da Pietro Cusati
Secondo l’ indagine di Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie Italiane nel 2020 il reddito medio delle famiglie italiane a prezzi costanti e corretto per confrontare tra loro nuclei familiari di diversa composizione, era più alto del 3,7 per cento di quello del 2016, ultimo dato disponibile, ma ancora inferiore di quasi 8 punti percentuali rispetto al picco raggiunto nel 2006, prima delle ultime tre recessioni che hanno colpito l’economia italiana. La quota di famiglie indebitate è tornata ad aumentare, interrompendo la flessione iniziata dopo il 2008. Tra questi nuclei è tuttavia diminuito di 4 punti percentuali rispetto al 2016 il peso di quelli finanziariamente vulnerabili,che hanno un reddito equivalente inferiore a quello mediano e una spesa annua per il servizio del debito superiore al 30 per cento del loro reddito. Alla riduzione ha contribuito l’ampliamento nel 2020 dei casi nei quali è stato possibile ottenere una moratoria sul debito. La metodologia dell’indagine sulle famiglie italiane di Banca d’Italia, aumentano i divari di ricchezza,la classe media ne esce penalizzata e le famiglie più povere invece aumentano leggermente la loro condizione. Nel periodo 2016-2020,alle soglie del Covid, la ricchezza netta media è aumentata dell’1,7% principalmente grazie alla componente finanziaria e alla crescita del risparmio . L’indice di Gini ,che misura le diseguaglianze, della ricchezza netta familiare è cresciuto di 3 punti. Il calo dei prezzi delle case, che dura da diversi anni ha tagliato la ricchezza delle classi medie in Italia nel periodo 2016-2020, mentre le famiglie più povere hanno migliorato la loro condizioni, a volte indebitandosi per acquistare casa. L’82% del patrimonio lordo del totale delle famiglie è costituito da attività reali come gli immobili ,-6,9% il loro valore fra 2016 e 2020, aziende o oggetti di valore. Inoltre congiuntamente Ministero del Lavoro e delle politiche sociali (MLPS), Banca d’Italia e l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (ANPAL) utilizzando due fonti informative complete e tempestive, le comunicazioni obbligatorie e le dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro al 30 giugno 2022,resta elevata, ma rallenta, la domanda di lavoro Da gennaio a giugno 2022 sono state create circa 230.000 posizioni lavorative alle dipendenze al netto dei fattori stagionali, quasi 100.000 in più rispetto allo stesso periodo del 2019, prima della pandemia. Nei mesi primaverili la dinamica dell’occupazione dipendente ha mostrato tuttavia segnali di rallentamento, la differenza tra le assunzioni e le cessazioni si è ridotta, pur restando ampiamente positiva . A fronte della tenuta dell’industria si conferma il rallentamento delle costruzioni, aumenta il numero dei contratti a tempo indeterminato Nel comparto industriale il numero di nuove posizioni lavorative è rimasto stabile, mentre nelle costruzioni si è confermata la forte frenata già riscontrata nel bimestre marzo-aprile 2022. Anche nel commercio e nel turismo in maggio e giugno 2022 sono emersi segnali di indebolimento; in questi settori tuttavia, nei primi sei mesi dell’anno, sono stati creati oltre 90.000 posti di lavoro, circa 29.000 in più di quelli del 2019. Il recente rallentamento del comparto turistico e di quello del commercio, settori che ricorrono in misura maggiore a rapporti di lavoro di breve durata, si è riflesso in una frenata complessiva della crescita . L’occupazione a tempo indeterminato ha beneficiato del continuo aumento del numero di trasformazioni di contratti temporanei in permanenti che negli ultimi mesi è tornato sui livelli del 2019. A fronte di un andamento costante delle assunzioni e dei licenziamenti, si è registrato un lieve calo delle dimissioni; queste ultime erano cresciute rapidamente nel 2021, quando la ripresa del mercato del lavoro aveva alimentato le transizioni di lavoratori da un’impresa a un’altra. È proseguita la riduzione del numero di contratti di apprendistato, particolarmente marcata a partire dal dicembre 2021. Si amplia lievemente il divario di genere; il Centro Nord continua a trainare la crescita dell’occupazione .