da Dr. Alberto Di Muria
Le donne cardiopatiche che portano avanti una gravidanza, dovrebbero portarla a termine non oltre la 40 settimana di gestazione. Questa una delle raccomandazioni contenute nelle nuove linee guida ESC, la Società Europea di Cardiologia, sulla gestione delle malattie cardiovascolari in gravidanza, pubblicate su European Heart Journal. Oltre le 40 settimane di gestazione non vi sarebbero benefici aggiuntivi per la salute del bambino ma, al contrario, vi potrebbero essere effetti negativi.
Le malattie cardiovascolari rappresentano la ragione principale per la quale le donne muoiono in gravidanza nei paesi occidentali. Rispetto alle donne gestanti in buona salute, quelle cardiopatiche presentano un rischio 100 volte più elevato di morire per insufficienza cardiaca. La maggior parte delle donne con problemi cardiovascolari porta a termine la gravidanza senza problemi. Tuttavia, queste donne dovrebbero essere consce del fatto che hanno un rischio maggiore di andare incontro a complicanze ostetriche quali il parto prematuro, la pre-eclampsia, e le emorragie post-parto.
Le cardiopatie in gravidanza sono date in crescita in quanto un maggior numero di donne affette da cardiopatie congenite raggiunge l’età adulta, grazie ai progressi delle terapie. A ciò si aggiunge un innalzamento dell’età della prima gravidanza, accompagnato da tassi più elevati di coronaropatia ischemica. Tra i fattori di rischio cardiovascolari riconosciuti abbiamo, anche in questi casi, l’ipertensione, il diabete e la condizione di sovrappeso.
Durante la gravidanza il cuore è sottoposto a un surplus di lavoro e, se erano già presenti alcuni problemi, la situazione può peggiorare. A rischiare i problemi più seri sono soprattutto le donne che, prima della gravidanza, avevano già un’insufficienza cardiaca, facevano uso di farmaci anticoagulanti o il cui cuore faceva già fatica a pompare il sangue. Lo ha accertato uno studio condotto dall’University of Arkansas for Medical Sciences di Little Rock e pubblicato sulla rivista Anesthesiology, che ha sottolineato come sia prima sia durante il parto le donne corrano il rischio di andare incontro ad arresto cardiaco. Prendendo in esame oltre 56.00 casi, gli autori hanno concluso che, in media, almeno una donna ogni 12 mila soffre di arresto cardiaco durante la gravidanza.
Altri ricercatori hanno presentato i risultati di un’indagine condotta su 5.739 donne incinte affette da una malattia cardiaca e selezionate da 138 centri sparsi in 53 paesi nel periodo. Più della metà, era nata con una malformazione cardiaca e la maggior parte aveva ricevuto una correzione chirurgica in giovane età. I ricercatori hanno registrato un tasso di decessi materni inferiore all’un per cento. La causa di morte più frequente è stata l’ipertensione polmonare, una condizione con cui è sì possibile convivere, a patto però di arrivare tempestivamente alla diagnosi.