Aldo Bianchini
SALERNO – Molto spesso, per non dire quasi sempre, il giornalismo e la propaganda occidentale camminano su un solo binario e, come le tre scimmiette della Garzanti, non vedono – non sentono e non ascoltano chi la pensa in maniera diversa; molto verosimilmente accade dall’altra parte del globo. Tutte le verità sono in occidente, il resto altrove. Anche il Papa è intervenuto sulla libertà di stampa; ieri è stato pubblicato su questo giornale un ampio report.
Quanto accaduto al Festival Internazionale del Giornalismo, tenutosi a Perugia dal 6 al 10 aprile scorso, è la più plastica dimostrazione che l’affermazione apparentemente semplice rappresenta, invece, la triste realtà dello stato dell’arte del giornalismo planetario, anche quello che troppo pomposamente viene definito “giornalismo d’inchiesta”.
Sabato 9 aprile 2022 a Perugia è stata ospite Stella Moris, avvocata, attivista e fresca sposa di Julian Assange; Stella nell’Auditorium San Francesco al Prato è intervenuta sul caso Assange e sulla libertà d’informazione. Con lei presenti sul palco anche Joseph Farrell, giornalista e ambasciatore WikiLeaks e Stefania Maurizi, pluripremiata giornalista investigativa ed esperta del caso Assange/WikiLeaks.
Stella ha ricordato a tutti che i tribunali americani vogliono processare Julian Assange per spionaggio, dopo che nel 2010 il giornalista e programmatore australiano ha diffuso documenti riservati sulle attività militari e diplomatiche americane. Rischia una condanna a 175 anni di reclusione. Ha trascorso 7 anni da rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador di Londra e da 3 anni è nel carcere Belmarsh, anche noto come la Guantanamo londinese.
Stella lo ha sposato il 23 marzo 2022, durante il normale orario di visite ai detenuti.
La giornalista-detective (il cui vero nome è Sara Gonzalez Devan, nata in SudAfrica nel 1984) , esperta di diritto internazionale, dal palco di Perugia ha, tra le altre cose, detto che:
- “” … In questi drammatici giorni, riempiti di immagini di distruzione, di morte e di disperazione in Ucraina, vi vediamo tutti intenti a denunciare eccidi e crimini di guerra. Proprio ciò per cui Julian Assange ha dedicato la sua vita a svelare e a castigare. Con una differenza, però. Voi svelate e castigate i crimini di guerra della Russia, paese che il governo statunitense ha qualificato come “nemico”. Il vostro è dunque un lavoro giornalistico “al servizio della verità”, come amate proclamare – ma di una VERITÀ COMODA. Assange, invece, ha svelato e castigato i crimini di guerra della NATO in Afghanistan e in Iraq – quelli di cui il governo statunitense ha detto che non bisognava parlare e sui quali la Corte Penale Internazionale non deve indagare. Il lavoro giornalistico di Julian, dunque, è stato anch’esso “al servizio della verità” – ma di una VERITÀ SCOMODA …”.
Evito di aggiungere tante altre considerazioni sul momento del giornalismo mondiale, le parole di Stella sono più che sufficienti per far capire la gravità del problema che investe, purtroppo, tutti noi, anche chi con il giornalismo non ha mai avuto niente a che fare.
Chi ne avesse voglia potrà leggere in calce al presente articolo tutto l’intervento perugino di Stella Noris.
Intervento di Stella Moris al festival Internazionale di Perugia del giornalismo:
“Gentilissime/i GIORNALISTE e GIORNALISTI, siamo qui, al vostro Festival Internazionale del Giornalismo, per parlarvi di UN VOSTRO COLLEGA, RINCHIUSO IN CONDIZIONI TERRIBILI SOLO PER AVER FATTO IL SUO LAVORO DI GIORNALISTA INVESTIGATIVO, denunciando le malefatte e i segreti inconfessabili di governi e potenti.
Stiamo parlando, naturalmente, di Julian Assange.
In questi drammatici giorni, riempiti di immagini di distruzione, di morte e di disperazione in Ucraina, vi vediamo tutti intenti a denunciare eccidi e crimini di guerra. Proprio ciò che Julian Assange ha dedicato la sua vita a svelare e a castigare. Con una differenza, però. Voi svelate e castigate i crimini di guerra della Russia, paese che il governo statunitense ha qualificato di “nemico”. Il vostro è dunque un lavoro giornalistico “al servizio della verità”, come amate proclamare – ma di una VERITÀ COMODA. Assange, invece, ha svelato e castigato i crimini di guerra della NATO in Afghanistan e in Iraq – quelli di cui il governo statunitense ha detto che non bisognava parlare e sui quali la Corte Penale Internazionale non deve indagare. Il lavoro giornalistico di Julian, dunque, è stato anch’esso “al servizio della verità” – ma di una VERITÀ SCOMODA.. Talmente scomoda che il Dipartimento della Giustizia statunitense considera la diffusione di quelle verità meritevole di fino a 175 anni di carcere ai termini dell’Espionage Act del 1917.
MA DOVE ERAVATE VOI, allora, mentre Julian Assange denunciava i crimini di guerra commessi dall’Occidente in Afghanistan e in Iraq? Non abbiamo visto la solerzia e l’indignazione che oggi mostrate nei confronti della Russia, quando a commettere le barbarie eravamo noi (i buoni, i democratici). Non abbiamo visto né dirette né maratone per gli orrori che noi e i nostri alleati abbiamo commessi in passato in Afghanistan, in Iraq, in Libia e oggi in Siria, in Palestina, nello Yemen e nel Sahel. C’è stata, però, una persona che, quasi in solitaria, ha osato denunciare questi orrori, portando alla luce del sole molteplici crimini – comprese torture che fanno venire la nausea solo a sentirle nominare – commessi da noi, i buoni. Questa persona ha addirittura costruito un sito ingegnoso, Wikileaks, per poter raccogliere anonimamente le prove dei crimini commessi. Ed è per questo che quella persona è perseguitata, dagli Stati Uniti, sin dal 2010, quando pubblicò il famoso video “Collateral Murder”, quel macabro video game.
Dal 2012 Assange è privo della sua libertà e dall’11 aprile del 2019, è rinchiuso in attesa di giudizio in un carcere di massima sicurezza, destinato agli autori di delitti efferati, dove subisce le torture denunciate dal relatore ONU Nils Melzer e da oltre 60 medici esperti in torture.
E voi? Voi, da quale parte state? Dopo aver attinto a piene mani dalle sue rivelazioni, almeno in un primo tempo, non potete pronunciare oggi una sola parola in difesa di Julian Assange? Dopo aver contribuito alla sua demolizione mediatica agli occhi dell’opinione pubblica, non potete spendere oggi una sola parola per riabilitarlo? Ad esempio, informando i vostri lettori – che hanno letto i vostri articoli accusando Assange di stupro – che si era trattata di una montatura ormai archiviata? Non potete dare rilievo al piano della CIA, rivelato da Yahoo News, di rapire Assange o di ucciderlo? E biasimare poi la sua estradizione in un paese che ha pensato di assassinarlo? Non potete spiegare ai vostri lettori che non esiste una sola rivelazione di WikiLeaks che sia risultata falsa, non c’è una sola rivelazione che abbia messo a repentaglio la sicurezza di un Paese o quella di un individuo. L’unica sicurezza che è stata messa in discussione è stata quella dell’Occidente di poter continuare a commettere crimini di guerra impunemente. Non sono questi “fatti di rilievo” di cui sentite l’obbligo di scrivere, per rispetto della vostra professione?
Il prossimo 20 aprile, la ministra degli interni britannica Priti Patel si troverà sul suo tavolo l’ordine di estradizione di Assange verso gli Stati Uniti, che lo vogliono condannare fino a 175 anni di carcere duro: non potrà più vedere né familiari né gli avvocati, in pratica verrebbe sepolto vivo. Un vostro collega, sepolto vivo per aver fatto il suo lavoro di giornalista investigativo: non vi turba questo pensiero? È tempo che prendiate le sue difese e chiediate la sua liberazione. Lo dovete a noi, a tutti i cittadini di oggi e a quelli di domani, perché se Julian Assange verrà estradato o se dovesse morire prima in carcere, sarà la morte anche dell’informazione libera, la morte del nostro #DirittoDiSapere cosa fanno realmente coloro che ci governano.
Un’ultima parola. Se Julian non sarà liberato, neanche voi sarete liberi. Se domani voi venite in possesso di informazioni segrete che rivelano crimini di guerra commessi da uno Stato della NATO, ricordando Julian vi sentirete costretti a cestinare quelle informazioni e a lasciar impunite le persone implicate. In una parola, vi sentirete costretti ad una vita di complicità. E’ dunque anche per la VOSTRA libertà che vi chiediamo di intervenire a favore della liberazione di Julian Assange”. (Il testo dell’intervento è stato reso pubblico da Peacelink. #FreeAssange)