da Luciano Di Gianni
SALERNO – Qualora esistesse un dio del calcio, potremmo dire, senza paura di essere smentiti, che si è manifestato ieri pomeriggio allo Stadio Olimpico, durante le fasi decisive del match tra Lazio e Salernitana. Giustizia divina, se si preferisce, fatto sta che la vittoria dei granata, sul tappeto verde di quella che fino a pochi mesi fa veniva definita la “casa madre”, è quanto di più dolce e godurioso potesse accadere, soprattutto dal punto di vista della torcida granata, negli anni sbeffeggiata, umiliata, messa in un angolino dalla vecchia proprietà, relegata perennemente a ruolo di comprimaria dai “gestori” del vecchio entourage e che, anche ieri, ha dovuto subire l’ingiustizia di non poter presentarsi in massa a Roma, per via di scelte cervellotiche di cui si è discusso durante tutto l’arco di una lunga settimana, aperta con le restrizioni imposte – una vergogna tutta Italiana – chiara manifestazione di inadeguatezza e incompetenza da parte delle istituzioni, incapaci di gestire l’ordine pubblico per una partita di calcio nella città capitale, che negli anni ha ospitato eventi mastodontici come il giubileo, ad esempio, ma che ieri si è auto definita incapace di poter ospitare le diverse migliaia di salernitani che avrebbero voluto assistere dal vivo al match.
A rendere giustizia allora, se così si può dire, ci hanno pensato gli uomini di Nicola. Breve chiosa a parte su quest’ultimo. L’uomo che ha salvato una squadra ad un passo dalla retrocessione, e che ad oggi guida una compagine al decimo posto della massima serie (!) meriterebbe quantomeno maggior rispetto. Chi ha gridato al suo esonero dovrebbe almeno chiedergli scusa o parlare d’altro. A fare da cornice a questi lunghi giorni, l’allenamento a porte aperte, durante il quale oltre millecinquecento persone hanno omaggiato e sostenuto la squadra granata, manifestando tutto il loro affetto, facendolo riecheggiare successivamente al rientro della Salernitana al Mary Rose, dove ieri notte è stata accolta dall’ennesimo bagno di folla festante.
Così accade che quella che è stata per oltre un decennio, la seconda squadra di Lotito, vada a restituirgliene tre, di quei famosi palloni – da lui tanto rinfacciati – direttamente a domicilio. A dare maggior adito alle stelle, ci hanno pensato le reti di Candreva (l’ex) e di Fazio, ex Roma, che hanno concretizzato a pieno, rendendolo tangibile, il detto “la vendetta è un piatto che va servito freddo”, perché il calcio, come la vita, è una ruota che gira.