Aldo Bianchini
VALVA – Continua la telenovela dei racconti noir-estivi, di fine stagione; siamo alla quinta puntata sul famigerato “fantasma del castello” che dall’alto delle mura sorveglia tutta la cittadina di Valva, ben celato sotto il suo lungo e ingombrante lenzuolo bianco.
E poi ci sono loro, i misteriosi quattro morti di Valva a cominciare dal <<barone Christian von Hausckha Treuenfels>> che con la sua morte diede vita alla leggenda del <<fantasma del castello>> che accompagnerà, in un modo o nell’altro, anche le morti di Ottavio Fasano (docente universitario a Palermo), Giuseppe Vuocolo (custode del castello, “zi Peppe”) e Antonio Ferrigno (docente universitario in Olanda): tutte morti legate tra loro da un filo sottilissimo che cercheremo di spiegare caso per caso nel prosieguo di questo racconto; che vuole essere soltanto una riedizione di quanto già scritto qualche decennio addietro, tra contestazioni confuse e generalizzate da parte di alcuni (pochissimi) cittadini valvesi.
Prima di andare avanti è giusto precisare che un mio speciale televisivo (ed. Quarta Rete Tv del ’97) dal titolo “Valva: le tre morti sospette” fu sequestrato dalla Procura della Repubblica di Palermo che indagava sulla morte omicidio-suicidio del prof. universitario Ottavio Fasano avvenuta a Palermo il 30 set. 1994. Da tener presente che nel ’97 i morti sospetti erano ancora tre, ad essi nel 2009 si sarebbe aggiunto un altro docente universitario, tale Antonio Ferrigno, che aveva svariate frequentazioni valvanesi. Senza dimenticare l’apparente strano suicidio in auto sotto le mura del castello di un signore, cittadino toscano emigrato in Germania per lavoro e praticamente sconosciuto a Valva, arrivato in paese per qualche giorno di vacanza, così raccontano le cronache.
Ricordo bene che nell’estate del 1997 mentre con la mia troupe televisiva giravo le immagini e gli stand-up utili per il confezionamento dello speciale televisivo (poi sequestrato dalla procura di Palermo) furono molti i segnali che mi invitavano cautamente a non interessarmi innanzitutto della morte del “barone Von Hausckha” ed in special modo di non andare alla ricerca ossessiva di collegamenti tra le varie morti “strane” verificatesi nell’arco di tempo di circa sette anni (dalla morte del barone nell’89, fino a Vuocolo nel 96, passando per Fasano nel 94.
Un giorno mentre ero sotto le mura del castello per riprendere il fossato in cui era stato trovato morto il guardiano “zi Peppe”, fui raggiunto dal mio conoscente Vincenzo Caldarone che senza por tempo in mezzo mi riportò i malumori che serpeggiavano in paese per quella mia inchiesta giornalistica. Ovviamente diedi il giusto peso alle confidenze amichevoli di Vincenzo ma andai avanti. All’epoca ero molto conosciuto a Valva, non tanto per l’attività giornalistica ma per quella professionale di “ispettore di vigilanza degli infortuni sul lavoro” e per anni avevo lavorato in quella zona.
Ho parlato di Vincenzo Caldarone perché nell’immaginario collettivo valvanese è conosciuto come “il barone” per via di un certo aplomb, di stampo francese, che lo caratterizzava e lo caratterizza; un aplomb che lo avvicinava molto all’immagine del vero “barone” anche se tra di loro non c’era mai stato alcun rapporto di conoscenza.
Dirigevo una piccola televisione locale, se avessi avuto nella mia disponibilità mezzi tecnici ed economici più sostanziosi sicuramente quell’inchiesta non sarebbe finita con la semplice acquisizione della videocassetta da parte della procura di Palermo.
Continua.