di Enrico Trotta
In periodo “pre-elettorale” molti esponenti “pseudo” politici, più animali da spettacolo del circo mediatico televisivo, parlano della necessità di riformare la scuola. Ma in realtà a questi “saltimbanchi” della scuola dei ragazzi non importa nulla. Vogliono solo i voti per entrare in Parlamento e prendere i 15 mila euro al mese. Per fortuna, dalla base della società civile ci sono giovani in gamba, la futura classe amministrativa e dirigente del paese. Gli adulti, i Professori, i Presidi, i Giornalisti, abbiano il dovere morale di ascoltarli.
E’ il caso di studenti sicuramente brillanti come Emanuele Vicinanza, matricola del “Genovesi” o di Alberto Capobianco, che ci inviano le loro riflessioni sull’istruzione da riformare. La speranza della società che cresce è da riporre in questi giovani.
“Il sistema scolastico italiano – ci dice Vicinanza – è molto arretrato rispetto alle scuole di altri paesi europei”.
In effetti il portavoce degli studenti sottolinea che l’acquisto dei banchi con le rotelle del 2020 si è rivelato un fallimento.
Inoltre c’è una burocrazia quasi “sovietica” che rallenta notevolmente l’invio dei fondi europei nelle scuole per la realizzazioni di molti progetti che dovrebbero e potrebbero valorizzare gli studenti e gli istituti della scuola pubblica, soprattutto al Sud.
Secondo Vicinanza, infine, bisogna migliorare l’offerta informatica nella nostra scuola e sviluppare una migliore integrazione tra studenti di diversa nazionalità per una società sempre più inclusiva e aperta al confronto tra diverse culture.
Solo così avremo una società con giovani più preparati e aperti al dialogo e al confronto veri.