcere di San Vittore nella Milano dei tre presidenti scaligeri: Sergio Mattarella, Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni.
E rivolta dei PM è stata; ed al primo grido di potere dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) il baldanzoso ministro ha rapidamente invertito la rotta baipassando subito l’ufficio del PM, mascherando il suo dietro front all’ombra di possibili dimissioni.
Infine è arrivata anche la dichiarazione della presidente nazionale dell’ordine forense, avv. Maria Masi; mi fa sorridere la posizione di vicinanza degli avvocati all’idea progettuale del ministro Nordio. Nel corso di questi ultimi anni hanno, invece, dimostrato una certa insicurezza passando più volte dall’una all’altra sponda.
Per chiudere: “Riequilibrare i rapporti tra i poteri dello Stato, questo il nocciolo duro del problema; ma non è e non sarà impresa semplice. Parte tutto da lì” mi ha scritto un ex magistrato salernitano di vaglia. Sottoscrivo.