Attentato Shinzo Abe: licenza di uccidere

 

 

da Antonio Cortese

 

La tragedia giapponese, il lutto del sol levante, purtroppo rientra in svariati copioni già letti. Come mai un capo di Stato stava facendo un comizio meno numeroso di una riunione di condominio in una piazzetta aperta su un passaggio pedonale? L’assassinio di Lincoln pure avvenne “tra pochi intimi” in un palchetto a teatro; quello a Francesco Giuseppe somiglia in malafede ad un tentativo guerrafondaio dei giorni d’oggi. Il mistero di questo set reale girato tra più gorilla e guardie del corpo che elettori applaudenti é ibernato in una omertà di cui  gli occhi a mandorla ne hanno sempre saputo più della mafia. Il sospetto dell’incidente più o meno casuale a Lady Diana galleggia ancora con una eleganza inglese insuperata; e come nel caso della principessa, rientra nei copioni l’ipotesi che si possa trattare di qualche tacita questione d’onore che spazzerebbe via tutte le congetture sull’ordine ed il disordine mondiale. A dispetto della stima manifestata e del cordoglio generale sta la constatazione che il premier nipponico per finire così i propri giorni  non sia stato mai un politico tanto scaltro né quindi decisivo o determinante nonostante la lunga reggenza dentro e fuori le mura isolane. Il Giappone é pieno di cultura ancora ignota all’occidente che dagli anni ’80 non sa altro che apprezzarne una tecnologia fotografica prima e motoristica poi: la crisi automobilistica specie in Italia é cominciata dall’entrata nel mercato dei marchi Honda, Suzuki, Toyota, Mitsubishi ed altrettante che con una iniziale politica di prezzi bassi che a parità o superiorità qualitativa hanno decapitato i dinosauri occidentali nelle Borse di mezzo mondo. Il trend di supremazia economica sembra ora toccare ai cinesi, ma intanto noi ancora non sapevamo, in grandissima parte come si chiamasse il primo ministro giapponese o come si dice ciao. Il risultato immediato sarà la psicosi indotta dei media sulle persone più fragili di istigazione a quei tipi di violenza  che vanno si spera sempre meno a riempire i rotocalchi sporcati da disgrazie familiari, femminicidi, o regolamenti di conti.

 

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