Aldo Bianchini
SALERNO – Qualche giorno fa, esattamente il 5 maggio scorso, in merito all’Ucraina (che a memoria d’uomo è la guerra più politicizzata mai vista) ho scritto un articolo dal tutolo: “UCRAINA: quelli che alla fine è sempre colpa dell’America ?”, un titolo ripreso pari pari dal quotidiano Il Mattino (ediz. 3.5 22), un giornale che a mio modesto avviso era ed è il quotidiano più importante del Mezzogiorno, spesso però si fa prendere la mano dai titoli ad effetto non corrispondenti al contenuto degli articoli, anche quelli che portano le firme prestigiose di addetti ai lavori, di uomini di cultura e di specchiati docenti universitari.
L’articolo di cui sopra, difatti, porta la firma del noto prof. Massimo Adinolfi che è “docente di filosofia teoretica” soltanto (si fa per dire !!) presso l’Università Federico II di Napoli e non anche in quella di Cassino, come un arcaico Wikipedia ancora recita; ma al di là della storia di una o due università, un fatto è certo: Adinolfi non è un collaboratore occasionale de Il Mattino ma un consolidato e seguito “editorialista”; che andrebbe rispettato dl quotidiano anche nella formazione dei titoli che so benissimo non essere legati al pensiero dell’autore dell’articolo, anche se per colpa di un titolo ho perso un causa con l’ex rettore Unisa Pasquino.
Il prof. Adinolfi, dopo aver letto l’articolo del 5 maggio scorso nel contesto del quale scrivevo del contenuto dell’articolo apparso su Il Mattino a firma dello stesso prof, mi ha scritto (13 maggio 2022) una lunga lettera che capisco nella sua alta essenza democratica pur non condividendone alcuni passaggi specificatamente in merito al mio pensiero che va, comunque, rispettato anche soltanto come espressione dialettica di un cittadino qualunque (quale io sono) prima ancora che del modesto giornalista “senza tituli” (come direbbe calcisticamente Josè Mourinho).
Ma ecco cosa mi ha scritto il prof. Massimo Adinolfi: “Gentilissimo, mi consenta di precisare al lettore che io sono, come autore dell’articolo che cita, responsabile del testo, ma non del titolo, mentre lei ha fondato il suo intero commento solo sui titoli, senza discutere uno solo degli argomenti che nell’articolo sono discussi. Ciò non implica nulla, quanto al valore dei suddetti argomenti, ma qualcosa circa il modo in cui un articolo andrebbe letto, tanto più quanto si ritiene di dover sottolineare che l’autore è professore. Ne approfitto allora per precisare alcune cose. Che io non ho scritto da nessuna parte “network dell’amico Vlad”; che se da questo deduce il mio antiberlusconismo beh: deduce male; che non saprei da che altro potrebbe dedurlo, sulla base dell’articolo. Che io non ho nemmeno scritto che “è tutta colpa dell’America” (espressione che, di nuovo, si trova nel titolo, il quale sarà pure tutto un programma, ma avrebbe dovuto comunque suggerirle di leggere il programma, invece di fermarsi al titolo). Che ovviamente io non penso che sia tutta colpa dell’America, ma non penso nemmeno che ci siano “solo” quelli per cui è tutta colpa dell’America (come si dice a chiare lettere nella conclusioni dell’articolo: ci sono quelli che non stanno con l’Ucraina senza se e senza ma per altre ragioni che non l’antiamericanismo). Come vede, del suo articolo sono costretto a salvare molto poco, e in quel molto poco non posso includere nemmeno la proposizione per cui, in genere, la ragione non sta mai da una sola parte. Tra quelli che dicono che l’uomo non è mai stato sulla Luna e quelli che pensano invece che ci sia stato non so lei, ma io non mi colloco nel mezzo. Tra quelli che pensano che la democrazia liberale sia il sistema politico oggi preferibile e quelli che non lo pensano io non mi colloco nel mezzo. Tra quelli che pensano che l’integrità territoriale degli Stati sia un principio fondamentale del diritto internazionale e quelli che non lo pensano io non mi colloco nel mezzo. Lei è ovviamente libero di collocarsi dove vuole, ed è possibile che io saprei anche apprezzare la sua collocazione, ma non trovo meno sbagliato pensare che, siccome uno è professore, deve collocarsi nel mezzo, che è invece una stupidaggine (e lo è pure in relazione specifica al conflitto in corso). Se può esserle di aiuto, io non ho comunque mai pensato né scritto che l’America ha sempre ragione o la Russia sempre torto. Anche lei: questa volta ha torto marcio, altre volte avrà avuto le sue ragioni. Infine, forse per collocarmi in qualche mezzo e non prendere posizione nemmeno su questo punto, mi ha incardinato contemporaneamente in due Atenei, quando invece io sono stato a Cassino e sono oggi a Napoli. Grazie per l’attenzione”.
Ho letto e riletto molte volte la lettera del prof Adinolfi e come spesso mi accade ne ho ricavato una considerazione finale basata su un principio che ritengo assolutamente indefettibile: il rispetto del pensiero degli altri, soprattutto quando questo pensiero induce, comunque, a confronti costruttivi. E il prof. Adinolfi, pur contestandomi democraticamente, lo ha fatto con una umiltà senza pari assumendosi tutti i rischi di scrivere ad un anonimo giornalista di periferia nello spendere diversi minuti del suo tempo.
Di questo lo ringrazio immensamente anche perché, così facendo, ha chiaramente dimostrato di non far parte di quella odiosa schiera denominata “aristocrazia delle competenze” stracolma di tanti “finti né né da salotto”.