Aldo Bianchini
SALERNO – Credo che il rapporto scuola-sport nella nostra città sia ancora difficile; sicuramente è migliorato rispetto agli anni ’50-60 quando frequentare gli impianti pubblici (due o tre dell’epoca) era un’avventura che diveniva molto più grave discapito dei giovani studenti che intendevano fare anche sport agonistico, e non solo quella ridicola ora di ginnastica prevista dai deficitari programmi scolastici.
Oltretutto su noi giovani studenti di quegli anni pesava un pregiudizio ben radicato tra i docenti che invece di incoraggiare punivano pesantemente, a volte con atteggiamenti di vero ostracismo, chi amava la purezza dello sport. E pensare che proprio in quegli anni in Italia si parlava soltanto di sport e di atletica leggera per via delle Olimpiadi romane del 1960.
Ancora peggio negli istituti scolastici dotati di palestre e/ o spazi all’aperto; fatta eccezione del magistrale/magistero che grazie al prof. Natale consentiva l’utilizzo della palestra e dell’ampio spazio aperto (dove mosse i suoi primi passi il futuro campione europeo di salto in alto Erminio Azzaro – marito della campionessa olimpica Sara Simeoni), per gli altri istituti c’era un sorta di blocco per le aperture pomeridiane delle strutture sportive scolastiche. Ricordo molto bene le battaglie portate avanti dal compianto prof. Nicola Spetrini per l’apertura anche parziale della piscina Medaglie d’Oro.
Pensavo che dopo oltre sessant’anni la situazione fosse migliorata, per non dire risolta completamente; purtroppo in questo periodo mi è toccato prendere atto che nella scuola ci sono ancor sacche di resistenza inqualificabili e, soprattutto, dannose per migliaia di giovani sportivi; è vero che nella nostra Carta Costituzionale, unico caso al mondo, non esiste la parola “sport”, ma è fuori discussione che la scuola dovrebbe essere anche più avanti della stessa Costituzione.
E invece siamo alle solite; diverse associazioni sportive della parte ovest della città segnalano la mancanza di sensibilità da parte dell’Istituto Comprensivo Rita Levi Montalcini (che governa diversi istituti scolastici) nella concessione degli spazi che, comunque, devono essere intesi come pubblici e usufruibili anche dalle società sportive private, pur appartenendo al Ministero, alla Provincia o ai Comuni. E questo accade in una zona da tanti definita a rischio per intere generazioni di giovani.
Della triste vicenda si starebbe interessando anche l’assessorato alle politiche sociali (assessore Paola De Roberto) e la IV Commissione Permanente presieduta da Rino Avella.
C’è solo da sperare che questa incresciosa vicenda venga presto chiarita e risolta definitivamente; nel 2022 non è più possibile utilizzare le palestre come depositi di arredi scolastici.
Anche una piccola palestra scolastica può servire a dare un volto nuovo alla città.