Tangentopoli (25): il blitz del 16 aprile 1992 … “quei soldi sono i nostri”

 

Aldo Bianchini

Ing. Prof. Franco Amatucci, insieme all'ing. Raffaele Galdi fu tra i promotori della svolta urbanistica della città di Salerno. Molte delle opere pubbliche esistenti, anche nel resto della provincia, portano la firma dei due tecnici socialisti.

SALERNO – In una delle precedenti puntate su Tangentopoli, quella contrassegnata dal n. 21 e pubblicata su questo giornale il 16 aprile 2022, ho fissato con la predetta data l’inizio ufficiale della tangentopoli salernitana. In calce a quell’articolo ho scritto due cose importanti con la promessa che sarei ritornato sugli argomenti:

  • Nella stessa mattinata vengono anche effettuate severe e radicali perquisizioni nelle rispettive abitazioni di Amatucci (dove accade un fatto significativo che racconterò in seguito) e di Galdi, poste sempre al Parco Arbostella.
  • · Clamorosa l’eco mediatica ma anche la caccia ai socialisti da parte di un’opinione pubblica rancorosa e vendicativa; si pensa a tutto ed al contrario di tutto, anche che nello studio sequestrato era stato rinvenuto un timbro del comune di Salerno e che dallo stesso studio sigillato era partito un fax verso Roma: dai Servizi ai Servizi o da chi a chi ?

Cominciamo dalla prima; quella mattina del 16 aprile il PM Michelangelo Russo ordinò anche un blitz nelle rispettive dimore dei due tecnici, Amatucci e Galdi. come da prassi giudiziari abbastanza consolidata. Non so cosa accadde in casa Galdi ma so benissimo cosa, invece, accadde nell’abitazione di Amatucci; due abitazioni che, per ironia della sorte erano posizionate a pochi metri l’una dall’altra nel grande Parco Arbostella che, badate bene, all’epoca era una località in cui avevano trovato la loro residenza molti vip della politica e delle professioni.

Ebbene quella mattina in casa Amatucci c’erano soltanto la moglie e i due figli del noto professionista. Entrò per prima un ufficiale della GdF seguito a ruota dal PM in persona; tra lo spavento generale gli agenti cominciarono una perquisizione a tappeto in tutta la casa non tralasciando assolutamente niente. Il PM Russo, invece, si era comodamente seduto in salotto e come se non stesse succedendo niente si impegnò nella lettura del suo giornale.

ll  prof. Franco Amatucci era uscito da poco per recarsi all’Università di Potenza dove aveva lezione ai suoi studenti; ovviamente fu richiamato e fece ritorno a casa dopo circa sessanta minuti dall’inizio della perquisizione.

Entrato in casa, mentre la moglie cercava di spiegargli cosa stesse accadendo, intravede una figura seduta in salotto il cui volto è coperto dal giornale; non fece in tempo ad avvicinarsi che una voce lo paralizzò: “Professore, Lei stamattina mi deve restituire i 400 milioni della parcella relativa alla Fondovalle Calore, quelli sono soldi nostri e mi deve consegnare le chiavi del suo elicottero e della Ferrari”.

Franco Amatucci spesso mi raccontava di quella mattina di terrore e sempre aggiungeva una sua considerazione; per lui quella mattina il PM Russo, con quelle richieste stravaganti, non stava facendo altro che scimmiottare quanto era accaduto il 17 febbraio 1992 a Milano con Antonio Di Pietro che rivolto all’ing. Mario Chiesa aveva pronunciato quella storica frase: “Ingegnere quei soldi sono i nostri”.

Insomma soltanto due mesi dopo Milano anche a Salerno c’era qualcuno che imitava Di Pietro; forse perché portatore della sua passata esperienza in seno alla Procura meneghina.

E i 400milioni di lire, l’elicottero e la Ferrari ? La storia finì in una bolla di sapone. Il prof non aveva mai percepito i 400milioni e men che meno possedeva un elicottero ed una Ferrari.

Tutto questo per significare che Tangentopoli nella sua orrenda deflagrazione portò con se ogni tipo di accusa preventiva; tanto dall’altra parte degli schermi televisivi c’era un Paese travestito da farneticante giustiziere.

Il resto alla prossima puntata.

 

 

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