Aldo Bianchini
SALERNO – Sassano è uno dei pochi paesi, in provincia di Salerno, che da oltre dieci anni organizza, grazie all’ex sindaco Tommaso Pellegrino, un premio giornalistico di notevole importanza regionale e nazionale.
Ma cosa ha insegnato, in tanti anni, se ha insegnato, anche alle nuove generazioni di giornalisti la grossa manifestazione annuale: poco o niente, purtroppo; e ciò nonostante anche a Sassano si tenga spesso il “corso di formazione dei giornalisti”. Un corso assolutamente inutile da questo punto di vista.
Ma da Sassano viene, comunque, una lezione che dovrebbe aprire gli occhi ai tanti direttori responsabili delle testate, perché proprio dal piccolo ingorgo di manifestazioni sassanesi (Premio Giornalistico, Festa per i 60 anni della locale scuola media, conferenza stampa per la Valle delle Orchidee, polemica sulla intitolazione della predetta scuola, festa delle orchidee, e la Fiera di San Giovanni Battista di domenica 19 giugno) è venuta fuori la provvidenziale occasione per fare un po’ di chiarezza sui doveri e sui diritti dei giornalisti, a cominciare, a scanso di equivoci, dalla testata giornalistica www.ilquotidianodisalerno.it che dirigo da molti anni.
Si parla spesso ed a vuoto del tanto famoso o famigerato “diritto di cronaca” che spesso i giornalisti scambiano per un diritto inalienabile ai fini dell’informazione; giusto, ma il diritto di cronaca è sempre anche un “dovere di cronaca”; altrimenti si passa facilmente dalla ragione al torto.
Poche sono le cose che un giornalista non dovrebbe mai fare: minacciare di querele la controparte (come ha fatto di recente un noto giornalista sanzese nei miei riguardi ancor prima che scrivessi il mio pensiero), riportare infedelmente la cronaca (ovvero, per essere chiari, se c’è qualche personaggio che ti sta sulle scatole devi comunque citarlo, senza scambiare oche per cigni), cadere nella trappola dei social (così facendo si danneggia, oltretutto, la propria testata giornalistica in termini di numeri di lettori che in gran parte già preferiscono i social ai giornali), credere di essere singolarmente custodi della verità (un atteggiamento questo che appartiene soltanto agli sciocchi), dimenticare di essere personaggi sempre pubblici (e quindi ogni atto, anche privato, si miscela con l’immagine pubblica). E mi fermo qui.
Naturalmente non scendo nei particolari, non navigo sui social, ma mi fermo alla notizia di una polemica scatenatasi per via di una importante e significativa presenza (conferenza stampa delle Orchidee) non riportata nella cronaca da alcune testate giornalistiche del Vallo; compreso questo giornale che dirigo. Anche il giornalista che collabora, occasionalmente, con questo giornale ha sicuramente sbagliato nel rappresentare la cronaca di un fatto, e di questo me ne assumo ogni responsabilità (perchè a me spetta l’onere del controllo) chiedendo scusa alla dirigente scolastica Patrizia Giovanna Pagano il cui nome non è apparso nell’articolo pubblicato, pur essendo presente nella fotografia che nessuno ha alterato. Non accadrà mai più.
L’altro argomento importante di cui intendo parlare è l’intitolazione della scuola media che all’origine era stata chiamata “Dante Alighieri”. Nel precedente articolo avevo scritto che la titolarità del diritto di dare la denominazione alle scuole era nelle mani di Province e Comuni con un occhio di riguardo alle richieste provenienti dalle stesse scuole.
Su questo assunto, rivelatosi sbagliato, è intervenuto l’ing. Benvenga (noto professionista del Vallo, presidente dell’Associazione Liberi Pesatori di cui mi onoro far parte e presidente onorario della Pro Loco di Sassano), per ribadire a giusta ragione il concetto che l’intestazione delle scuole è compito del Consiglio di Istituto.
Conoscendo bene il nostro ingegnere “Natino”, prima di dargli perfettamente ragione, mi sono preoccupato e di conseguenza aggiornato; ecco in sintesi l’ancora discutibile questione:
“”Intitolazione di aule e scuole. Per l’intitolazione di scuole la Circolare Ministeriale n. 313 del 12/11/1980, richiamando la Legge 23 giugno 1927, n. 1188, al punto 3 fornisce indicazioni. Si tratta di una procedura complessa che vede l’intervento di diversi soggetti istituzionali. Infatti in primo luogo occorre la deliberazione del consiglio di istituto, sentito il collegio dei docenti, che è successivamente inviata all’Ufficio scolastico, che acquisisce le valutazioni del Prefetto e della Giunta comunale. Se sono favorevoli, l’Ufficio emana il decreto di intitolazione inviandolo poi alla scuola e al Ministero. In caso contrario la deliberazione è rinviata alla scuola per un riesame. Se confermata l’Ufficio emette il decreto tranne che non ravvisi elementi particolarmente gravi che consiglino la definitiva restituzione della deliberazione per la sostituzione del nominativo, nel qual caso la procedura dovrà essere ripresa dall’inizio stabilita dalla presente circolare …””
C’è, però, una variabile nel caso di una scuola da reintestare (come nel caso di Sassano) e in merito la legge del 1927 dice: “”6. Mutamento di intitolazione. L’intitolazione una volta stabilita, può essere mutata, con la stessa procedura stabilita nei paragrafi 3 e 4, soltanto per il sopravvenire di particolari circostanze da motivarsi adeguatamente (es.: venir meno dei presupposti che sostenevano la precedente intitolazione; impossibilità, in rapporto all’evoluzione della coscienza pubblica, del ricordo di comportamenti che il momento storico considera inattuali o contrastanti con gli intessi nazionali)””.
Tutto risolto ovvero tutto questo è stato fatto per Sassano ?; potranno rispondere il sindaco e la dirigente scolastica.
Nel frattempo questo giornale ha avviato un sondaggio artigianale tra i cittadini di Sassano; quasi tutti gli interpellati preferiscono chiamare la loro scuola media con il nome originale, cioè Dante Alighieri.