Aldo Bianchini
SALERNO – Il nostro Paese è famoso nel mondo perché è “il Paese di santi, poeti, navigatori, e …”; ed è proprio quella “e” (congiunzione) finale che lascia “campo largo” (per dirla alla Letta) a tantissimi altri soggetti che pensano e credono, in maniera assolutamente monocratica, di essere i veri rappresentanti del Bel Paese nel mondo.
Alludo agli intellettuali, presunti in tanti – veri in pochissimi, che al pari degli artistoidi da strapazzo, pensano e credono di poter agire, parlare e scrivere unicamente secondo il loro metro e la loro ridottissima visione della vita complessiva che viaggia, contrariamente a loro, alla velocità della luce.
Alludo, senza falsi infingimenti, ad Antonio Scurati che di recente ha pubblicato un libro di 800 pagine su Benito denominato “M – il figlio del secolo”; da come l’ho visto comportarsi, parlare e muoversi nel corso della trasmissione televisiva “Quarta Repubblica” (di Nicola Porro su Rete/4) ne ho tratto la convinzione di aver assistito ad un pezzo storico nel rapporto intellettuali-stampa da far venire i brividi.
Una tracotanza, una intolleranza, una cafonaggine, una superiorità, una repulsione e, perché no, una strafottenza senza pari; quasi come se il microfono e la telecamera di Rete/4, e soprattutto il giornalista, fossero contaminanti e portatori di antrace; se per essere considerati o considerarsi intellettuali bisogna comportarsi in questo modo, cercherò di tenermi sempre alla larga da questi soggetti assolutamente montati di testa ed incapaci di ascoltare e dialogare.
Ho raccontato questo episodio per stigmatizzare l’atteggiamento di un signore che pretesta arrogantemente di essere intellettuale e crede di poter massacrare e distruggere Giorgia Meloni arrivando, forse, a pensare per poter far credere che lei stessa fosse direttamente figlia di Mussolini.
Secondo me non c’è niente di peggio e pericoloso di quando i presunti intellettuali perdono la testa; dico questo perché ovviamente vengo da un’altra cultura che soprattutto nelle agorà dei paesini di un tempo era viva e palpitante.
Sono nato e cresciuto a Muro Lucano dove nella piccola piazzetta di “Capo Muro” negli anni ’50 si riunivano all’aperto, nei lunghi pomeriggi estivi, gli esponenti della cultura reale (fatta da docenti di ogni ordine e grado, da professionisti, da personaggi politici ma anche da semplici e umili artigiani e/o commercianti e contadini con scarpe grosse e cervello fino); era una fonte di ricchezza culturale alla quale mi sono abbeverato per alcuni anni, alternando momenti di silenzioso raccoglimento ai turbinosi giochi di gruppo con altri ragazzi. I tutti quei signori non notai mai un atteggiamento di arroganza o di superiorità; al massimo qualcuno alzava un po’ il tono della voce, ma si ascoltava e si ragionava; un ottimo esempio per noi ragazzini delle elementari o tutt’al più delle medie.
Quei pochi ma veri intellettuali degli anni ’50 ascoltavano, e pur non avendo mai scritto un libro sicuramente, con la loro cultura ideologica senza preconcetti, distribuivano serenità e prosperità; gli intellettuali degli anni duemila, compreso Antonio Scurati, non ascoltano e distribuiscono soltanto odio e veleni ideologici mettendo con le loro taglienti parole a rischio la stabilità di un intero Paese, anche dal punto di vista della sicurezza personale.
Toni Negri, l’ideologo delle Brigate Rosse, docet; le parole di oggi sono molto simili a quelle ideologizzate dal filosofo, politologo, attivista, saggista, accademico e politico italiano che tra gli anni sessanta e settanta, fu uno dei maggiori teorici del marxismo operaista.
A parte il fatto che i figli di Mussolini sono persone perbene, artisti ecc., dalla caduta del fascismo, basta dichiararsi antifascisti…..e, che si valga o meno, poco importa. Chi è antifascista deve accettare la scelta del Popolo Italiano.
Avevo sempre creduto che la “buona educazione” non avesse un colore politico…
Forse tutto è cambiato,anche i termini del valore con cui si giudicano i “buoni principi”