da Giovanni Falci
Ieri sera a Capitello, frazione di Ispani, nel golfo di Policastro, ho partecipato a quella che Vincenzo Salemme definirebbe una “festa esagerata”.
A casa di Wilma Fezza e Mario Valiante è andata di scena la ventitreesima edizione di quella che Mario ha voluto definire “la festa di Sant’Agostino” ovvero “bye bye summer 2022”, ma che in realtà è una vera e propria “festa dell’Amicizia”.
Il colpo d’occhio è stato vedere centinaia di invitati con vari tavoli sistemati nel giardino e intorno la piscina, con varie postazioni con ogni ben di Dio: agnello alla brace, salsicce, pizze, prosciutto, salumi vari, parmigiana di melanzane, porchetta, zeppole, vino e birra e altro ancora.
Mario che mi è venuto incontro sorridente come sempre e abbracciandomi, mi ha spiegato che l’idea di questo incontro annuale nasce dalla voglia di continuare un’analoga iniziativa che il padre faceva il 15 di agosto di ogni anno quando, a invito aperto come il suo, festeggiava il ferragosto con gli amici.
Mi ha molto colpito questo ricordo che Mario mi ha fatto del padre perché ho intravisto nei suoi occhi la commozione che è il sentimento che rende l’uomo “superiore”.
In realtà ieri era anche il giorno in cui ricorre l’anniversario della morte di mio padre scomparso nello stesso anno di Aldo Valiante.
E quando l’ho detto a Mario, forse anche nei miei occhi si è intravista quella stessa commozione perché l’ho capito da come mi ha guardato e da come me lo ha ricordato alla fine della festa. Evidentemente abbiamo avuto entrambi due bei genitori.
E questo non è il solo punto in comune che abbiamo, ci unisce anche un viscerale e misterioso attaccamento con il Cilento, terra che abbiamo eletto a nostra Patria.
La Patria cui mi riferisco, infatti, non è un’astrazione che spinge gli uomini al massacro, ma è un certo gusto della vita, comune a esseri umani, per cui ci si può sentire più vicini ad un torrachese o a un pisciottano piuttosto che ad un fiorentino o triestino.
Mario e Wilma, allora, vogliono ricordare Aldo Valiante che è cosa diversa dal non dimenticarlo.
Il termine ricordo etimologicamente richiama il cuore (cardo) mentre il termine dimenticare richiama il cervello (mens).
Sono entrambe espressioni di richiamo, ma mentre con il ricordo si richiama al cuore, con la dimenticanza si richiama al cervello. E Mario vuole celebrare suo padre e proseguire quella tradizione con il cuore, lo vuole, insieme a Wilma, perciò ricordare.
Sarebbe inutile in questa sede elencare e richiamare tutte le cariche ricoperte da Aldo Valiante nel suo lavoro di Direttore delle Poste e nella sua brillante carriera politica e sindacale.
In quella festa che si tiene ogni anno nella splendida casa di Wilma e Mario a Capitello in località Torre Normanna, non c’è spazio per queste cose, direi, terrene.
In questa festa si respira la sola felicità di cui si è capaci: un mistero sotto un cielo da cui cade solo bellezza.
Che cosa si può desiderare di più oltre a questa terrazza con la piscina aperta sul mare? Da cui si vede quel Mediterraneo che unisce che connette una decina di paesi, che è qualcosa di diverso dal Mare Nostrum; quello è il Mediterraneo astratto e convenzionale rappresentato da Roma e dai Romani.
Non bisogna, infatti, confonde Mediterraneo e Latinità e collocare a Roma ciò che ha avuto inizio ad Atene. Noi cilentani siamo eredi di quella Magna Grecia che proprio qui, con il dialogo, diede origine a quell’insuperabile civiltà.
La festa di Mario perciò è un tripudio di incontri, di dialoghi, di felicità senza scopi pratici. E’ la negazione stessa di Roma e del genio latino che era quello militare, Mario è vivo e vita!
Ieri sera a bordo della piscina ho avuto la conferma di una mia teoria e sensazione del Mediterraneo: quel soffio di vento che ho sentito nei capelli io ho immaginato che sia partito dalla Turchia, abbia attraversato un’isola greca e poi di rimbalzo sulla Sicilia mi ha raggiunto per proseguire verso Formentera dove è nato mio nipote, e poi proseguire ancora più avanti e rimanere comunque in questo bacino chiuso.
Alle 23 in punto, Mario ha annunciato ufficialmente a microfono, l’inizio delle danze invitando tutti i presenti a smettere di magiare e a scatenarsi in pista al ritmo delle musiche più scatenate possibili.
Anche in quel momento Mario mi ha dato l’occasione di ricordare mio padre che mi ha insegnato ad apprezzare l’”entusiasmo” che in Mario è molto intenso e lo caratterizza in ogni sua espressione di vita, entusiasmo che significa letteralmente disposizione a partecipare.
La hybris, mi diceva mio padre, non è solo sinonimo di violenza, di eccesso, ma anche generatrice di imprese feconde e di positivi sviluppi. Mi ricordava che senza di essa il mondo non avrebbe avuto le imprese eroiche; Prometeo, Faust, Ulisse, Don Chisciotte, Amleto, e tanti altri ancora devono proprio alla hybris la poesia della loro vita e delle loro imprese.
La voglia di divertirsi che Mario e Wilma dimostravano in pista aveva, perciò, qualcosa dell’invasamento poetico, del rapimento dionisiaco; ricordavano quello spirito dionisiaco che folleggia in ritmi frenetici, nell’apoteosi della danza celebrata nella settima sinfonia di Beethoven.
Alla fine, a mezzanotte, i fuochi d’artificio sono stati l’indispensabile suggello dell’evento.
In conclusione quando una persona è vera come lo sono Wilma e Mario il loro valore diventa universale, visto da Sant’Agostino o da Omero.
E’ chiaro che non mancherò mai più a nessuna delle prossime edizioni e, non per mangiare, ma per stare bene tra persone che ti trasmettono la felicità.
Grazie Wilma, grazie Mario.
Giovanni Falci