Aldo Bianchini
SALERNO – Ho dovuto cambiare solo un paio di parole per avere il titolo bello e pronto a sottolineare l’esemplare linea difensiva scelta dal noto avvocato penalista Giovanni Annunziata per tutelare gli interessi del suo assistito, Dario Loffredo (ex assessore all’annona e attuale presidente del consiglio comunale di Salerno), e costringere la Procura della Repubblica di Salerno a fare marcia indietro ed a richiedere l’archiviazione di quella che sembrava l’inchiesta madre di tutte le malefatte degli amministratori comunali.
Esattamente il 22 dicembre del2021, quando tutti gli organi di stampa gridavano lo scandalo degli scandali, ho scritto “Mercatini di Natale: per il bene della Città ? … la parola alla difesa” per ridimensionare quello che davvero sembrava lo scandalo per eccellenza in quanto nella presunta rete della giustizia erano finiti anche Ciro Pietrofesa (plenipotenziario e sindacalista del commercio ambulante e bancarellaro), Alberto Di Lorenzo (ex super delfino deluchiano ed ora tecnico nella Roma di Raggi-Gualtieri), Michele Fiore e Francesco Ferrara (di Buongiorno Italia).
Di fronte alla linea-barriera difensiva costruita attentamente dall’avv. Annunziata “Ha agito per il bene della città” si sono arresi, dimostrando grande dignità investigativa, i due pm Elena Cosentino e Guglielmo Valenti che pensavano invece di aver messo le mani su un caso capace di smantellare l’intera amministrazione comunale i Salerno che in quei giorni tra novembre e dicembre 2021 viveva momenti drammatici con l’arresto dell’11 ottobre precedente di Nino Savastano e di Vittorio Zoccola per la controversa e fuorviante vicenda delle Cooperative Comunali.
L’abilità della difesa portata avanti da Annunziata è tutta da leggere nella frase dell’indagato Loffredo (“Ho agito per il bene della città”) che non sarebbe altro se non la reiterazione dell’assunto che in passato ha inchiodato decine di altri magistrati (parola dell’ex pm Michelangelo Russo !!) ad una decisione storica consistente nella decisione di comprendere i confini, molto sottili, dell’azione politica svolta per il bene proprio o per quello della città.
Da qui non si scappa, se passa il concetto del bene comune (come accaduto tantissime altre volte a carico del tanto contestato “sistema politico e di potere deluchiano”) tutto si chiarisce e diventa non punibile dalla legge perché il raggiungimento del bene comune è alla base stessa dell’azione politica.
Del resto altro non c’è; se si leggono bene gli atti giudiziari relativi alla complessità dell’inchiesta si deduce facilmente che è difficile mettere a confronto un’azienda specializzata come Buongiorno Italia con i vari barracchieri cittadini che sperano solo in una pizza e una birra; e che è ancora più difficile sostenere un piano di favoritismo per un’azienda a livello internazionale, come Buongiorno Italia, contro quattro baracche malmesse e traballanti; in questo con c’è telefonata che tenga, le telefonate quasi mai assurgono a valore indiziario nel corso di un pubblico dibattimento.
E per questo, e su questo, ha vinto la difesa dell’ottimo avvocato penalista Giovanni Annunziata che spiega la vicenda con un accorto comunicato diffuso a tutta la stampa; comunicato che, seppure non inviato a questo giornale, ho letto con attenzione e opportunamente interpretato e commentato.
Un altro duro colpo al modello investigativo promosso con forza dal procuratore Giuseppe Borrelli a carico della pubblica amministrazione; un segnale che dovrebbe fra capire a tutti (anche alla stampa che grida sempre allo scandalo) che le inchieste palesemente forzate, qualunque sia il modello investigativo prescelto, non danno mai buoni frutti e creano, come dichiarato Dario Loffredo, soltanto ansia e tensione nei soggetti indagati con ripercussioni sulle rispettive famiglie.
I due PM, Cosentino e Valenti (che hanno nella loro disponibilità anche l’inchiesta madre sulle Coop), sembra che lo abbiano capito; soltanto un pizzico di cautela in più non provocherebbe danni psicologici, fisici ed economici irreparabili.