Tangentopoli (40): Caro Geppino ti vogliamo bene …

 

Aldo Bianchini

Il tribunale di Salerno ai tempi di tangentopoli

SALERNO – E’ il 30 agosto 1992, cinque giorni dopo gli arresti clamorosi (Rosi, Vecchio, Trotta) la città viene scossa dalla prima (e forse unica) ferma presa di posizione da parte della politica locale contro l’azione giudiziaria e lo strapotere dei “tre Di Pietro di Salerno” (Michelangelo Russo, Luigi D’Alesio e Vito di Nicola) nell’attesa del ritorno in Italia di Carmine Spirito (detto Nuccio) che al primo tintinnio di manette si era, giustamente, rifugiato in Grecia per sottrarsi alla gogna mediatica di quei giorni.

Il rigurgito della politica locale espresso attraverso un manifesto pubblico doveva avere, almeno nelle intenzioni dei protagonisti, un effetto positivo nel senso non di non fare le inchieste, piuttosto di farle con la dovuta discrezione senza clamori eccessivi. Gli autori del manifesto che quasi in segno di sfida venne affisso anche sui muri del Tribunale non potevano sapere che negli uffici della Procura giaceva già una marea di carte, di deposizioni forzate e spontanee e non sapevano, purtroppo, che la tangentopoli salernitana era appena agli inizi e che i colpi grossi sarebbero arrivati da lì a qualche mese.

Il manifesto portava un titolo ad effetto “Caro Geppino Parente ti vogliamo bene”; per la cronaca Geppino era già in carcere dal 23 luglio 92 (il blitz della Fondovalle) e mentre era in carcere, qualche giorno prima del 30 agosto, gli era stato notificato un secondo ordine di cattura.

Un manifesto assolutamente impertinente, di colore rosso, sottoscritto da cento personaggi che allora contavano ne PDS nelle cui fila operava il sindaco di Bellosguardo Geppino Parente.

Bruno Di Cunzolo, Sabatino Mottola, Corrado Martinangelo, Pasquale Stanzione, Mario De Bias3e, Ugo Carpinelli, Andrea De Simone, questi alcuni tra i tanti firmatari del manifesto che ebbe subito vasto eco ed un impatto mediatico che produsse una reazione durissima della magistratura (di sinistra) che vedeva in quella presa di distanza dell’elite della sinistra salernitana una vera e propria contestazione all’azione legittima di indagine sulla pubblica amministrazione e sui grandi appalti per i sontuosi appalti pubblici dell’epoca.

Tra i firmatari dell’appello non c’era il nome di Vincenzo De Luca che in quel momento era vice sindaco di Vincenzo Giordano; lo scontro politico tra Parente e De Luca era, comunque, di dominio pubblico in quanto in quel clima infuocato aleggiava anche il mistero (mai risolto !!) di una lettera riservata inviata da Parente a De Luca ed all’allora segretario nazionale del PDS Achille Occhetto. Solo chiacchiere sul contenuto della lettera che è rimasto sempre segreto.

Seguirono alcuni anni di oscuramento politico di Parente che, alla fine, è stato rimesso in corsa per incarichi anche importanti; uno di questi incarichi lo riveste ancor oggi a distanza da quella giornata balorda.

Il giorno dopo, 31 agosto 1992, torna dalla Grecia l’ingegnere Carmine Spirito che, accompagnato dal suo avvocato Paolo Carbone, si consegna alle autorità carcerarie di Fuorni, dove rimarrà per pochissimi giorni prima di riconquistare la legittima libertà.

Continua.

 

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