Aldo Bianchini
SALERNO – A volte capita, per caso, a propria insaputa ed anche senza chiederlo specificamente, di essere “unti dal Signore” che non è un fatto semplice e neppure difficile, piuttosto una cosa sicuramente fuori del comune e, comunque, di una eccezionalità che rasenta l’unicità in ogni senso.
Essere “unti dal Signore”, pur essendo un assoluto e fortunoso privilegio in se, è come una perla di rara qualità incastonata in un collier di diamanti degno soltanto delle grandi “follie” che la vita, a sorpresa, ci para davanti senza mai chiederne il conto.
E chi è unto dal Signore può permettersi di tutto; di sfondare nel cinema o nella televisione, di primeggiare nelle professioni scolasticamente tradizionali, di emergere nel mondo della cultura così come della letteratura, di vincere le olimpiadi come Marcell Jacobs per poi scomparire, di affermarsi nell’ambito della politica e, addirittura, di rivestire il ruolo di ministro per ben due volte: “nell’attesa della terza ?”.
E questo accade a personaggi che, anche senza mai apparire nel territorio che ha donato loro i natali, riescono a scomparire nei flutti di altri partiti concedendosi il lusso di dimenticare tutto quello che è stato il proprio vissuto, e non soltanto dal punto di vista politico.
Questa qualità unica di “unta dal Signore” calza a pennello sulla figura politica dell’on. Maria Rosaria Carfagna (detta Mara), attuale ministra per il sud in quota Forza Italia fino a qualche giorno fa; quando sbattendo la porta in faccia a Berlusconi ed agli altri è andata via per raggiungere altri lidi, ovvero per allearsi addirittura con il PD e nel giro di 24 ore transitare sui lidi apparentemente più sicuri del misterioso soggetto politico che risponde al nome di “Azione” nelle mani dell’ondivago Carlo Calenda, per un destino che più incerto di così non si può. E ci è andata con Maria Stella Gelmini che, soltanto qualche mese fa, insieme ad Anna Maria Bernini (le cosiddette due walkirie del Cavaliere) che l’avevano quasi sfrattata dal partito per rientrare da un’altra porta nel governo Draghi, sempre grazie a quella famosa unzione.
Per ricordare le sue comparsate pesanti a Salerno, al di là di piccole e sporadiche apparizioni, bisogna ritornare indietro di tredici-quattordici anni quando con una capacità disgregativa senza precedenti depositò un carico da 90 sul “Popolo della Libertà” per distruggere, con la complicità di un fuoco amico mai visto prima, la sua alleanza con Edmondo Cirielli e fare precipitare nel baratro il centro destra salernitano pur di non concedere al suo rivale una parte di quell’irripetibile successo del 2008 che in Provincia fu opera del Cavaliere all’80%, e per il 20% di Cirielli, con una Mara già ministra ferma allo 0%.
Due i sicuri capolavori politici della pur capace (ma solo in sede nazionale) parlamentare nativa di Salerno (mai eletta nel suo collegio naturale) che rimarranno fermi nella storia politica della nostra Provincia:
- La sospensione (mai accaduta nella storia della Repubblica) di un consiglio dei ministri verso la metà del 2010 per fare incontrare il presidente Berlusconi con Bersani e De Luca che ottennero da quell’incontro la titolarità a realizzare il termovalorizzatore, poi finito nel nulla, scippandolo a Cirielli che era il presidente della Provincia;
- Presa di distanza da Cirielli e dal mondo della destra nell’inchiesta giudiziaria per il tesseramento PdL 2012; fulminante la sua deposizione nelle mani del pm Vincenzo Montemurro che conduceva le indagini.
Sarà certamente per mia ignoranza ma non ricordo altri interventi significativi della Carfagna in favore dell’intero territorio salernitano, a parte i fondi (ancora sulla carta e sulla base di una progettualità PNRR tutta da verificare ?) che da qualche mese, così dicono, sta distribuendo a pioggia su alcuni comuni del territorio.
Con una certa arroganza, frammista a saccenza, ha salutato il partito che l’ha trascinata in politica e l’ha fatta ministra per due volte: “Forza Italia irresponsabile, a Berlusconi direi: non ti viene il dubbio di avere sbagliato?”.
Spero che i “nuovi falchi” provinciali di Forza Italia finalmente fuoriusciti dal guscio di silente sudditanza riescano, almeno in questo, a rimandare al mittente la frase di commiato della ministra ”scomparsa senza mai essere apparsa” che sull’onda di un antico, ma non scritto, rapporto con il kaimano è riuscita a fare un salto incredibile (e qui la quaglia non c’entra niente) da Arcore fino al Nazareno per atterrare nella comoda area di centro con Calenda – Renzi e chissà quali altri.