Aldo Bianchini
SALERNO – E’ il 16 maggio 1992 quando il quotidiano Il Mattino pubblica che presto arriverà a Salerno il nuovo arcivescovo destinato a sostituire il mitico “don Guerino Grimaldi” deceduto il 12 aprile di quello stesso anno. Nella storia sarà ricordata la sua ultima grande e imponente apparizione pubblica nel Duomo di Salerno per celebrare i solenni funerali di Stato per i carabinieri Arena e Pezzuto (uccisi nell’agguato di Pontecagnano la sera del 12 febbraio) nel corso dei quali l’arcivescovo lanciò la sua durissima omelia verso l’elite della politica nazionale (tutta presente nel Duomo) che stava per essere travolta dal fango di tangentopoli.
A salire sull’alto scranno arcivescovile della diocesi-metropolita di Salerno sarà il cosiddetto “curato di campagna” mons. Gerardo Pierro (per anni parroco di Coperchia), molto noto negli ambienti politici salernitani per i suoi accaniti scoponi scientifici giocati al tavolo del gran visir di Nusco “Ciriaco De Mita”, potentissimo plenipotenziario dell’allora imperante Democrazia Cristiana.
Mentre i politici esultano per l’arrivo di Pierro (la cerimonia ufficiale si terrà il 4 luglio 92) ecco che Il Mattino sempre in prima lancia un’altra, l’ennesima, esclusiva sulla “Scoperta una lettera scottante sull’affaire metrò”.
Secondo i “tre Di Pietro di Salerno” (Michelangelo Russo, Vito Di Nicola e Gigi D’Alessio) il 16 aprile precedente, nel corso della perquisizione nello studio tecnico Galdi-Amatucci (i famosi “due compassi d’oro”, era stata rinvenuta la lettera scottante sull’affaire metrò; all’epoca l’attenzione della città era concentrata soprattutto sulla fantomatica metropolitana da realizzare con i fondi del Ministero per le Aree Urbane retto dall’on. Carmelo Conte.
Ma in realtà cosa era avvenuto ? E’ presto detto; negli uffici dei tecnici, posto dopo la perquisizione sotto i sigilli giudiziari, un solerte funzionario delle forze dell’ordine aveva casualmente (si fa per dire !!) trovato una lettera scritta su carta intestata del Comune di Salerno, predisposta per la firma del sindaco Vincenzo Giordano, e destinata al Ministero retto da Conte con la finalità di sollecitare il finanziamento in favore dell’opera progettata dalla soc. Tecnoydro (di Galdi e Amatucci) ma ancora sconosciuta al Consiglio Comunale e, forse, alla stessa Giunta.
Apriti cielo, la rivelazione in esclusiva de Il Mattino entrò nell’immaginario collettivo della gente come una conferma dei brogli denunciati dai magistrati inquirenti.
Le chiacchiere di marciapiede proliferarono come non mai e la stampa locale tutta contribuì a far montare la rabbia di molti contro quel “sistema politico laico e di sinistra” creato dal socialista Carmelo Conte che aveva prodotto il 33% di consensi alle amministrative del ’90 e che era stato esportato da Bettino Craxi in sede nazionale.
E mentre la città si interrogava sulle conseguenze politiche e giudiziarie di quel ritrovamento ecco pronta la nuova bomba sganciata, sempre in esclusiva, da Il Mattino (che ancora in quel momento faceva il filo alla Procura) contro il Partito Socialista: “Un timbro rotondo e uno lineare del Comune di Salerno sequestrati nei lussuosi uffici della Tecnoydro di Galdi e Amatucci”; in quei giorni la situazione si fece davvero insostenibile e non giustificabile.
A processo, più di un anno dopo, i due tecnici sosterranno la tesi secondo cui la carta intestata e i due timbri si trovavano nei loro uffici per agevolare il lavoro dell’ufficio tecnico comunale. La vicenda non ebbe, comunque, una grossa rilevanza processuale; la spiegazione fornita dai tecnici poteva anche essere credibile alla luce delle tante altre prove a carico che portarono ad una condanna generalizzata degli imputati della Fondovalle Calore; ed anche perché quella vicenda non entrò mai in un vero e proprio processo. In definitiva si trattava di un lettera di raccomandazione per un’opera pubblica da ammettere a finanziamento pubblico prima di sottoporla all’approvazione del Consiglio Comunale.
Ma il colpo più duro era ancora tenuto nascosto dal prestigioso quotidiano.