Aldo Bianchini
SALERNO – Sempre nell’ambito della ricostruzione storica della tangentopoli salernitana, in occasione dei trent’anni dal suo inizio, nelle precedenti puntate ho descritto il clima che si respirava in città e su tutto il territorio provinciale prima, dopo la data del 16 aprile 1992 (sequestro degli studi tecnici Galdi-Amatucci) che portò agli arresti per la Fondovalle Calore (23 luglio 92) e dopo la famosa ordinanza del 21 set. 92 (il gip De Luca descrive la città come un covo di malfattori) si arriva al famigerato convegno del Sea Garden tenutosi il 24 ottobre 1992.
Un momento storico della tangentopoli salernitana e lo scontro dialettico tra i magistrati e il sindaco Vincenzo Giordano che si era sviluppato nel corso di tutto l’anno 1992 raggiunge toni aspri e livelli altissimi e diventa di dominio pubblico nel corso di un incontro su “Informazione, magistratura e politica” organizzato nei locali del Sea Garden a cura del Lion’s Club Arechi presieduto da Maurizio Pastore. L’incontro era moderato da Luciano Pignataro, valente cronista giudiziario del quotidiano “Il Mattino”. Con il senno di poi, a distanza di trent’anni, è possibile azzardare anche l’ipotesi che il convegno fu un momento della strategia di attacco al potere coordinato tra magistratura e informazione se il tutto viene messo in relazione a quanto scritto da Carmelo Conte nel suo libro “Sasso o coltello”, edito da Arti Grafiche Boccia nel marzo del 1994, in merito alla cosiddetta “Campagna dei quattro cantoni” organizzata da Il Mattino (pag. 169 e successive del libro), una campagna che sarebbe stata concordata da otto redattori di quel giornale agli ordini del direttore Pasquale Nonno agli inizi del 1992.
Al tavolo della presidenza, oltre al sindaco Vincenzo Giordano, si siedono il moderatore, il pm Alfredo Greco ed altri, mentre in platea c’è un altro pm (Michelangelo Russo) insieme ad altri magistrati inquirenti. La convention naufraga subito tra sterili polemiche personali per una ragione fondamentale: al tavolo e in sala siedono accusatori ed accusati. Il sindaco Giordano, con la sua proverbiale veemenza, grida ai quattro venti che non condivide l’azione travolgente della magistratura cominciata il 23 luglio 1992 con l’arresto di Pasquale Iuzzolino (sindaco di Sicignano), Giuseppe Parente (sindaco di Bellosguardo), Pasquale Silenzio (già sindaco di Eboli), Mario Inglese (ingegnere capo Fondovalle), Raffaele Galdi (progettista Fondovalle) e Vittorio Zoldan (imprenditore) e con l’avvio dell’inchiesta sulla Fondovalle Calore.
Alle dure parole di Giordano il pm Michelangelo Russo si alza e lascia la sala mentre il collega Alfredo Greco replica con fermezza al sindaco di Salerno: “La magistratura può e deve porre sotto sequestro qualsiasi atto amministrativo senza che nessuno debba, in modo assoluto, poter sindacare l’azione e l’atteggiamento dei magistrati inquirenti”.
La tensione sale alle stelle ma nessuno, né inquisiti e né inquisitori, accennano alla possibilità di un “accanimento giudiziario” contro il sindaco Vincenzo Giordano anche se è ormai quotidiano l’assalto al palazzo di Città. Ma anche se nessuno ne ha parlato, l’accanimento prende corpo e forma qualche giorno dopo il convegno.
La risposta dei magistrati non tarda ad arrivare. E’ il 6 novembre1992 quando con un’azione coordinata tra Carabinieri e Guardia di Finanza il palazzo di città viene cinto da un vero e proprio assedio e sotto gli occhi increduli di funzionari e impiegati arriva il pm Michelangelo Russo che ordina il sequestro di tutti gli atti amministrativi e tecnici relativi al “Trincerone Ferroviario”. Anche in quella occasione il sindaco Giordano non si ferma e si lancia, più che mai, in una filippica contro la magistratura inquirente arrivando addirittura (ed a ragione !!) a denunciare il fatto che prima delle Forze dell’Ordine e del Magistrato è arrivato in Comune almeno un giornalista che chiedeva candidamente se fosse già arrivato il pm Russo.
Ma non c’è tempo più per le riflessioni e i ragionamenti, la tangentopoli incalza, gli arresti si susseguono agli arresti in un turbinio senza controllo. La Città e gli uomini che la governano sembrano davvero squallidi e desolanti come li aveva descritti, proprio in quei giorni, il gip Mariano De Luca in una sua ordinanza.
Vincenzo Giordano ormai va da solo ed a ruota libera, è sicuro della sua trasparenza e non ammette rigurgiti di giustizialismo; questo forse è stato il suo errore strategico e storico. Probabilmente, però, le sorti della Città e degli uomini che fino ad allora l’avevano governata erano già segnate.