LA DOTT.SSA ADINOLFI CONFERMI, PER FAVORE, CHE SEV SPA E’ ANCORA NOSTRA

da Alfonso Malangone

 

SALERNO – La lettura del Bilancio di un’azienda è un impegno arduo, non proprio alla portata di tutti. Per la complessità e il tecnicismo, è un documento normalmente compreso solo da imprenditori, da economisti, dal Fisco e dalle Banche. Tuttavia, da quando l’euforia per le società pubbliche ha moltiplicato il numero delle partecipate, trasformando i cittadini in azionisti, è innegabilmente cresciuta l’attenzione della gente comune verso documenti idonei a diffondere notizie sulle attività svolte con i soldi di tutti. Di contro, dovrebbe essere un obbligo produrre elaborati più dettagliati, trasparenti e completi, adatti alle conoscenze di apprendisti e neofiti.

In questo quadro, il Bilancio della Sistemi Salerno-Holding Reti e Servizi Spa presenta sicuri motivi di interesse, perché riunisce in un’unica visione ‘consolidata’ tutte le partecipate gestite per conto dell’Ente Comunale e, quindi: Reti Gas SpA, Servizi Idrici SpA e Servizi Utility Srl. Resta, a parte, la SEV Spa, partecipata al 48,82%, perché la controllante al 50%, Iren Mercato SpA, società del gigantesco gruppo Iren, esercita su di essa ogni potere e ogni controllo (fonte: Bilanci). Questo, in virtù degli accordi sottoscritti in occasione dell’operazione di fusione, avviata nel 2016 e conclusa ad inizio 2018, con l’attribuzione della maggioranza delle quote azionarie a Iren e con le modifiche introdotte nello Statuto in data 10/04/2018 (fonte: Bilanci e Statuto). Sulla vicenda, nei giorni scorsi, sono state avanzate alcune osservazioni, qui richiamate, con la finalità di sollecitare rettifiche o smentite da parte di persone veramente ‘informate sui fatti’, perché è forte il timore di una avvenuta ’consegna’ di SEV a Iren, pure senza corrispettivo. Timore, non certezza.

In verità, l’esercizio di un potere assoluto da parte di Iren sembra provato ad abbondanza dell’inserimento per intero, nel proprio Bilancio, dei risultati economici e finanziari di SEV, laddove essi sono esclusi da quello della Holding. Né potrebbe giustificarsi diversamente l’utilizzo di SEV come incorporante per € 30milioni di una società di distribuzione gas, nel 2021, in attuazione di un progetto deciso da Iren (fonte: Bilancio).

Con queste premesse, non è agevole comprendere il senso di una citazione presente dal 2019 nelle Relazioni ai Bilanci della Holding sulla possibilità di conseguire la parità delle quote del Capitale, il 50%, a seguito dell’acquisto delle azioni di proprietà della GesCom Srl, presente con l’1,18%. Si legge: “I Patti Parasociali sottoscritti da Iren Mercato SpA e Salerno Energia Holding SpA…prevedono che in caso di trasferimento di azioni Ges.Com a terzo, in qualsiasi forma…Sistemi Salerno-Holding Reti e Servizi SpA avrà il diritto esclusivo e l’obbligo di acquistare tutte le azioni Ges.Com poste in vendita…in modo da pervenire ad una quota paritetica di proprietà del Capitale Sociale” (fonte: cit., pag. 18). In verità, sarebbe davvero una dichiarazione inutile, se fosse volta a confermare una evidente verità. A meno che non sia da interpretare come timido tentativo di rassicurare il lettore, magari inesperto, sulla stabilità della presenza e sulla possibilità di ripristinare condizioni di parità. Se fosse questa l’intenzione, essa costituirebbe davvero un tentativo, definibile maldestro, di diffondere una informazione potenzialmente fuorviante. Perché, da quanto già commentato in precedenza, la quantità delle azioni detenute appare ininfluente ai fini dell’attribuzione di poteri che trovano fondamento negli accordi parasociali trasfusi nello Statuto.

Infatti, l’origine della denunciata supremazia di Iren è nel riparto del Capitale in tre categorie di azioni: A per Iren, B per Holding e C per GesCom, ciascuna caratterizzata da una diversità di diritti. Tra gli altri, lo Statuto precisa che: 1 – le azioni A consentono di nominare tre componenti del Consiglio di Amministrazione, tra cui l’Amministratore Delegato, contro i due delle B, tra cui il Presidente, e zero delle C; 2 – le azioni B hanno il diritto di acquisire le azioni C, se poste in vendita e salvo rifiuto, che si trasformerebbero automaticamente in B; 3 – le azioni C non hanno diritto di voto (fonte: Statuto, art. 5). Così, la causa vera della subalternità è il diritto riconosciuto alle azioni A di nominare la maggioranza dei componenti del Consiglio di Amministrazione, che è il vero Organo Volitivo di SEV come di qualsiasi altra Società.

Lo Statuto precisa che il Consiglio è investito dei più ampi poteri per l’amministrazione ordinaria e straordinaria e che le delibere sono a maggioranza, come per Legge, per tutti gli argomenti ad eccezione di quelli definiti ‘Speciali’, modifiche statutarie, acquisti, fusioni etc., per i quali è prevista la maggioranza dei 2/3. Condizione che non migliora la posizione della Holding. Perché, in questi casi, è obbligatorio il voto favorevole del Presidente, di nomina Holding, e perché, in ipotesi di voto contrario, la delibera passerebbe, comunque, a maggioranza semplice lasciandole solo il diritto di exit che, per come è scritto, sembrerebbe un obbligo. Con l’exit sarebbero ripristinate le condizioni precedenti la fusione 2017 applicando quegli stessi criteri che consentirono a Iren di acquisire la maggioranza (fonte: Statuto, art. 28). Un disastro.

Con queste condizioni: “cosa cambierebbe se le quote fossero al 50%”? Nulla. E, allora: “perché la Holding cita questa possibilità come evento favorevole ai suoi interessi e a quelli dei cittadini”? Certo, con il 50% si potrebbe chiedere di modificare lo Statuto. Ma lo deve decidere il Consiglio, con la maggioranza ‘Speciale’.

Così, la dott.ssa Adinolfi, Assessora al Bilancio, dovrebbe davvero chiarire, magari approfondendo i termini di un accordo probabilmente stipulato dall’Assessore al Bilancio in carica a quel tempo. I cittadini hanno diritto di sapere per quali motivi furono stipulate clausole che sembrano aver ‘consegnato’ SEV alla Iren togliendo alla Holding ogni ‘voce in capitolo’. Con il 48,82%, può incassare solo gli utili, se il Consiglio di Amministrazione, a maggioranza Iren, decide di chiudere il Bilancio in utile. Ma nel 2021, la Società ha chiuso in perdita. Messa così, la partecipazione potrebbe addirittura costituire un pericolo, sottomettendo l’intera Comunità alla volontà, pur legittima, di un privato di enormi dimensioni. In verità, non sarebbe questa, la finalità da perseguire con le Società partecipate e con l’utilizzo dei soldi di tutti.

(P.S.: i dati esposti, tratti da siti ufficiali, sono forniti in buona fede, senza responsabilità e salvo ogni errore)

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 28/09/2022

 

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