Aldo Bianchini
SALERNO – La domanda che circolava all’interno del folto gruppo dei socialisti presenti sotto la sede provinciale del PD (in Via Manzo) sabato mattina 17 settembre 22 era: “Sono i socialisti che vanno al PD o è il PD che chiama i socialisti ?”.
La risposta composta, intelligente e sopra le righe l’hanno fornita, dopo qualche minuto, i due leader che al momento governano i due partiti presentandosi insieme nella sala conferenza: l’on. Piero De Luca (Partito Democratico) e l’on. Vincenzo Maraio (Partito Socialista Italiano). Il primo è vice capo gruppo uscente del PD alla Camera) e il secondo è il segretario nazionale in carica del PSI.
Due importanti pedine che si sono inserite molto bene nello scacchiere politico nazionale e che cercano, a mio avviso, al di là dell’esposizione delle ben note linee guida di entrambi i raggruppamenti, di far partire da Salerno un “nuovo soggetto-progetto politico laico e di sinistra”, alla stregua di come (umilmente e in silenzio) partì quel progetto socialista negli anni ’80.
Salerno, quindi, come laboratorio politico di sinistra per gli anni che verranno; concedendo a Cesare (il PD) quello che è di Cesare ed al PSI quello che è del PSI; non deve spaventare il confronto con un gigante, spesso il topolino mette in crisi l’elefante; bisogna essere coscienti che si può fare e si deve fare, per aprire nuovi e pregnanti spiragli di una vita politica che deve, necessariamente, interessare e coinvolgere i giovani. In caso contrario dovremmo parlare e scrivere di due personaggi locali che recitano la parte mandata a memoria sulle grandi questioni nazionali e locali che conosciamo tutti: PNRR, scuola, sanità, grandi opere pubbliche, aree interne, portualità, trasporti, sostegni alle imprese, ecc. ecc.
Ecco l’incontro di sabato mattina presso la sede provinciale del PD tra Piero De Luca e Vincenzo Maraio mi ispira le considerazioni sopra espresse perché i due giovani esponenti politici locali hanno già una precisa caratura nazionale, e questo sicuramente è un punto di vantaggio per i due nuovi leader rispetto al passato; riformismo non vuol dire soltanto recitare le stereotipate, anche se grandi, linee di politica generale nazionale e internazionale che non mi soffermo a ripetere come da dettato scolastico, vuol dire creare qualcosa di nuovo da rilanciare in un mondo che annaspa e si arrampica sugli specchi per non scadere nella sterile ripetitività dei progetti da portare avanti quasi mnemonicamente.
Probabilmente sabato mattina abbiamo assistito ai primi vagiti di un qualcosa che i due dovranno portare avanti senza timori e senza tentennamenti; anche perché per arrivare all’incontro ufficiale di Via Manzo ci sono voluti trent’anni da quei momenti oscuri in cui l’allora PCI salernitano fece di tutto per massacrare sul piano politico (e non solo !!) il progetto socialista laico e di sinistra che la storia affidò all’ex ministro Carmelo Conte che dopo le stangate giudiziarie non ha saputo o voluto riprendere senza le accuse velenose e rabbiose che in questi ultimi tempi sta rilanciando, anche attraverso il suo recente libro, senza riuscire a trasferire ai giovani il suo immenso capitale socio-politico (basta ricordare la “sua legge” n. 64/1986 per lo sviluppo del Mezzogiorno, al cui cospetto anche il PNRR impallidisce, che portò enormi benefici alla città di Salerno visibili ancora oggi) e facendo, anzi, di tutto per non far crescere la nuova idea socialista portata avanti con umiltà dal giovane Vincenzo Maraio.
La stretta di mano finale tra i due leader è il fermo immagine di un’alleanza che potrà trovare conferma anche in sede nazionale; da quel poco che conosco dei due leader ne ricavo la netta sensazione che la loro stretta di mano non si limiterà al territorio salernitano. Non avrebbe senso.