Tangentopoli: le ovvietà di Enzo Napoli e le tante bugie di Michelangelo Russo

 

Aldo Bianchini

Arch. Enzo Napoli - sindaco di Salerno

SALERNO – Negli ultimi giorni ho seguito attentamente la ricostruzione della storia di tangentopoli che, sulla scia di questo giornale, sta cercando di fare anche il quotidiano “leCronche.it” (mirabilmente diretto da Tommaso D’Angelo) affidando un pagina del 23 aprile 2022 al bravo giornalista Matteo Gallo e una pagina nel giorno successivo all’ex PM Michelangelo Russo.

Se Gallo ha reso un discreto servizio con l’jntervista al sindaco di Salerno arch. Enzo Napoli, non si può altrettanto dire per Russo che continua impunemente a distorcere la verità storica di tangentopoli.

  • Enzo Napoli: racconta delle ovvietà ma almeno non dice bugie (o almeno racconta il suo pensiero che in alcuni casi non trova ancoraggio nella realtà storica dei fatti) e le sue dichiarazioni sono perfettamente in linea con la verità storica complessiva di quel fenomeno politico-giudiziario chiamato tangentopoli. E’ vero, anche lui pur non dicendo bugie, non dice tutto e sottace almeno un piccolo episodio giudiziario (ma questo Matteo Gallo non poteva saperlo per ragioni, forse, anagrafiche) che lo vide protagonista contro il precitato PM Michelangelo Russo e il poliziotto Mario Porcelli (all’epoca dei fatti uomo di assoluta fiducia del PM d’assalto, considerato l’acchiappa politici per eccellenza). Questo fatto non ebbe ripercussione immediata sull’architetto-gentiluomo ma segnò, in quegli anni, il suo percorso politico con la scomparsa momentanea dalla scena pubblica. Almeno fino a quando non si calò pienamente nella “soluzione deluchiana” invece di continuare dall’esterno la battaglia socialista; partito che in quegli stessi anni era stato completamente massacrato anche grazie alla complicità del PCI-PDS di Vincenzo De Luca.
    L'occhiello apparso su "leCronache.it"

    Oltretutto il sindaco Enzo Napoli ha fatto anche un’analisi molto convincente di quel fenomeno giudiziario quando ha affermato che “la tangentopoli salernitana fu un flop … sicuramente il sistema politico italiano aveva luci e ombre, ma le stesse luci e ombre caratterizzarono in quegli anni anche l’azione della magistratura”. Una lunga frase che se ben studiata può essere assunta a spiegazione quasi logica di quel fenomeno tanto complesso in cui i magistrati non seppero o non vollero andare oltre dopo aver fatto sbaraccare la DC e il PSI.

 

  • Dr. Michelangelo Russo, già PM di Salerno

    Michelangelo Russo:  rispetto a Napoli è tutto un altro discorso, l’ex PM nel tentativo di recuperare credibilità giudiziaria e visibilità pubblica cerca di distorcere la vera storia di tangentopoli, pensando che in questa città non ci sia nessuno capace di ricordare le verità e di raccontarle, ma solo scribacchini. Non è vero che Russo “da trent’anni almeno è letteralmente perseguitato da contumelie, allusioni, righi e abbaiati provenienti da scribacchini, politici mummificati, ex protagonisti dell’epoca della Salerno da bere e via dicendo” come lui stesso scrive (spero di essere annoverato tra gli scribacchini da lui citati), è esattamente il contrario e cioè che da trent’anni cerca di riaccreditarsi presso l’opinione pubblica e presso le istituzioni che hanno premiato tanti altri ex magistrati, tranne lui. Per carità devo confessare che io sono, come lui, profondamente convinto che tutti gli assolti di tangentopoli non erano affatto innocenti e che tantissimi assolti erano sicuramente colpevoli, e che la fecero franca grazie all’insipienza di azioni giudiziarie portate avanti con rabbiosa animosità e senza il minimo tasso di scientifica professionalità. La cosa, però, che mi ha fatto rivoltare è il modo in cui Russo ha raccontato la vicenda della prescrizione nel “processo Trincerone”; ha utilizzato sottili termini giuridici per accreditare una versione distorta e per non dire che la prescrizione fu imposta dal Tribunale e che non era stata eccepita ma subita dagli imputati.

Perché ?, perché è stata utilizzata come una mannaia soltanto in danno di Vincenzo Giordano nella causa per la richiesta di risarcimento per il carcere ingiustamente subito. Stranamente quella prescrizione non ha avuto valore per gli altri cinque arrestati del 31 maggio 1993; difatti a questi ultimi lo Stato ha riconosciuto un congruo risarcimento che complessivamente si è aggirato intorno ad 1milione e 500mila euro. Quello fu un altro momento buio di tangentopoli, in cui Vincenzo Giordano fu maltrattato per l’ennesima volta.

L’ultima bugia di Michelangelo Russo riguarda i due processi (Fondovalle Calore e Trincerone, incentrati stoltamente dalla pubblica accusa sulla non esecutività dei progetti grazie ai sapienti consigli di insipienti CTU) che condussero altri magistrati e non Russo che nel giugno 1993 (molto prima dell’inizio dei due processi) era già stato fatto fuori dalla coppia D’Alessio – Di Nicola e successivamente dal gip Marcello Rescigno dinanzi alla cui stanza Russo spesso si aggirava, quando era già diventato capo della Procura di Lagonegro e con Salerno non  avrebbe dovuto avere niente più a che fare.

Ma la storia è lunga, molto lunga; anche per l’allusione ironica di Russo nei confronti di Tringali.

 

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