da Pietro Cusati (giurista-giornalista)
Si assiste a una progressiva spoliticizzazione dell’ente provincia ,la legge Del Rio non ha raggiunto gli obbiettivi che il parlamento si era proposto per l’ente provincia,né a livello politico,né a livello del principio della buona amministrazione che pure continuano a gestire funzioni importanti .Infatti il metodo dell’ elezione indiretta ha allontanato i cittadini dall’attività di questi enti, prima della riforma Del Rio, i cittadini ogni cinque anni eleggevano contemporaneamente il consiglio provinciale e il presidente della provincia. Con la riforma Del Rio i grandi elettori sono o consiglieri comunali e i Sindaci ad eleggere il consiglio provinciale. Il presidente della provincia,eletto ogni quattro anni, deve essere necessariamente un sindaco con almeno 18 mesi di mandato di fronte a sé,il Consiglio Provinciale è rinnovato ogni due anni. La coalizione che vince in consiglio, omogenea a quella del presidente, governa la provincia. Le deleghe operative ,non c’è più la giunta, ma solo consiglieri delegati di maggioranza, quelli di minoranza restano all’opposizione.In alcune province settentrionali ad una logica di rappresentanza politica se ne è sostituita una di rappresentanza territoriale, per molti versi è quello più in linea con l’ente provincia come pensato dalla legge Delrio, sede di raccordo “tecnico” tra le esigenze dei comuni. Quindi viene presentata una lista unica, già formata attraverso le contrattazioni di tutti i partiti. Il momento elettorale diventa una formalità e la logica di confronto politico passa in secondo piano. La formazione della lista è la sede dove stabilire gli equilibri tra i diversi comuni della provincia. Ovviamente le difficoltà di gestire l’ente Provincia in alcuni casi porta a deleghe assegnate in modo bipartisan tra le forze politiche. La formazione di liste con riferimenti civici o puramente locali è una dinamica abituale nei comuni con meno di 15mila abitanti, dove è favorita dalle dinamiche locali e dal sistema elettorale,nei piccoli comuni il premio è alla lista e non alla coalizione. Venuta meno l’abolizione della Provincia , restano pertanto enti costituzionalmente necessari e con competenze di tutto rilievo. Il percorso di riforma delle province è andato di pari passo con i tagli delle risorse a disposizione di questi enti. Uno degli intenti era di ridurre le funzioni in capo alle province e tagliarne i costi. Fine modulo
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Un processo che ha portato il legislatore a lasciare alle province poche funzioni fondamentali. Oltre ad alcune competenze in materia ambientale, le funzioni principali rimaste alle province riguardano soprattutto la costruzione e gestione delle strade provinciali e la manutenzione dell’edilizia scolastica.Si tratta di compiti che hanno un impatto decisivo sui territori, specie per la provincia di Salerno , con estese aree montane o aree interne,territori distanti dai servizi essenziali .Per chi vive nei comuni più lontani dai servizi fa la differenza la qualità della rete di infrastrutture e trasporti, strade , ponti, viadotti e gallerie. In molti casi collocate in aree montane, dove spesso non esistono collegamenti alternativi. Allo stesso modo, anche la qualità dell’edilizia scolastica ha un impatto sulla vivibilità dei comuni interni, soggetti a un progressivo spopolamento proprio per la carenza di servizi.I tagli alle risorse delle province cominciano dalla legge Delrio? Non solo, perché una serie di norme si sono stratificate andando a ridurre i finanziamenti delle province. Uno degli effetti più paradossali dei tagli sulle province riguarda il fondo sperimentale di riequilibrio. Si tratta del fondo perequativo che, con la riforma del federalismo fiscale (2009), ha sostituito i trasferimenti erariali alle province. È alimentato con il gettito della compartecipazione provinciale all’Irpef, e ha lo scopo di ridurre le distanze tra le province più ricche e quelle più povere.