Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – Il dr. Beniamino Curcio ha lasciato da qualche giorno la Comunità Montana del Vallo di Diano dove ha occupato, per anni, la prestigiosa posizione di “direttore”.
Ha lasciato l’incarico per raggiunto pensionamento, ma non lascia la politica attiva e resta, semmai con maggiore forza, come presidente del locale Consorzio di Bonifica.
Qualche anno fa, per meglio rappresentare la sua figura pubblica, lo paragonai allo storico e ambizioso “cardinale Richelieu” (al secolo Armand-Jean du Plessis, duca di Richelieu) per la sua innata capacità di “esserci senza esserci” in un mondo, quello politico valdianese, molto complicato e contraddittorio.
Difatti Beniamino (mi permetto di chiamarlo per nome di battesimo in forza della lunga e datata conoscenza) schiva con molta attenzione il forzato presenzialismo e riesce comunque a far sentire il peso della sua presenza anche quando non scende direttamente in campo.
Come Richelieu, il nostro beniamino, è stato capace dagli anni ’70 in poi di rimanere sempre sulla cresta dell’onda in forza della sua preparazione professionale e tecnica e grazie, soprattutto alla sua capacità di mediare senza compiere visibili passi indietro. Ed è così che, come Richelieu, si è reso assolutamente indispensabile per intere generazioni di politici che a turno hanno avuto bisogno dei suoi consigli e delle sue conoscenze tecnico-scientifiche inerenti il territorio valdianese, la sua tenuta idrogeologica e la sua crescita.
Beniamino è stato ed è l’unico personaggio politico-tecnico in grado di declinare e spiegare sia le risorse esistenti nel territorio ma anche di denunciare le manchevolezze della politica e il degrado in cui versa il fiume Tanagro; le cui problematiche ambientali si ripercuotono direttamente sui cittadini valdianesi da alcuni decenni.
Ha lasciato la Comunità Montana ma, fortunatamente, resta in sella, come presidente, al Consorzio di Bonifica dalla cui poltrona sarà ancora in grado di dare tanto al miglioramento delle condizioni ambientali generali del Vallo di Diano; da incorniciare le sue recenti relazioni tecnico-presidenziali sulla tenuta del Tanagro e sulle inespresse capacità produttive dell’intero territorio valdianese.
Nella sua lunga carriera amministrativo-politica è stato presidente provinciale dell’ordine professionale degli agronomi ed anche sindaco di Buonabitacolo; una passione, quella della politica, che ancora non ha lasciato cadere nell’attesa (forse vana) di giovani leve in grado di sostituire l’establischement istituzionale e di potere politico della verdeggiante vallata del Diano.
Ma la capacità che lo ha reso assolutamente indispensabile è, forse, quella di aver avuto la fermezza di affrontare qualsiasi problema con il piglio di chi ha studiato e sviscerato il problema, peculiarità questa che lo ha reso nel tempo utile per tutte le stagioni; anche negli ultimi mesi del suo lavoro come direttore presso la Comunità Montana ha risolto casi molto spinosi riuscendo a mettere nero su bianco tutta la sua scioltezza, anche nelle citazioni legali e terminologiche, nel predisporre delibere complicate, intricate e molto sicure dal punto di vista legale-amministrativo; una sicurezza in più per i politici di turno e poco inclini alla studio ed alla lettura dell’enorme volume di leggi e norme.
Beniamino è stato, ed è, anche questo; ed in questo ha migliorato e raffinato anche la sua qualità più grande, quella di saper ascoltare qualsiasi interlocutore senza far trapelare, neppure con un piccolo gesto somatico, che in cuor suo aveva già deciso.
Il pensionamento dalla Comunità Montana segna una tappa miliare nella vita di Beniamino; c’è solo da sperare che la sua uscita non faccia precipitare ancora di più l’Ente locale in un pozzo senza fine.
Il giudizio è tanto lusinghiero quanto meritato.
Beniamino ha delle asprezze caratteriali, che talvolta lo fanno apparire scostante, ma io che l’ho conosciuto prima da bambino e poi da giovane neolaureato alla facoltà di agraria a Portici, poi ancora come vice sindaco posso dire con assoluta sicurezza che è un esempio raro di curiosità per il sapere e di professionalità nell’assolvere le funzioni che ha ricoperto.
Peccato che abbia il limite della sospettosità, che talvolta non contiene le sue reazioni, che non ha imparato del tutto a stare al di sopra delle pochezze e delle manchevolezze che talvolta inquinano i rapporti umani.
Lascia la Comunità montana per pensionamento, ma non credo che si ritiri nella meditazione a Tempa di Firpi.
Per quanto mi riguarda lo vedrei bene alla guida del Parco, che, fino ad oggi a me sembra abbia avuto guide degnissime sul piano personale, ma prive di visione nel costruire il futuro della nostra terra.
Forse mi sbaglio, ma andrebbe inventata ex novo una strategia di sviluppo economico dell’area protetta e per far questo ci vuole una dedizione assoluta, lo studio, tanto studio, la capacità di dire no alle inevitabile pressioni particolaristiche per sostenere una linea che sviluppi energie naturali e umane, mettendole in rete e focalizzandole su obiettivi di ampio respiro, che colgano le potenzialità della IV rivoluzione industriale e non si riducano al solo uso intensivo dei telefonini.