Aldo Bianchini
MURO LUCANO (PZ) – Nel contesto dell’articolo pubblicato il 6 ottobre scorso “Elezioni 2022: l’Italia è un Paese di santi, poeti, navigatori e …”, incentrato sui presunti uomini di cultura che nel nostro Bel Paese imperversano da destra a sinistra, ho testualmente scritto:
- Sono nato e cresciuto a Muro Lucano dove nella piccola piazzetta di “Capomuro” negli anni ’50 si riunivano all’aperto, nei lunghi pomeriggi estivi, gli esponenti della cultura reale (fatta da docenti di ogni ordine e grado, da professionisti, da personaggi politici ma anche da semplici e umili artigiani e/o commercianti e contadini con scarpe grosse e cervello fino); era una fonte di ricchezza culturale alla quale mi sono abbeverato per alcuni anni, alternando momenti di silenzioso raccoglimento ai turbinosi giochi di gruppo con altri ragazzi. I tutti quei signori non notai mai un atteggiamento di arroganza o di superiorità; al massimo qualcuno alzava un po’ il tono della voce, ma si ascoltava e si ragionava; un ottimo esempio per noi ragazzini delle elementari o tutt’al più delle medie.
A questa ricordo ha fatto eco il mio compagno di scuola delle elementari Giuseppe Autunno (detto Pinuccio, già docente e dirigente scolastico, sicuramente uomo di cultura) con un ricordo ancora più ampio di quegli anni irripetibili:
- Vero, caro Aldo, in quel tempo, l’agorà, il foro, era la piazzetta di quartiere, (per noi di Muro Lucano, Piazza Capomuro), oppure la bottega del barbiere, dove senza distinzione di ceto sociale, si discuteva, anche animatamente, di politica nazionale e locale, di etica, di personaggi (i “don”), di chiesa. Insomma, erano aggregazioni socio-culturali spontanee e fortemente radicate nella storia locale, per noi, quella contadina, in cui predominava il senso dell’onestà, del lavoro e del massimo rispetto interpersonale. Oggi, invece, questi micro-fenomeni aggregativi sono scomparsi del tutto, già a partire dagli anni 70/80, dando spazio sempre più crescente e totalizzante ai talk show televisivi, fortemente condizionati dall’auditel e dallo share. E qui che bisogna riflettere culturalmente e politicamente per intervenire con efficacia e con forza. In quanto, dietro alla frenetica spinta dell’auditel, ci sono incommensurabili interessi economici, tanto che da parte di chi ne usufruisce viene promossa una irresponsabile azione di devianza culturale, economica e politica che da tempo coinvolge la nostra società e quella italiana in particolare. Caro Aldo mi ha fatto molto piacere ricevere da te questa riflessione socio-culturale e ringraziandoti con un forte abbraccio ti saluto.
E’ giusto anche aggiungere che in quegli anni ’50 il paese di Muro Lucano era letteralmente spaccato in due; da una parte la D.C. (che riuscì ad esprimere per due legislature il deputato avv. Salvatore Pagliuca) e dall’altra il M.S.I. che vinse un paio di elezioni storiche contro il dilagante dominio della Democrazia Cristiana.
Nel bel mezzo di questa lotta che ebbe anche momenti di scontro fisico c’erano due realtà assolutamente contrapposte: in alto il salotto culturale di Capomuro con la presenza continua del fior fiore degli intellettuali dell’epoca, in basso (ma solo come posizione geografica) la Camera del Lavoro (dove ora sorge l’Università della terza età), una piccola realtà, per i primi vagiti di una lotta operaia che incalzerà la politica in generale a cominciare dai successivi anni ’60, completamente avulsa dal contesto delle lotte per la spartizione del potere locale. Queste due realtà, purtroppo, non si incontrarono mai.
Ma da queste quattro realtà operanti (la DC, il MSI, il salotto culturale e la Camera del Lavoro) venne fuori anche una realtà giovanile (quasi tutta universitaria quando l’università era una cosa rara e fino a quel momento aperta solo ai “figli dei don”) che inaspettatamente mise in essere una lista di candidati alle elezioni amministrative del ’56 (se ricordo bene) per cercare di imporre l’alt alla vecchia guardia quasi tutta conservatrice e dare il via al riformismo politico-culturale e reale.
Per quei giovani fu un flop elettorale clamoroso, ma la loro iniziativa riformista fu raccolta qualche anno dopo da altri giovani muresi per un messaggio chiaro che nei decenni ha avuto ripercussioni nazionali.
Quei ragazzi del ‘56 sono stati, poi, nel corso della loro vita quasi tutti ai vertici dirigenziali istituzionali di Muto Lucano ma anche della provincia di Potenza e della Regione Basilicata, e non solo.
Dalle pagine di questo giornale sarebbe bello rifare un la storia murese di quegli anni; è sufficiente un semplice contributo scritto da parte di chiunque.