SALERNO – NON PUO’ SVANIRE LA CITTA’ DI ANTONELLA E GUAIDALGRIMA

 

da Alfonso Malangone

(resp. prov. Ali per la Città)

 

I numeri sono impietosi. Ad inizio 2016, Salerno aveva 135.261 abitanti. Ad inizio 2022, ne ha avuti 128.105. Al 28/02, l’Istat dice che sono diventati 127.840. In cinque anni, quindi, la Città ha perso 7.156 residenti e ben 265 solo in sessanta giorni. A fine anno, ne potrebbe perdere fino a 1.600, arrivando a 126.500 in tutto. Così, non resta che farsene una ragione. Giugliano in Campania ha dichiarato 122.956 abitanti al 31/01 e, con il ritmo consolidato di crescita del 3% annuo, potrebbe superare i 126.600 entro il 31/12. In tal caso, Salerno non sarà più la seconda Città della Regione.

La diminuzione della popolazione, già di per sé fonte di gravi problemi, avrà effetti molto pesanti perché è concentrata nella fascia tra i 15 e i 65 anni che, come dimostrano le statistiche di fine 2020, ultime elaborate dall’Istat, è calata di ben 5.458 unità rispetto al 2016. E, comunque, non ci sono molte possibilità di porre un freno. La crescita naturale, con più figli, richiede decenni e quella generata dall’immigrazione è più di un sogno. Purtroppo, l’esperienza degli anni ’70 non è più replicabile. Allora, la Città attirava dal Cilento, dal Vallo di Diano, dalla Basilicata e dalla Calabria offrendo lavoro e fiducia nel futuro. Sarebbe un problema di cui parlare. Ma, sembra che tutti siano interessati ad altro, trascurando che il fenomeno condizionerà la gestione della Comunità con la riduzione delle entrate pubbliche e l’aumento delle quote di tributi a carico di chi è rimasto, ovvero con la riduzione dei servizi, già insufficienti. Peraltro, per debiti pro-capite, Salerno è al primo posto tra le Città Capoluogo non Metropolitane (fonte: 24Ore). In verità, questi potrebbero essere validi motivi per decidere di andare a vivere altrove. E, infatti, molti giovani lo stanno facendo.

Intanto, nei giorni scorsi, si è letto di una nuova convenzione tra Comune e Privati per l’edificazione di un comparto in zona Angellara con fabbricati, strade e servizi. Oggi, si legge di nuovi volumi residenziali al posto di un immobile nel cuore di tanti salernitani, magari anche solo per averci studiato.

L’edilizia, si sa, è un grande moltiplicatore di risorse e di lavoro. Con le mutate sensibilità ambientali, almeno per chi le ha mutate, potrebbe essere il motore di una riqualificazione incentrata sulla bioedilizia e sulla sostituzione di strutture fortemente degradate, senza ulteriore consumo di suolo e con il ridisegno di aree ‘affogate’ dal cemento. Invece, nel 2020, ultimo anno di rilevazione, la Città ha perso altri 4,86 ettari rispetto al 2019, portando la superficie cementificata a 2.059 ettari, pari al 34,6% del territorio comunale (fonte: Ispra 2020), C’è chi ha detto che negli ultimi 10 anni sono stati realizzati almeno 6.000 nuovi alloggi e che più di 7.000 sono invenduti (fonte: Salva-Salerno). Sarebbe giusto chiedersi a cosa serva far crescere il numero degli appartamenti in una Città che decresce in termini demografici ed economici. Saranno residenze per anziani?

Di regola, un costruttore reinveste il ricavato delle vendite di ciò che ha edificato. Ma, se a Salerno le vendite sembra non siano soddisfacenti, salvo errore, quali sono le fonti dei reinvestimenti? Nei fatti, basta fare un giro per vedere pilastri dappertutto, ai Picarielli, lungo la Tangenziale, nella zona orientale, a mare e a monte, nonostante almeno due grattacieli siano incompleti e abbandonati da molti anni. Da noi, in verità, tutto sembra possibile fare. Sono stati addirittura rilasciati permessi in piena zona industriale per un Centro Commerciale (ora chiuso) e un fabbricato a cinquanta metri da serbatori di ossigeno liquido sotto pressione. Notoriamente pericolosi. E, nella zona antica, tra palazzi centenari, si scava per fare box interrati mentre si progetta di abbattere la Caserma Pisacane per allungare il trincerone al di sopra del Centro Storico. Eppure, la Caserma è l’ex Monastero di San Domenico del XII secolo! Ma, a chi interessa? Del resto, si sente anche dire che con la Cultura non si mangia bene, che ai turisti bastano una frittura e un babà e che le Chiese, tipo Santa Maria de Alimundo e San Filippo, o le memorie antiche sono solo degli inciampi sulla strada della ricercata modernità.

Mercoledì sera, l’arch. Daniele Magliano e l’associazione Contaminazioni hanno accompagnato un gruppo di cittadini nella Salerno dell’anno Mille. Dagli Archi a Castel Terracena, passando per San Benedetto, la storia della Citta, narrata con tanta competenza e ammirevole impegno, si è intrecciata con la sporcizia, il degrado, il disordine, l’abbandono. Lo stesso splendore dei tufi gialli e neri di Castel Terracena nulla può contro le condizioni nelle quali versa tutta la Opulenta Salernum, capitale dei Longobardi e Normanni, luogo di storia e di arte nella quale pure fiorirono leggende che possono far concorrenza a Giulietta e Romeo. A via San Benedetto, nella sede del Monastero dove soggiornò Margherita di Durazzo alla fine del 1300, c’è ancora la fontana che favori l’incontro tra il giovane guerriero Raimondo e la damigella Antonella e dalla quale, nelle sere di Agosto, si dice sgorghino le lacrime della fanciulla a conforto degli innamorati. Lo ha raccontato anche Gaetano Stella, tempo fa, in una nota filastrocca. Quella fonte, oggi, sgomenta solo a vederla, sempreché ci si riesca ad arrivare scavalcando le auto in sosta. Nell’atrio del Duomo, poi, c’è chi sostiene che la sera del 4 Agosto si manifestino i bagliori dei capelli dorati che la giovane Guaidalgrima tagliò nel 1100 per deporli sul sarcofago del giovane marito, Guglielmo, posto sotto i portici di ingresso.

Della storia della Città, se ne parlerà ancora, nei giorni del 7 e del 14 Giugno. Salerno ha tanto da raccontare ai turisti, ai cittadini e, chissà, anche a qualche Amministratore che dovesse ritenere di perseguire la modernità nella convinzione che sia ‘più utile fare utili’, che fare utilità pubblica.

In ogni caso, la Salerno delle leggende di Antonella e Guaidalgrima non può svanire. Anzi, su quei luoghi la Città deve investire utilizzandoli come vere ricchezze a Km. zero, oltre che a costo zero, in una revisione profonda delle linee guida volte ad assicurare una nuova stagione di crescita e di sviluppo.

C’è solo da impegnarsi per far sì che qualcosa possa cambiare, offrendo il proprio sostegno a chi la cultura la possiede per davvero e riesce a diffonderla con grande passione. L’arch. Magliano è certamente uno di questi.

 

 

 

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