da Alfonso Malangone
(Ali per la Città)
SALERNO – La stampa e il web hanno diffuso la notizia della discussione nel Consiglio Comunale di Torino dei provvedimenti cautelari dell’AGCM nei confronti di Iren Spa per le preavvisate modifiche unilaterali alle forniture del gas (fonte: ComuneTorino). Anche la locale Confesercenti è intervenuta su questo argomento (fonte: LaStampa). Vien da chiedere: “perché a Torino?” Forse, perché fu la sua Azienda Elettrica Municipale ad avviare il processo di crescita che ha portato a realizzare una multiutility, quotata in Borsa, che fattura 5miliardi di euro nei comparti della luce e del gas, delle energie rinnovabili, della tutela ambientale, del ciclo dell’acqua, del riciclo dei rifiuti e dei servizi comunali. La motivazione giusta, però, potrebbe essere di squisita natura economico-patrimoniale. La Società Finanziaria di quel Comune detiene quote di partecipazione in Iren per il 13,80% del Capitale, la Società Metro Holding della Città Metropolitana per il 2,50% e la Compagnia di San Paolo per il 3,17%. In verità, la tutela di questi interessi spiegherebbe meglio l’attenzione della Città. E, comunque, non solo di Torino.
Iren, infatti, è una mista ‘pubblico-privato’ con un Capitale di € 1,3miliardi detenuto al 53,25% da ben 93 Comuni o Società Finanziarie Comunali del Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Toscana (fonte: Iren2021). Ai privati resta il 45,38% suddiviso in quote comunque non superiori al 3% del Capitale, mentre il residuo 1,37% appartiene alla stessa Società (fonte: cit.). La necessaria agilità gestionale è assicurata dalla presenza di un patto-parasociale di sindacato e due sub-patti che disciplinano i rapporti tra i 93 Comuni, detentori della maggioranza, anche con riferimento alla nomina del Consiglio di Amministrazione che è composto da 15 membri, di cui 13 indicati dalla maggioranza e 2 dalla minoranza (fonte: Iren). Di fatto, la Società è espressione di un grande numero di Enti Locali ai quali è consentito di incidere sulle scelte gestionali per generare ricadute territoriali a preferenza, o almeno a parità, dei risultati reddituali. In ogni caso, a leggere le carte, sembra non manchino né questi, né quelle.
A fine 2021, i Comuni-soci hanno infatti ricevuto dividendi proporzionali alle quote e. quindi, a Torino sono andati € 18,8milioni, a Genova € 25,7m., a Reggio Emilia € 8,8m., a Parma € 4,3m., a Piacenza € 1,9m. e così via (fonte: utilitalia). Quanto alle ricadute territoriali, Iren è impegnata a investire a Torino € 3,4miliardi nel decennio e a curare, A SUE SPESE, per oltre 100milioni, l’efficientamento energetico di circa 800 edifici pubblici, tra Uffici, Scuole, Chiese, Musei, Palestre (fonte: città-agorà). Poi, a sostituire le 100.000 lampade pubbliche con la tecnologia led e ad applicare sconti sulle bollette del teleriscaldamento, che ha realizzato da anni. Gli sconti ci saranno anche a Genova, a Parma e ovunque c’è questa rete. Nel Capoluogo Ligure saranno pure investiti € 2,2miliardi in 10 anni (fonte: ansa) e a Parma € 1,2miliardi (fonte: repubblica). A scorrere le notizie sul web, si legge di tanti e tanti altri interventi nelle energie rinnovabili e in tecnologia nell’interesse dei Comuni partecipanti al Capitale.
Con tutto questo, se fosse contestato che l’art. 4 del D.Lgs, n. 175/2016 sulle partecipazioni vieta agli Enti di detenere quote in società che svolgano attività non strettamente necessarie alle finalità istituzionali, si potrebbe osservare che in Iren l’obiettivo del profitto è ampiamente controbilanciato dagli indiscutibili effetti sociali degli investimenti nelle zone di riferimento. Senza dire dei più elevati livelli di qualità favoriti dalle decisioni degli Amministratori di offrire opere e utilità, anche culturali, a costo zero. Certo, non è tutto oro, e molte notizie sul web sembrano dimostrarlo. Ma è difficile contestate queste verità.
Purtroppo, non si può sostenere che la Società applichi le medesime modalità operative nelle aree dove ha esteso la sua presenza con evidenti – prioritarie – finalità di reddito. Come da noi, con l’acquisizione di SEV Spa Luce e Gas nella quale, con la ‘fusione’ del 2018, ha una quota del 50% del Capitale a fronte del 48,82% detenuto da Salerno Holding per conto del Comune. Grazie ad accordi para-sociali e al nuovo Statuto, neppure con la maggioranza assoluta, Iren ha tutti i poteri per la gestione amministrativa, economica, finanziaria, commerciale, contabile e fiscale di SEV. Anche i pagamenti delle bollette rifluiscono al Nord. (fonte: Bilanci). Così, il suo ruolo appare davvero quello di parte ‘privata’ nei confronti del socio di minoranza, che siamo noi, al quale manca qualsiasi ‘voce in capitolo’. Tra l’altro, questa condizione renderebbe obbligata la cessione della partecipazione da parte del Comune ai sensi del ricordato D.Lgs. n. 175/2016. Lo imporrà, probabilmente, l’adesione al decreto Aiuti. Chissà. Intanto, con delibera n. 177 del 01/06/2022, la Giunta Comunale ha deciso di cessare tutti i rapporti di fornitura.
Una dimostrazione della differenza rispetto al Nord è offerta pure dalla vicenda AGCM. In Città, non si è mossa foglia e nessuno dell’Amministrazione, salvo errore, ha parlato a tutela degli interessi della Comunità anche se, con il 48,82%, siamo comunque corresponsabili delle conseguenze. Come nessuno ha spiegato chiaramente perché l’operazione di ‘fusione’ abbia causato l’inversione delle posizioni, visto che noi avevamo la maggioranza con il 61,7%. Ma, nessuno dice pure dell’emissione di bollette per consumi stimati che, una volta pagate, producono in capo ai cittadini crediti da riscuotere quando sarà. Salvo ogni e qualsiasi errore.
C’è chi lamenta lo strapotere del Nord nella distribuzione dei fondi della Sanità e, da ultimo, anche dei fondi PNRR. Sarebbe opportuno denunciare anche lo strapotere delle aziende, tante, che considerano il nostro territorio come una ‘colonia’ nella quale realizzare utili da reinvestire altrove. In effetti, per quanto noto, nulla si sa di vantaggi sociali apportati da SEV che, a fine 2021, non ha assegnato neppure il dividendo, avendo chiuso in perdita. C’è di più. A Torino, da 25 anni, Iren offre ‘gratis’ le ‘Luci di Artista’. Da noi, in 17 anni, alla media di € 3milioni per anno, avrebbe incassato almeno 50milioni. Senza dimenticare che nel Bilancio 2021 del Comune sono presenti Residui Attivi 2016/17 per € 60.000 relativi a contributi per le luci concessi da SEV e non versati. Chissà, se ora sono stati incassati.
Fa un po’ rabbia dover prendere atto che, ancora oggi, essere del Sud significa essere Sud-diti.
(P.S.: i dati esposti, tratti da siti ufficiali, sono forniti in buona fede, e con riserva di ogni errore).
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 05/11/2022