Aldo Bianchini
SALERNO – La notizia del ritrovamento di una garza di 15 cm. nel corpo del defunto Umberto Maddolo, operato al cuore circa nove mesi fa dall’equipe del dr. Enrico Coscioni (primario della divisione di cardiochirurgia d’elezione dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno), rimasto in terapia intensiva per molti giorni e deceduto nel dicembre del 2021, ha fatto il giro di tutte le testate giornalistiche locali e nazionali suscitando immenso scalpore e, forse, anche rabbia.
Mostro di turno il predetto Enrico Coscioni che ancora una volta incappa in un incidente di percorso dopo essere stato destinato ad occupare la poltrona di “primario” nella divisione di cardiochirurgia lasciata vuota dal pensionamento di Giuseppe Di Benedetto he qualche anno prima aveva sdoppiato la chirurgia per creare un posto giusto al fine di convincere il dr. Severino Iesu a rimanere a Salerno. Il primariato a Coscioni divise gli addetti ai lavori (ci fu anche un documento ufficiale sottoscritto da circa cento addetti) tra possibilisti e negazionisti che hanno sempre considerato quella promozione alla stregua di una sorta di blitz politico imperdonabile da parte del governatore Vincenzo De Luca.
Ma torniamo alla disgraziata morte di Maddolo; tutti ne hanno scritto e parlato, nessuno ha approfondito il caso che, secondo qualche bene informato, potrebbe essere accaduto per ragioni di “odio politico”. Perché ?
IL FATTO: Contrariamente a quanto si racconta, la vicenda, comunque scabrosa e dolorosa, sembra essere andata diversamente da come narrata dai media. Difatti poche settimane fa un drappello dei Carabinieri-NAS (agli ordini del col. Basile), su ordine del magistrato inquirente Lidia Vivaldi, si sarebbe presentato a casa del defunto 62enne Umberto Maddolo (morto non “dopo poco” ma diversi giorni dopo l’intervento e un lungo ricovero in terapia intensiva) per chiedere la necessaria autorizzazione alla riesumazione del cadavere (sepolto nel cimitero di Capaccio) e successivo esame autoptico in quanto un esposto anonimo arrivato in Procura aveva evidenziato che la morte di Maddolo poteva essere stata determinata dalla presenza di una garza accidentalmente lasciata nel corpo del de cuius. I familiari, molto addolorati, avrebbero dato il consenso anche al fine di sgombrare il caso da ogni dubbio e conoscere la possibile verità.
L’AUTOPSIA: L’esame autoptico disposto dal PM Vivaldi si è svolto alcuni giorni fa in presenza dei periti di parte dei cinque indagati (oltre a Coscioni, i chirurghi Gerardo Del Negro e Francesco Pirozzi e gli anestesisti Giuseppina Fezza e Pietro Toigo, questi ultimi due si sono succeduti uno all’altro per cambio turno) e dei familiari della vittima difesi da Gaetano Pastore e Laura Ceccarelli (figlia di uno dei migliori giudici istruttori che il tribunale di Salerno abbia mai avuto). Sotto l’incalzare assillante dei periti di parte lesa che erano ansiosi di ritrovare il reperto dimenticato ecco che finalmente è stata scoperta la presenza di una garza di 15 cm. (che è la misura standard) nel muscolo cardiaco, cioè dove solitamente viene sistemata all’inizio dell’intervento per evitare eccessive perdite di sangue. Il primo dato è stato tratto, l’autore dell’anonimo aveva ragione; ora bisognerà stabilire se la garza possa aver provocato la morte del paziente che, ripeto, per alcuni giorni è stato in terapia intensiva senza che alcun medico se ne accorgesse e si ponesse la domanda di dove era finita la garza mancante, una ipotesi che era sulla bocca di tutti quelli che avevano accesso alle sale operatorie ed alla terapia intensiva; ma nessuno ha fatto mai niente (almeno fino all’esposto anonimo) per capire la verità.
IL COMPLOTTO: La notizia della garza scomparsa è circolata per mesi all’interno della Torre del Cuore ma stranamente è stata denunciata anonimamente alla Procura soltanto dopo otto mesi dal decesso, con l’aggiunta del gravame che la stessa potesse trovarsi nel cadavere dello sfortunato paziente. Perché questo esposto a distanza di tanti mesi e quando i congiunti avevano già sbollito la rabbia per la morte del loro caro ?
La risposta non è semplice e bisogna andare per gradi partendo dal fatto che poche settimane fa è andato in pensione il prof. Giancarlo Accarino, direttore del “dipartimento cardio-vascolare” che comprende varie divisioni tra cui le due cardiochirurgie. In pratica con il pensionamento di Accarino si è aperta la corsa alla poltrona di “direttore” del dipartimento e, soprattutto, delle due cardiochirurgie.
Quanto mai opportuna la commissione di indagine interna invocata da Margaret Cittadino (presidente del Tribunale del malato) che di sanità pubblica salernitana ne capisce più di tanti altri e conosce benissimo le scandalose guerre intestine del Ruggi; guerre che incutono terrore negli utenti sempre più spaventati da una sanità preda di scontri politici inqualificabili.
I CANDIDATI alla SUCCESSIONE: Ovviamente la successione al prof. Accarino, che per molti anni ha retto l’importante dipartimento, ha subito scatenato una corsa senza esclusione di colpi (anche bassi) perché il primo in graduatoria, per titoli e meriti, ha già un nome e un cognome: “Enrico Coscioni”. Non s’ha da fare, questo il grido che forse è serpeggiato per sale operatorie, stanze, uffici e corridoi dell’enorme Torre del Cuore, e qualcuno avrebbe aggiunto “dopo il danno anche la beffa”; vale a dire, non solo il Coscioni ce lo ritroviamo primario di una delle due divisioni di cardiochirurgia ma ora rischiamo di averlo anche come “direttore” dell’intero dipartimento.
VOCI e CERTEZZE: Le voci sono tantissime e vanno tutte verificate dagli inquirenti che dovranno muoversi con scaltrezza rifacendo tutta la storia della cardiochirurgia. Le certezze non sono molte ma almeno due sono molto importanti: 1) L’esposto anonimo a scoppio ritardato; 2) La richiesta di autopsia che è partita dalla magistratura e non dai parenti.
Decisivo e molto autorevole l’alt imposto dal direttore generale AOU dr. Vincenzo D’Amato che ha rinviato ogni eventuale provvedimento punitivo per gli operatori a fine indagine della magistratura, anche a tutela degli stessi utenti della sanità pubblica salernitana.