VASSALLO: le false ricostruzioni del delitto … la storia dei calci e la cena a Marina di Vietri !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Il delitto Vassallo è la più plastica delle dimostrazioni che quando la storia deve andare in un certo modo non c’è verso di farla ritornare sulla via maestra; e le indagini (come per Vassallo) vanno avanti per decenni senza cavare il famigerato ragno dal buco.

Gli elementi a supporto di quanto affermo, per il “caso Vassallo” sono tanti: la famiglia, i giudici, gli investigatori, la stampa.

La famiglia (nel suo complesso generale) porta avanti alcune ipotesi credibili ma anche suggestive ed evanescenti; i giudici si muovono su un terreno scivoloso a seconda della disponibilità dei fascicoli (l’unico magistrato che poteva sicuramente risolvere il caso era Alfredo Greco, oggi in pensione, ma il fascicolo fu avocato dall’allora procuratore Franco Roberti, oggi eurodeputato, con la scusa della titolarità della DDA); gli investigatori si sono mossi come vele al vento a rimorchio delle sconcertanti e poco credibili ipotesi accusatorie; la stampa si è impegnata con titoli a tutta pagina discendenti soltanto dalle veline.

Insomma i buchi nelle prime indagini preliminari sono stati enormi e irreparabili i danni conseguenziali; a cominciare dalla rivelazione fatta dallo stesso Bruno Humbertp Damiani con la recente intervista resa il 2 novembre 22 al quotidiano “Il Mattino” per la vicenda del “ … non ero io quell’uomo preso a calci dal sindaco …” quando parla di giustizia e ingiustizia.

Cominciamo quindi a mettere ordine almeno nei rapporti che hanno caratterizzato la lunga presenza di Damiani in quel di Acciaroli e la lite con il sindaco che lo prese a calci nel sedere nella piazzetta principale del borgo marinaro. Un episodio che oggi sembra sia stato noto a tutti e che all’epoca neppure i Carabinieri seppero coglierne l’esistenza, tanto è vero che agli stessi erano sfuggiti anche alcuni sms che due amici avevano inviato al sindaco la sera del 13 agosto 2010 subito dopo la lite con calci.

Fin dal giorno dopo l’assassinio di Vassallo ho cominciato a scrivere sul caso, ovviamente senza veline, cercando di analizzare i fatti concreti; qualche anno dopo (siamo nel settembre del 2014) accadde un fatto abbastanza importante, almeno secondo il mio punto di vista. Sulla scia dei miei continui articoli un pomeriggio mi chiamò un conoscente/amico che mi invitò, per la stessa sera, a cena in un locale di Marina di Vietri; alcuni suoi amici avevano intenzione di parlare con me del “delitto Vassallo”. In serata mi ritrovai seduto nel ristorante con il mio conoscente/amico ed altri tre ospiti a me sconosciuti fino a quel momento. Nelle more del tempo impiegato per la cena mi raccontarono che:

  • La sera del 13 agosto 2010 il sindaco pescatore nella piazzetta di Acciaroli aveva furiosamente litigato (come nel suo carattere) con un giovane ragazzo (che loro indicarono nella persona di Damiani) ritenuto un piccolissimo spacciatore che tra l’altro infastidiva (o era addirittura il fidanzato) la figlia del sindaco per via di una prolungata amicizia. Subito dopo il litigio, due dei tre ospiti a cena, avevano scambiato alcuni sms con il sindaco invitandolo ad essere più calmo e comprensivo. Secondo i miei ospiti sia il litigio che i successivi sms erano sfuggiti all’esame dei tabulati da parte dei Carabinieri, e lo raccontavano a me perché forse il fatto poteva essere necessario alle indagini.

 

Qualche giorno dopo, in un nuovo articolo, scrissi del fatto che era palesemente sfuggito agli investigatori.

Dopo pochi giorni fui convocato ad horas in Procura dalla dott.ssa Rosa Volpe e sottoposto ad un lunghissimo interrogatorio come “persona informata sui fatti”. Nello stesso pomeriggio fui informato dal mio conoscente/amico che era stato anche lui invitato in Procura ed interrogato anche perché era lui che conosceva le generalità degli altri ospiti alla cena. Sempre in quel pomeriggio gli investigatori piombarono ad Acciaroli ma dovettero constatare che i due amici di Vassallo erano in vacanza a Miami (USA) da dove furono sollecitamente invitati a fare ritorno immediato in Italia.

Sulla scorta della mia deposizione, Il 20 novembre 2014, la dottoressa Volpe (insieme all’avv. Michele Sarno difensore del Damiani e ad alcuni investigatori) si recò presso il carcere di Bogotà in Colombia (dove il Damiani era detenuto dal precedente 18 febbraio) per sottoporlo ad uno stringente interrogatorio; da lì l’inizio l’alleggerimento della posizione processuale del Damiani che giudice e investigatori cominciarono a ritenere non colpevole del delitto Vassallo; fino ad essere completamente scagionato. In tal senso si erano tutti pronunciati gli ospiti a cena ed io stesso, definendo Damiani una figura molto marginale; tanto marginale da farsi prendere a calci in pubblico.

Questa la vera storia della lite in piazza e dei calci.

 

 

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