Aldo Bianchini
SALERNO – La vena letteraria dell’avvocato penalista-cassazionista Cecchino Cacciatore, rampollo di una nobile famiglia salernitana di giuristi, a questo punto è da considerare inesauribile per qualità ed anche per quantità; una produzione sempre illuminata da un principio indefettibile: autonomia, indipendenza ed equidistanza.
Trattare del diritto in un Paese che è stato la “culla del diritto” non è impresa facile; ebbene Cecchino Cacciatore riesce, sempre, superare queste barriere e, sul filo di un dialettica ineccepibile non disgiunta da una finissima penna, in punta di diritto tracimando con onestà intellettuale nella disamina attenta dei problemi, riuscendo sempre a indicare anche eventuali risoluzioni.
Più di me e sicuramente meglio di me si è espresso l’avvocato Silverio Sica (presidente dell’Ordine degli Avvocati di Salerno) che nel contesto di un’ottima prefazione, tra l’altro, ha scritto:
- “Cecchino riflette, approfondisce, si interroga. Non è da tutti pensare e mettere in discussione ciò che si fa. Occorre una sorta di “terzo occhio”, quello che ci fa vedere il mondo che non appare, che ci lascia intravedere il futuro, che vede i fantasmi nella realtà di ogni giorno. E dentro di lui si affacciano interrogativi inquietanti e figure che segnarono storie e la storia stessa. Perchè le norme, le leggi sono il frutto di una storia che cambia e muta ogni giorno, le scrivono uomini con le proprie idee e sentimenti. E poi passano, uomini, idee, sentimenti e leggi, perché non c’è nulla che non passi più in fretta di ciò chi ci sembra duraturo. Cosa resta, invece, intatto nei millenni della storia umana? … E, dunque, Cecchino è un avvocato “consapevole”, legge le norme e i processi interpretandone i messaggi nascosti, le linee dei fogli che dicono di un destino di un uomo, ma anche l’occulto sociale e politico che dietro si cela. E oggi vede con lucidità che la storia si ripete monotona, che lo spazio reale del suo essere avvocato è ridotto, avverte il peso di un potere punitivo che forza le regole, che piega le forme fino a rinnovare modelli che dovevano essere scomparsi con l’ultimo processo all’ultima strega. Ma, egli dice e pensa, è questo essere “chiamato”, è questo l’avvocato, nient’altro che una voce che si leva nel deserto della ragione. Il diritto tra le righe 9 E poi, Cecchino contiene una storia: la storia di Diego, del mio amico Diego, di Cecchino, il nonno di una famiglia che ha dentro di sé una storia di stemma, con scritta, la parole libertà”.
Un impegno, quello di Cecchino Cacciatore, che fa onore a tutta l’avvocatura salernitana e perché no anche a tutto il Paese che naviga, giudiziariamente, ancora in un mare tempestoso senza che si intraveda un porto sicuro in cui riparare; queste opera, a partire da “Il diritto tra le righe” (Francesco D’Amato editore – nov. 22), un’opera che Cecchino Cacciatore con grande sobrietà ha dedicato “Ai miei figli, Diego, Claudia, Francesco. Scusandomi per il tempo insufficiente con cui mi sono intrattenuto nei loro giochi e nelle loro fantasie. A Lila, che amo struggentemente”.