Aldo Bianchini
SALERNO – Nel racconto di tangentopoli, nel suo trentesimo anno, è necessario come ho già scritto fare dei balzi avanti e indietro in quell’arco di tempo che va dal 16 aprile 1992 (sequestro studi tecnici Galdi – Amatucci) al 27 gennaio 1995 (il gip Marcello Rescigno stronca l’inchiesta di tangentopoli sul trincerone ferroviario nonostante l’ira di Michelangelo Russo – già a Lagonegro come capo della Proccura); soltanto così si riesce a descrivere meglio quanto accaduto in quel lungo periodo.
Ieri mattina 26 novembre sfogliando “leCronache.it” ho avuto modo di leggere l’interessantissimo articolo firmato dall’avv. Salvatore Memoli dal titolo “I dialoghi carmelitani di Vincenzo Giordano con la Priora Madre”; nel contesto di detto articolo l’avv. Memoli descrive mirabilmente quello che fu il rapporto tra l’ex sindaco Giordano con la “Priora Madre Maria Maddalena Savone”, una donna intelligente e di grande profondità spirituale (scrive Memoli) … tra i due c’era un’intesa fatta di una reciproca curiosità per gli impegni di entrambi.
Lo scritto di Memoli (e soprattutto la sua presenza costante nel “Convento delle suore carmelitane di clausura” di Fisciano governato dalla Priora Madre Savone con la quale lo stesso Memoli e sua mamma Enza avevano un intenso rapporto di fraterna e cristiana solidarietà) mi ha fatto ritornare alla mente il clamoroso blitz che la Procura di Salerno (con il capo Ermanno Addesso e i due pm Luigi D’Alessio e Vito Di Nicola) ordinò il blitz nel convento di clausura con la certezza di catturare l’allora latitante Gaspare Russo (già sindaco di Salerno, presidente della CCIAA e governatore della Regione Campania)
- IL BLITZ: E’ l’alba del 13 agosto 1994; una ventina di uomini impiegati direttamente gli ordini di Coppola; lo squadrone giunge a Fisciano e cinge d’assedio il convento; poi qualcuno bussa al portone; non viene dato il consenso all’accesso (si tratta di suore di clausura), interviene addirittura l’arcivescovo di Salerno Mons. Gerardo Pierro che chiede di parlare con i due magistrati (presenti sul posto); secco il rifiuto e perentorio l’ordine di entrare; tardi, troppo tardi: Gaspare Russo è già sparito. Qualcuno dirà che è fuggito attraverso i cunicoli del monastero. A questo punto occorre chiedersi se Russo fosse davvero presente nel Convento. Per una certa logica si ( ma si sa che la logica spesso non appartiene ai magistrati), altrimenti come giustificare la clamorosa azione, la violazione della clausura e forse dello Stato Pontificio ? Se Russo si trovava all’interno del convento, chi lo avrebbe avvertito e materialmente aiutato ? Qualcosa avrebbe potuto dirla, forse, Pietro De Divitiis, il fedelissimo di Russo, ma è morto.
(Stralcio dal libro “A dieci anni da tangentopoli” – Ed. Loffredo del 2004)
Per una doverosa ricostruzione storica va anche detto che il blitz era stato preceduto dai clamorosi arresti del 4 agosto 94 quando finirono in cella Pietro De Divitiis (ex sindaco di Baronissi e fedelissimo di Russo), Domenico Galdi (ex assessore ll.pp. di Baronissi) e Geppino Jaquinta (legato per vari motivi al clan Galasso-Alfieri). Dai loro interrogatori, forse, erano trapelate notizie sulla possibile presenza di Gaspare Russo nel convento di Fisciano.
Oggi, a distanza di oltre 29 anni, scopro dall’attenta lettura dell’articolo di Memoli che ci fu un elemento importante che allertò gli inquirenti, capeggiati dal vice Questore Sebastiano Coppola, condizionandoli a tal punto da anticipare, forse, il blitz del 13 agosto1993.
Era stata intercettata una telefonata che dal convento era partita verso l’esterno sull’utenza telefonica dell’avv. Memoli: “Salvatore fai capire che la nonna non può più rimanere qui e deve andare via”.
Segue domani.
Confermo i fatti che per molto tempo mi fecero stare male. In realtà approfondendo mi resi conto che fu soltanto anticipato la funesta decisione di violare la clausura. Inutilmente.
Penso che moralmente oggi per allora Gaspare Russo abbia un debito umano verso la comunità delle monache che fu violentata nella sua intimità claustrale, sulla scorta di non so quale cervellotica intuizione investigativa.