di Angelo Giubileo
(avvocato – scrittore)
La sconfitta del centrosinistra, da tutti preannunciata, alle prossime elezioni politiche è solo l’esito scontato di un’iniziativa politica, quella del Partito Democratico, intrapresa quindici anni fa circa.
Che sia stato un fallimento ne è prova innanzitutto il fatto che, nato con e per una vocazione maggioritaria, oggi il Pd di Letta non è stato capace di proporsi agli elettori neanche con il proprio nome e il proprio simbolo. E invece, addirittura insieme ad altri esponenti di sigle, le cui storie divergono totalmente tra loro e in ogni caso si tratta di storie minime, che singolarmente sono molto lontane dal rappresentare il 3%, quale soglia minima stabilita dalle legge, dell’elettorato.
E dunque l’esperienza del Partito democratico in Italia è fallita e dichiarata tale, prima che dagli elettori, dagli stessi vertici e rappresentanti del partito.
Lo avevamo detto e scritto già all’inizio di codesta esperienza. E più di tanti come noi, lo aveva detto e scritto, in contenuti e forme anche diversi, Emanuele Macaluso con il suo pamphlet dal titolo “Al capolinea. Contristoria del partito democratico” (2007).
E comunque la critica di allora, rivelatasi una vera e propria profezia, verteva essenzialmente sulla costruzione di un partito avente come fine esclusivo quello dell’acquisizione e mantenimento del potere, quale “più somma che sintesi” tra l’allora Ds e Margherita.
Un partito di potere per il potere, che negli ultimi dieci anni, e quindi per due terzi della propria vita, ha governato l’Italia seguendo acriticamente e in modo esclusivo le scelte dei potenti di turno, e in particolare dell’Unione europea. Così che occorre evidenziare come, senza se e senza ma, nella realtà queste scelte hanno finito con il danneggiare il destino non solo del nostro patrimonio collettivo nazionale ma anche dei nostri conti di bilancio. Nonostante i più si siano affannati a dire e ripetere costantemente il contrario, è sufficiente guardare all’aumento progressivo e costante negli anni del nostro debito pubblico e alla concomitante vendita, in alcuni casi vera e propria svendita, degli asset italiani migliori ai nostri partner internazionali, e per primi ad acquirenti francesi e tedeschi.
L’ultimo caso, ancora irrisolto, riguarderebbe la scelta dell’attuale governo, provvisoriamente in carica per la gestione ordinaria, di alienare gran parte delle quote di ITA, la nostra compagnia aerea di bandiera, a una fantomatica cordata finanziaria franco-statunitense invece che alla compagnia tedesca della Lufthansa.
Vedremo come anche questa storia sia destinata a finire, ma quel che è necessario è che ora, prima che sia davvero troppo tardi, si volti finalmente pagina e si provveda a fare in modo che il destino dell’Italia torni nelle mani di tutti noi italiani.
Angelo Giubileo