da Salvatore Memoli
(avvocato – scrittore – giornalista)
SALERNO – Vincenzo Giordano intratteneva delle amabili conversazioni con la Priora del Monastero Carmelitano di Fisciano. Mi era capitato di parlagli di questo ultrasecolare monastero di clausura che si trova a Fisciano, a poca distanza dalla sede universitaria. Evidentemente avevo creato in lui curiosità per questo convento che non conosceva pur essendo della zona, precisamente nato a Calvanico. Fu quasi contestuale la decisione di telefonare per parlare con la Priora Madre Maria Maddalena Savone, una donna intelligente, di grande profondità spirituale, colta. Annunciai alla Madre che accanto a me c’era il Sindaco di Salerno e che avrebbe voluto salutarla. Il colloquio fu subito come tra due amici. Potevo ascoltare soltanto le domande e le risposte di Enzo ma intuivo che tra i due c’era un’intesa fatta di una reciproca curiosità per gli impegni di entrambi. Una conversazione sincera, senza accenni retorici, come era soprattutto nello stile di Giordano, un susseguirsi di parole semplici, rispettose e sincere. Sul volto del Sindaco che potevo osservare mentre parlava notavo un’espressione serena, introspettiva mentre ripeteva un simpatico intercalare, rivolgendosi alla religiosa che chiamava « signora ». Ne intuivo tutta la irritualità del colloquio tra due persone di mondi diversi, ascoltavo le piccole ammissioni del mio amico sindaco che ci teneva a sottolineare il suo ateismo e la sua lontananza dalla pratica religiosa. Capii che la religiosa aveva risposto sottolineando che il primo comandamento per chi sta a capo di un’Istituzione tanto importante resta il rispetto dei cittadini e l’attenzione di tutte le loro necessità. Questa fu la prima conversazioni tra i due che si ripromisero un reciproco impegno di amicizia. Non passò qualche mese e la telefonata fu ripetuta, anzi questa volta mi fu sollecitata da Vincenzo Giordano che aveva ricevuto tramite me un piccolo scritto della Madre Priora ed un omaggio, a cui egli volle dare a voce vivo ringraziamento. Ancora una volta la conversazione fu subito amichevole, mi sembrò molto più confidenziale per l’assicurazione che la Comunità ricordava nella preghiera chi si occupa di politica, per sostenere silenziosamente l’impegno a beneficio della collettività. Ricordò che nella tradizione del Monastero c’era stata una conversazione epistolare con un grande politico che inviava richieste di preghiere, Giorgio La Pira. Giordano si schernì dicendo che non era La Pira ma che ne apprezzava il rigore morale e l’impegno civile. In questa conversazione il Sindaco confidò alla Madre di non conoscere il Monastero e di non esserci mai stato, nonostante le sue origini di Calvanico. La religiosa l’invitò a visitare il Monastero che attraversava un momento particolare per la ricostruzione in atto, dopo i danni del terremoto. Giordano era molto più loquace durante la conversazione telefonica, per cui approfittò con una delicatezza da gentiluomo per chiedere alla religiosa come era organizzata la loro vita e come si sostenevano tutte le spese. Percepii che la Madre aveva spiegato che per la ricostruzione lo Stato si era fatto carico dei costi rilevanti. Ne rimase però colpito per l’impegno e l’attivo sol della religiosa claustrale. In effetti seppi dopo che Madre Maria Maddalena Savone aveva risposto che la loro vita era improntata all’orazione e al lavoro ed era totalmente dipendente dalla provvidenza, da quello che la carità, talvolta anche silenziosamente, faceva trovare nell’anonima ruota posta accanto al portone d’ingresso. Ella aggiunse che per la vita religiosa adempiere ai propri doveri resta soltanto la premessa per poter mettere ogni cosa nelle mani di Dio. « L’uomo é capace di grandi cose e grandi conquiste, ma é Dio che rifinisce le sue attività ». Per me che conoscevo bene l’intrepida Priora, immaginavo la carica spirituale che aveva messo nelle sue parole. Vincenzo Giordano mi disse dopo aver terminato la telefonata che alla prima occasione avrebbe avuto piacere di conoscere questa religiosa ed il Monastero. Da parte mia sono rimasto sempre ben impressionato dai livelli concreti delle conversazioni, sempre rispettosi, attenti, nonostante fatti tra due persone tanto diverse e distanti tra loro. Giordano sottolineava la sua lontananza dalla Fede e la Priora sembrava non capire, non usare mai parole retoriche che avrebbero messo in difficoltà il colloquio. Soltanto una volta le sentii dire che era rispettosa degli atei, dei loro dubbi. Nella sua vita sapeva sostenere il confronto con persone atee e sapeva dedicare a loro molto tempo, soprattutto pregando e ascoltando. In effetti questa sua apertura fece breccia nella curiosità di Vincenzo Giordano. Un giorno ci trovammo in zona, il Sindaco ed io, avendo del tempo a disposizione, decidemmodi andare al Monastero. Fu l’unica volta, molto riservata, che Enzo Giordano incontrò Madre Maria Maddalena. Mentre lui ed io aspettavamo seduti nel secolare parlatorio l’arrivo di Madre Maria Maddalena, il silenzio pervase la nostra attesa fino a quando sentimmo dei passi lontani avvicinarsi, insieme con delicati rumori di apertura di porte. Quando la Madre si presentò dietro la grata vidi sul volto di Giordano un’espressione di curiosità e di sorpresa, forse anche un disagio involontario. Appena il dialogo ed i primi convenevoli furono consumati, insieme ad un buon caffé che una giovane consorella ci offri con un dolce sorriso, pensai di lasciare che la conversazione doveva essere privata. Posso soltanto dire che un uomo così forte caratterialmente e con una capacità di vivere una laicità sincera e naturale, rimase toccato da una realtà che non aveva mai conosciuto e di cui non avrebbe mai immaginato di fare esperienza. A me confidò soltanto che aveva sentito parlare ed aveva conosciuto una monaca che l’aveva fatto riflettere. Una donna che gli aveva spiegato quanto la burocrazia se la prende con i cittadini e mette in difficoltà chi vuole fare il proprio dovere. Ovviamente si riferiva a tutte le fasi della ricostruzione del Monastero che il terremoto aveva distrutto.