da Luciano Di Gianni
== SALERNO (03.10.22) – Molle, distratta, superficiale; con poco mordente. La Salernitana vista al Mapei contro il Sassuolo è parsa tutt’altra squadra rispetto alle ottime e beneaguranti prestazioni delle prime giornate, nelle quali la compagine di Nicola aveva proposto un buon calcio, manifestando un atteggiamento propositivo. Ieri nulla di tutto ciò. Accompagnati da circa cinquemila tifosi – che hanno sostenuto in maniera encomiabile la loro squadra, nonostante la prestazione imbarazzante e il pesante passivo – i granata si sono dissolti come neve al sole al cospetto dei neroverdi, allenati da Dionisi, consegnandosi sin da subito all’avversario, attraverso un atteggiamento apparso blando sin dalle prime battute, perdendo costantemente i duelli individuali in mezzo al campo e sbagliando tanto, troppo, in fase di impostazione. La prestazione collettiva è stata ben al di sotto della sufficienza, ma nelle ultime giornate la sensazione è che siano venute meno anche le individualità apparse come colonne portanti in questo primo scorcio di campionato. Giocatori come Vilhena, Coulibaly, Dia, divenuti imprescindibili nelle prime partite, stanno tirando un po’ il fiato. Anche comprensibile da un certo punto di vista, quasi fisiologico. Venuti meno loro, la Salernitana non gira: ieri evanescente in ogni zona del campo, specie in quella nevralgica, dove sarà fondamentale ritrovare al più presto le geometrie di Bohinen. Purtroppo dalla fase “no” di diversi elementi, viene evidenziata la carenza, fino a questo momento, dei cosiddetti rincalzi. Tuttavia, è necessario mantenere equilibrio nel giudizio. Al di là di qualche dichiarazione roboante e i facili entusiasmi di qualche settimana fa, di una piazza spesso troppo umorale, la squadra è stata costruita per un obiettivo ben chiaro a tutti. La partita con il Verona rappresenta forse il primo ‘’spartiacque’’ stagionale, che potrebbe rivelarsi decisiva anche per il futuro di Davide Nicola. Il campanello d’allarme era suonato contro il Lecce prima della sosta. Ieri purtroppo sono venuti a galla i limiti, sacrosanti, ma forse non ancora chiari a tutti, di una squadra che deve rimettere subito la testa sotto e pedalare; chi lotta per salvarsi ha l’obbligo di scendere in campo ogni volta con il sangue agli occhi.