Aldo Bianchini
SALERNO – L’ho già scritto, fino alla noia, che le donne non solo non votano per le donne ma che sono prontissime ad osteggiarle qualora venissero elette alle alte cariche dello Stato.
Il caso di Giorgia Meloni è soltanto la punta dell’iceberg anche perché è la prima donna della storia ad essersi seduta sullo scranno maschile per eccellenza, quello di “primo ministro” oltretutto in seguito ad una legittime elezione e senza giochi di palazzo.
La Meloni, fortunatamente per lei, è navigata ed esperta (molto più di tanti uomini) in politica nazionale essendosi ad essa dedicata fin dal giorno successivo alla strage di Via D’Amelio (assassinio di Paolo Borsellino e la sua scorta) in cui un alto magistrato, da più parti additato come di destra, perse la vita; un episodio che segnò profondamente la vita della “ragazza della Garbatella” quando aveva appena quindici anni.
Ma la Meloni è anche furba e non a caso ha scelto, prima alla Camera e poi al Senato, le due donne-contro che sono il simbolo dell’intransigenza tutta al femminile che una donna di successo, fattasi da sola schifando addirittura le quote rosa, deve sopportare ed affrontare.
Alla Camera ha scelto Debora Serracchiani per dirle con forza: “Onorevole Serracchiani mi guardi, le sembro una donna che fa un passo indietro rispetto agli uomini ?”; meno male che sulla Serracchiani tempo fa ho scritto “Qualcuno fermi la Serracchiani” alludendo al fatto che nel mondo della sinistra fa solo danni ogni volta che parla o sparla. Lei, la Serracchiani, ha bofonchiato qualcosa ma dl labiale non si è capito granchè.
Al Senato, invece, ha scelto la neo eletta Ilaria Cucchi (eletta più per l’eco nazionale della vicenda legata alla morte del fratello che per specifici meriti personali e politici) che ha preso parte alle manifestazioni di protesta alla Sapienza contro studenti di destra riuniti per un convegno: “Senatrice Cucchi, dobbiamo capirci subito; i giovani che hanno protestato volevano soltanto impedire ad altri giovani di esprimere il loro pensiero. prima di manifestare ci pensi bene”. La voce forte, tesa ed espressiva ha congelato la Cucchi che è rimasta impietrita.
Ma la Meloni sa, dall’alto della sua scaltrezza, che il pericolo più rischioso viene dal fuoco apparentemente amico; e ha già individuato nel retro pensiero e/o nel sorrisetto beffardo di Licia Ronzulli il vero momento di caduta della sua incontestabile leader-schip; bastava guardarla in Senato prima e dopo il voto di fiducia, per come guardava il “suo Berlusconi” e per come non seguiva il discorso programmatico della rivale che applaudiva in maniera stanca soltanto per salvare la forma.
Guerra tra donne ?, è sicuramente presto per dirlo, ma le premesse ci sono proprio tutte; la storia dei prossimi mesi ci dirà la verità. Al momento è giusto prendere atto che le critiche più feroci contro la Meloni sono venute dalle donne anche con insulsi e squallidi attacchi di natura molto personale.
L’articolo è vento ottobrino, che giunge pacato, spazza via “monnezza” antica e lascia chiarezza e pulizia. Impavido, conferma lealtà e rispetto verso la verità e i lettori.