da Angelo Giubileo (avvocato – scrittore)
I mondiali di calcio del Qatar stanno mettendo in evidenza tutta una serie di ipocrisie e contraddizioni proprie di un qualsiasi sistema culturale e geopolitico. Più o meno libero, più o meno democratico. Nel teatro di scena, come amano chiamarlo gli inglesi – in cui si rappresenta idealmente la realtà -, oltre le parole e i simboli che si rivelano vani, sono emersi due gesti oltremodo significativi. E cioè: il silenzio dei giocatori iraniani e il corrispondente gesto dei giocatori tedeschi, che hanno coperto la propria bocca con una mano, durante la celebrazione dei rispettivi inni nazionali. Come dire che, di fronte alla realtà, quale essa sia ed è, e in particolare questa odierna, le parole non servono. Contano invece i silenzi, i soli in grado di dare maggiore forza ai fatti e quindi alla realtà nuda e cruda.
Il mondiale in Qatar rappresenta senz’altro l’occasione di un incontro tra “oriente” e “occidente”. In un passato plurimillenario, le occasioni siffatte sono state innumerevoli, evidentemente e irrimediabilmente sprecate. Stavolta l’occasione è data da un oggetto sferico che come tutto il mondo intorno gira ogni giorno e che fermare non potrai.