da Alfonso Malangone
(Ali per la Città)
SALERNO – La decisione di vendere tutto il Patrimonio, tranne il Palazzo del Comune e lo Stadio Arechi (fonte: laCittà), è stata confermata dall’Assessora al Bilancio, dott.ssa Adinolfi, che ha aggiunto una precisazione: “il piano prevede…la valorizzazione del patrimonio disponibile, non soggetto a vincoli” (fonte: Cronache). Quindi: si salverà qualcosa? In verità, questa dichiarazione appare fuorviante, salvo errore. Perché, il vincolo che può impedire la vendita di un bene pubblico è solo quello della ‘destinazione d’uso’ per finalità Istituzionali (artt. 826-828 CC). Se cessa quell’utilizzo, pur in presenza di eventuale tutela storico/culturale, è sempre possibile chiedere il passaggio del bene dal Patrimonio Indisponibile a quello Disponibile per l’offerta a soggetti privati (fonte: Demanio). Lo stabiliscono vari provvedimenti e, da ultimi, la Legge 12/09/2014 n. 133, ‘Decreto Sblocca Italia’, e la Legge 30/12/2018 n. 145. Così, le ex-carceri, Palazzo San Massimo e altre strutture della nostra storia, prive di vincolo di destinazione, potranno essere vendute come stava già accadendo per l’ex Tribunale, richiesto da privati rimasti, al momento, insoddisfatti. Adesso che si fa: lo venderanno? Del resto, Palazzo San Massino, Reggia degli ultimi Longobardi, è già stato ‘offerto’ per ben due volte. Forse, questa sarà quella buona? Così, chi, in almeno 15 anni, non è riuscito ad immaginare una soluzione dignitosa, si toglierà un pensiero. E, c’è, poi, il caso delle aree di Torre Angellara, richieste dal Comune al Demanio per venderle a terzi con l’impegno a retrocedere il 25% del ricavato. Operazione velocissima, chiusa in pochi mesi. Giusto il tempo per deliberare il Preventivo 2021 nel quale è stato disposto: “i Settori Comunali sono tenuti ad attivare, con immediatezza, tutte le misure…per l’alienazione (tra altro)…degli ex beni del Demanio (fonte: Preventivo, pag. 42). Un ordine. Subito eseguito. Può dirci il perché la dott.ssa Adinolfi?
Purtroppo, non ci sono speranze. Le operazioni saranno affidate anche alla Invimit SGR Spa, partecipata al 100% dal MEF ed utilizzata proprio per la ‘valorizzazione’, o (s)vendita, dei beni pubblici (fonte: D.MEF 19/03/2013).
Queste cose, l’Assessora le sa, essendo docente universitaria esperta della materia. Quindi, sarebbe opportuna una precisazione su quel “non soggetto a vincoli”, anche perché è ancora recente l’incertezza sullo stato di pre-dissesto, o dissesto, dell’Ente, prima negato e poi confermato nel volgere di una nottata (fonte: laCittà e ilMattino).
La dott.ssa Adinolfi ha detto, poi, che ci sono da incassare cartelle esattoriali per 118milioni, in maggioranza per tributi (fonte: Cronache). Anche questa informazione andrebbe chiarita, perché induce a pensare che ci saranno risorse per assorbire parte dello squilibrio. In verità, sembra più facile che un cammello passi per la cruna di un ago!
Nel Consuntivo 2021, il valore dei crediti da incassare relativamente al I Titolo delle Entrate, quelle tributarie, è di € 159.132.602,62 con un accantonamento per rischio di mancato incasso di € 139.206.536,12, pari all’87,47%. Questa copertura si estende anche alla metà dei crediti non riscossi sorti nello stesso 2021. In sostanza, è stato subito svalutato il totale dei mancati incassi sulle somme accertate nell’anno. Cioè: sono crediti veri o solo ‘numeri’? Comunque, applicando la percentuale di rischio ai 118milioni, la somma incassabile sarebbe non superiore a 15milioni, magari tra diversi anni. Dire “niente”, è la stessa cosa. Il problema, però, non è questo. Il problema è che il fondo non ha contenuto finanziario perché, negli anni, l’Ente ha sostenuto spese, e ha contratto debiti, salvo errore, impegnando le Entrate lorde senza tener conto del rischio documentato dall’accantonamento, benché calcolato. In sintesi, non si può sapere quale somma possa bastare per assicurare il riequilibrio. Per comprendere le conseguenze, è sufficiente pensare che i debiti finanziari e commerciali ammontano, sempre a fine 2021, ad € 539,8milioni mentre il totale delle risorse da riscuotere, al netto dei previsti mancati incassi, è di circa 102,5milioni. Quindi, pure ammesso che si riuscisse a recuperare tutti: come si coprirà la differenza? Non c’è da scervellarsi per la risposta. Perché adesso lo sappiamo, come si farà. Ci penseranno i cittadini-bancomat.
Sul disavanzo, la dott.ssa Adinolfi si è espressa attribuendone la responsabilità principale ai minori trasferimenti da parte dello Stato. In verità, in altra sede, esaminando la serie storica dei Bilanci, sarebbero emerse altre motivazioni. E, allora, una domanda: è difficile riconoscere che è stato fatto quello che non si poteva fare? E, una seconda: i cittadini hanno il diritto di sapere la verità su un argomento di cui non comprendono un ‘fico secco’ ma che condizionerà le loro vite negli anni futuri? E, una terza: è giusto diffondere notizie rassicuranti sulle condizioni dell’Ente per poi sconfessarle destabilizzando e/o disorientando il pensiero dei cittadini?
Una cosa è certa: chi ha gestito sapeva benissimo le conseguenze delle scelte fatte e di come ‘la storia’ sarebbe andata a finire perché l’economia e la finanza, per quanto oggetto di riflessioni anche ‘filosofiche’, rispondono a regole certe che non ammettono deroghe. Sta scritto nei libri. A meno che non siano prevalse le volontà di incompetenti, incapaci, o di delegati in ‘malafede’. Ma, questo è escluso. Salvo prova contraria.
Adesso che siamo sottozero, per favore, la dott.ssa Adinolfi spieghi perché i Bilanci dell’Ente, tanto lodati dai politici, in quanto asseritamente redatti con metodi ‘scientifici’ rispettosi della certezza, verità e realtà delle rilevazioni, siano diventati documenti con equilibri ‘bugiardi’ frutto, probabilmente, di quantificazioni ‘nasometriche’. Anche perché, le soluzioni che si propongono toglieranno ai nostri figli e nipoti ogni residuo bene di cui la Comunità era divenuta proprietaria nei secoli. Già hanno perso spiagge, terreni, fabbricati, aree di interesse ambientale, edifici storici e culturali, in cambio di niente, visto che si è perso tutto. Senza dire che dovranno pure pagare i debiti! Non sarà facile convincerli a questo e neppure nascondere i nomi di coloro ai quali attribuire, presumibilmente, le colpe. La storia tramanda le virtù, ma non dimentica le responsabilità.
In queste condizioni, i cittadini debbono essere i primi destinatari di una operazione di trasparenza che faccia luce su quanto accaduto. Sottomettere la Città agli ‘appetiti’ degli speculatori, magari ‘preallarmati’ da tempo, è un fatto gravissimo. Spetta alla dott.ssa Adinolfi spigare i fatti, nella veste di Assessora ‘tecnica’. A meno che non sia, oggi, Assessora ‘politica’. Preso atto dei recenti mutamenti di pensiero, sarebbe pure possibile.
Alfonso Malangone – Ali per la Città – 06/07/2022