Aldo Bianchini
SALERNO – Appena qualche mese fa, nel dicembre 2021, sembrava cosa fatta per il ritorno a Sala Consilina del tribunale inopinatamente scippato da Lagonegro nel 2013 o almeno sembrava rilanciata la crociata politico-istituzionale per una revisione della geografia territoriale delle sedi degli uffici giudiziari.
C’era stato addirittura il “Patto di Napoli” tra i consiglieri regionali Michele Cammarano (M5S) e Corrado Matera (Popolari & Moderati) sugellato da un corposo e duro comunicato stampa diffuso dall’ufficio stampa di Cammarano che nel magnificare l’azione meritoria del collega Matera spingeva nell’angolo l’altro consigliere regionale del Vallo Tommaso Pellegrino, sull’onda del famoso “Patto del Vallo” ((Matera-Curcio-Di Candia- D’Alto-Cavallone, ecc.) per tenere fuori l’ex sindaco di Sassano dalle decisioni più importanti per il comprensorio valdianese; ex sindaco che ha, comunque, rispolverato e rilanciato i tre veri grandi problemi valdianesi: “Cervati, Certosa e Centro Sportivo”.
Tutto questo faceva pensare, ripeto otto mesi fa, ad un rapido sviluppo della procedura di recupero del tribunale per Sala ed a tal fine c’erano state varie audizioni iniziate nell’ottobre 2021 con la chiamata di alcuni personaggi che, quasi in processione, furono auditi in una serie di incontri che coinvolsero diversi settori socio-politico-imprenditoriali del Vallo di Diano e, per la loro importanza, diffusi con un particolare comunicato: “”Nella giornata di ieri (28 ott. 2021) presso il Consiglio Regionale della Campania sono stati auditi dinanzi alla I Commissione permanente per gli Affari Regionali, presieduta dal collega Giuseppe Sommese, l’On. Dott. Franco Roberti già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno e Procuratore Nazionale Antifamia, il Dottor Ottavio Abate, già presidente del Tribunale di Sala Consilina, Sua Eccellenza Monsignor Antonio De Luca Vescovo di Teggiano, il Dottor Geppino D’Amico giornalista e storico del territorio e l’Avvocato Angelo Paladino, Presidente dell’Associazione dei Giuristi Cattolici. Sono state sostenute con determinazione le motivazioni apportate nella mia proposta di legge incardinata presso il Consiglio Regionale per la riapertura del Tribunale di Sala Consilina. Ringrazio tutti per la disponibilità resa. E’ una battaglia difficile non solo dal punto di vista della civiltà giuridica ma anche da quello sociale e politico che affronteremo con serietà e determinazione al fine di voler dimostrare lo scandalo legislativo che ne determinò la soppressione””.
Insomma, dopo cotante audizioni e alla luce dell’impegno comunque profuso da Cammarano e Matera, tutto lasciava prevedere una logica e chiara conclusione della storia con il coinvolgimento del Ministero della Giustizia; ma a distanza di dieci mesi ecco la notizia che nessuno avrebbe voluto sapere: “tutto il fascicolo cartaceo delle audizioni sarebbe rimasto fermo in uno dei tanti cassetti misteriosi della Regione Campania”, e perché ? “Secondo i bene informati non sarebbe ancora stato trovato l’impiegato o il funzionario in grado di redigere una semplice lettera di accompagnamento da indirizzare alla ministra Marta Cartabia”.
Insomma, quella piccola lacuna descritta da Michele Cammarano nel suo comunicato del dicembre 21 in pochi mesi potrebbe essere diventata un oceano burocratico insuperabile; al di là della immancabile “pec” che spunta in ogni accadimento (sembra difatti che anche dalla Regione sia partita, in febbraio, una pec per il ministero), quasi come per giustificare l’inerzia e la burocrazia.
Può essere sufficiente una pec per risolvere un problema tanto grande ?
E meno male che ognuno dei personaggi auditi ha pagato in proprio il conto della “trasferta napoletana” senza godere di speciali indennità di missione; difficile ma soprattutto inquietante pensare il contrario.
E il tribunale che ritorna a Sala Consilina ?; beh ! questa è una cosa che appartiene al futuro e sicuramente da oggi in poi i politici diranno che, comunque, bisognerà espettare le prossime elezioni nazionali.
Intanto sarebbe già stato trovato il colpevole dello stallo burocratico: “un povero e modesto impiegato d’archivio” che non avrebbe fatto il proprio dovere.