Tangentopoli (51): il blitz nel convento delle suore di clausura … e la telefonata misteriosa

 

Aldo Bianchini

Il convento delle suore carmelitane di clausura di Fisciano dove, a causa del blitz del 13 agosto 1994, si sfiorò l'incidente diplomatico con la Santa Sede. La saggezza dell'arcivescovo Gerardo Pierro e la fermezza della Superiora Madre Maria Maddalena Savone (che non sapeva neppure chi fosse Gaspare Russo), con la consulenza di Salvatore Memoli, evitarono il peggio.

SALERNO – Nella puntata di ieri ho parlato del blitz presso il convento di clausura delle “Suore Carmelitane” di Fisciano; un blitz che risale al 13 agosto 1994 in piena era tangentopoli, quando i pubblici ministeri (PM) andavano anche a caccia dei fantasmi.

Quel blitz, secondo la mia nuova ricostruzione, anticipò i tempi previsti perché in Procura venne registrata una telefonata in uscita dall’utenza del convento e diretta verso il mondo esterno:

  • “”Salvatò, tu e tua madre dovete convincere la nonna ad andare via, qui non può stare più””; quel Salvatò altri non  era se non l’avv. Salvatore Memoli (noto personaggio politico e manager salernitano).

Gli occhi dello spazientito del poliziotto addetto alle intercettazioni si illuminarono di colpo; avvertì subito il capo Sebastiano Coppola e, dopo una rapida trascrizione insieme si precipitarono di corsa verso gli uffici dei pm D’Alessio e Di Nicola. Il convento era sotto intercettazione e il caso era di grande interesse investigativo. I quattro si precipitarono nella stanza del capo Ermanno Addesso; fu una consultazione a cinque molto rapida, poco dopo la decisione: “Bisogna anticipare il blitz per non consentire alla nonna di lasciare il convento”; per loro “nonna” era un modo convenzionale per coprire il ricercatissimo Gaspare Russo.

Era il pomeriggio inoltrato del 12 agosto 1994 e il blitz scattò qualche ora dopo, alle prime luci dell’alba del 13 agosto una ventina di agenti agli ordini di Coppola andarono a bussare con violenza alle porte del convento. Il resto è storia nota.

Il senso che gli inquirenti vollero dare al con tenuto di quella brevissima telefonata era, ovviamente, un altro; difatti di Gaspare Russo non fu trovata neppure l’ombra e si disse che era fuggito attraverso i cunicoli dell’antico monastero.

Ma allora quella telefonata da chi fu fatta e chi la ricevette ?

Avv. Salvatore Memoli

Nel monastero ogni anno arrivava per un lungo riposo la “nonna” della Superiora Madre Maria Maddalena Savone; quell’anno il tempo della sua permanenza era già scaduto e la Superiora si preoccupò di avvertire i due fedeli (Salvatore Memoli e la compianta mamma Enza) molto intimi con la suora-superiora e con la di lei nonna per pregarli di convincere la nonna a ritornare nella propria casa sita nel centro Italia.

La superficialità del poliziotto intercettatore, la fretta di Coppola di afferrare Gaspare Russo (dopo l’inutile viaggio a Parigi alla ricerca del latitante), la voglia matta dei due PM di catturare Gaspare Russo e la necessità del Procuratore capo di mettere la parola fine alla latitanza più lunga di tangentopoli per un politico di rilievo, fecero del quel blitz il fallimento più completo di tutta la storia giudiziaria della nostra circoscrizione. E quel sabato afoso di agosto si trasformò presto nel primo vero colpo alla credibilità di un impianto accusatorio contro Russo che era stato destinatario, in quel periodo, di ben sette mandati di cattura emessi dalle Procure di Milano, Roma e Salerno, rivelatisi inconsistenti e senza prove; tanto da sfociare in altrettante assoluzioni piene.

La storia ci ha poi raccontato che la mattina del 13 agosto 1994 il mitico Gaspare Russo era seduto davanti ad un bar-bistrot degli ChampsElysées di Parigi a godersi un ottimo gelato; più o meno come quello che lo stesso Sebastiano Coppola aveva gustato qualche mese prima nello stesso bar.

 

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