da Pietro Cusati
Gli ultimi due governi sono caduti a causa della mancata riforma della giustizia. La lentezza della giustizia civile e penale, è uno dei principali problemi che scoraggiano gli investimenti, aumenta il costo del credito e riduce il tasso di occupazione e di partecipazione al mercato del lavoro. I fondi del Recovery sono legati anche alla riforma della lunghezza dei processi civili e penali e alla prevenzione della corruzione. Due sono gli indicatori su cui l’UE si sofferma per i fondi Recovery: il tasso di smaltimento dei procedimenti arretrati e il tempo per portare a compimento i procedimenti civili e penali. Secondo il Consiglio d’Europa, la giustizia italiana è la più lenta d’Europa perché i tempi sono al di fuori del parametro della legge Pinto. La relazione finale della Commissione interministeriale per la Giustizia nel Sud e Isole ha presentato alcune proposte. Accelerare la digitalizzazione della giustizia civile,l’implementazione della giustizia digitale italiana. I lavori della Commissione non si sono limitati alla mera individuazione di inefficienze e di criticità organizzative ma si sono estesi alla predisposizione di soluzioni delle problematiche individuate, tramite l’utilizzo di strumenti tecnologici nuovi e l’aggiornamento dei sistemi informativi esistenti. La Commissione interministeriale per la giustizia nel Sud ha effettuato una ricognizione delle condizioni in cui operano 62 Tribunali e 16 Corti d’Appello, per un totale di 78 uffici giudiziari.
L’obiettivo dichiarato dalla Commissione è l’individuazione delle problematicità che stanno alla base dell’elevato numero di procedimenti civili pendenti nelle Regioni meridionali, oltre il 50% del totale nazionale, la rilevazione delle buone prassi e l’enunciazione di proposte per migliorare l’operatività degli Uffici. L’attenzione della Commissione si è concentrata sulla giustizia civile, secondo le priorità indicate dal PNRR. Le proposte volte a incrementare l’informatizzazione e le infrastrutture digitali degli Uffici giudiziari prevedono, fra l’altro, la realizzazione di un cosiddetto Tribunale Smart, mediante l’utilizzo di strategie tecnologiche per favorire l’accesso degli Utenti agli Uffici giudiziari, sia in presenza sia da remoto, e l’agevole reperimento di informazioni. L’accesso fisico agli Uffici giudiziari è uno dei campi in cui maggiore può essere il supporto della tecnologia, la quale può essere utilizzata per limitare l’accesso fisico ai soli casi e tempi in cui risulti indispensabile. Lo Sportello Virtuale, con l’obiettivo di digitalizzare i flussi di lavoro, integrare gli aspetti di comunicazione e di informazione da e verso gli Utenti e ridurre l’afflusso verso gli Uffici giudiziari. Tale strumento dovrebbe garantire un punto di accesso univoco per i servizi online del Ministero della Giustizia, con possibilità di fruizione anche in mobilità, grazie alla presenza di apposita App per dispositivi mobili. La Commissione interministeriale per la giustizia nel Sud, presieduta da Maria Rosaria Covelli, capo dell’Ispettorato generale del Ministero della Giustizia, per risolvere i
problemi della giustizia al Sud, dopo aver individuato un insieme di fattori che frenano l’efficienza della giustizia nel Mezzogiorno, ha proposto tra le altre soluzioni una cabina di regia politico-strategica. Definire le aree di intervento, controllare il censimento dei fabbisogni per la progettazione operativa, verificare le risorse e anche strutturare staff a supporto di questa fase di realizzazione. Fondamentale la digitalizzazione dei servizi anche attraverso la creazione di “Tribunali Smart”, la costruzione di una banca dati nazionale della giurisprudenza di merito civile, oltre a interventi strutturali da attuare in distretti strategici, come Napoli e Reggio Calabria, che possono rappresentare un importante tassello per centrare gli obiettivi e diventare paradigma di diffusione di buone prassi. Insieme ad altri distretti come Bari, Marsala, Messina, Salerno, che hanno già implementato buone pratiche organizzative, di varia efficacia e rilevanza, sia interne all’organizzazione dell’Ufficio che nei rapporti esterni con soggetti terzi. “É stato un lavoro proficuo, intenso, creativo, che ha fatto emergere problemi da affrontare e buone pratiche da diffondere – ha sottolineato la ministra della Giustizia Marta Cartabia. Una cabina di regia darà attuazione alle linee di intervento proposte, in linea con gli obiettivi Pnrr. Dobbiamo aggredire immediatamente una delle principali criticità emerse, l’alto turnover dei magistrati al Sud: possiamo immaginare qualche intervento normativo, per andare in aiuto degli uffici giudiziari, mentre confido nei benefici dell’ingresso massiccio di giovani con l’Ufficio per il processo nell’abbattimento dell’arretrato. C’è un punto di fondo che sta emergendo: l’attuazione del Pnrr ci spinge a un cambiamento di metodo nell’organizzazione del lavoro, con obiettivi a lungo termine e verifiche costanti”.
“Forse per la prima volta abbiamo una ricognizione specifica e approfondita sulla condizione della giustizia al Sud, con una chiara indicazione delle criticità da affrontare e risolvere ma anche delle buone prassi da diffondere. Le proposte operative scaturite da questo lavoro avranno un seguito concreto e siamo già impegnati per reperire le risorse necessarie – ha commentato la ministra Mara Carfagna. Una giustizia civile efficiente è l’infrastruttura civica indispensabile per attrarre al Sud più investimenti, contribuire a creare più occupazione, crescita e una società più giusta: è in questo spirito che affiancheremo, alla più generale azione riformista del governo, specifici interventi di sostegno agli uffici giudiziari delle regioni del Mezzogiorno”.