Lo spopolamento del sud e l’audacia dei sindaci

 

da Nicola Femminella (docente emerito – storico)

Prof. Nicola Femminella

Invito i lettori a prestare attenzione ai numeri che stanno per apparire in questo mio articolo. Castelsaraceno è un borgo situato nella parte sud occidentale della Basilicata, che ha conservato nel tempo la propria identità. È abitato da circa 1200 persone che mostrano di non volerlo lasciare, compreso i giovani che non vi trovano in verità molte occasioni di lavoro, avendo la comunità consolidato nel passato la sola attività della pastorizia. L’anno scorso il paese ha conosciuto un giorno particolare, di festosa euforia, quando gli animi dell’intera comunità hanno gioito e si sono aperti fiduciosi ad un futuro non previsto, ma dapprima vagheggiato e poi perseguito dallo spirito utopistico del sindaco Rocco Rosano, supportato da quanti hanno condiviso con lui un progetto da … brividi! Ed eccolo, in acciaio luccicante, il giorno dell’inaugurazione: un Ponte Tibetano, lungo 586 metri che congiunge la rupe del Castelveglia e il massiccio del Raparo, steso tra i parchi del Pollino e dell’Appennino Lucano ad un’altezza di 80 metri sul fiume Racanello. Nel suo genere è il più lungo nel mondo! È questo il dato che lo renderà noto a tutti gli appassionati che affrontano volentieri un viaggio nei luoghi ove possono coltivare questo loro impulso per l’adrenalina. Ci sono 1160 gradini che i loro passi timorosi devono affrontare, prima di alzare le mani al cielo ed esultare alla fine di una esperienza unica, che non è possibile compiere in altri posti diffusi nel mondo dotati di simili meraviglie. La notizia si diffonderà sempre più, non solamente a livello nazionale e sicuramente il flusso degli arrivi si moltiplicherà velocemente. Visitatori e turisti lo cercheranno su Internet e molti ne faranno la destinazione preferita per una vacanza inedita, sorprendente. Per adesso il sindaco fa sapere che una ventina di addetti sono stati assunti e il numero aumenterà con il passare dei mesi, specie se saranno impiegati mezzi di informazione e linee di marketing efficaci e trainanti. L’opera è costata un milione e mezzo, utilizzando fondi regionali e del Programma Operativo Val d’Agri. È da sottolineare con sufficiente enfasi che a realizzarla sono state due aziende lucane che hanno dimostrato notevoli capacità nel tradurre l’idea in progetto e poi in fattualità definita in ogni particolare, con materiali e tecnologie di avanguardia. Il che non era un risultato assicurato in partenza. Le due aziende sono Geofond di Policoro e Geovertical di Lauria, che hanno steso tra le due estremità quattro funi portanti di acciaio da 35 millimetri e due di sicurezza da 20 mm. Per gli ardimentosi un kit che garantisce loro il viaggio nell’adrenalina che il Ponte Tibetano di Castelsaraceno assicura a coloro che verranno a cercarlo in questi splendidi territori della Basilicata! Ma l’offerta turistica allestita dal borgo non finisce qui e coinvolge le risorse del luogo e l’intero corpo degli abitanti, giovani e adulti. Essa mira ad evitare il turismo del mordi e fuggi che si consuma in un sol giorno. Si prenota il biglietto per il Ponte Tibetano, arrivo nel giorno stabilito, passeggiata sul ponte e partenza. Il sindaco e i concittadini vogliono che i turisti restino tra di loro, a riempire una solitudine che gradualmente, giorno dopo giorno, portava all’abbandono del borgo da parte dei suoi abitanti. Qui lo spopolamento non era più allarme accorato, ma ferita sanguinante senza rimedio alcuno. Ed ecco apparire un ecosistema con molte altre opportunità per gli ospiti. Itinerari suggestivi, per la pratica di vari sport e immersioni stupefacenti tra le braccia di una natura che, da nulla contaminata, conservata e tutelata amorevolmente, si apre alla modernità, dispensa esperienze inusitate, senza minimamente scalfire la preziosità di ogni sua componente che invece diventa ancora più luminescente tramite l’intervento attento, prudente, saggio dell’uomo che l’ama troppo per metterne in pericolo l’integrità. Per gli spostamenti lungo i sentieri profumati il trekking e la mountain bike, per le emozioni le arrampicate di varie difficoltà lungo le rocce invitanti, il torrentismo nel canyon del Racanello e le visioni riservate a quelli abili col parapendio. E poi la strada ferrata della grotta Scasciata, i vecchi mulini, il bosco Favino, le stazioni dei pini millenari loricati, fino ai camminamenti verso il monte Alpi a 1908 m, senza trascurare i ragazzini che possono praticare il free-climbing lungo pareti ben attrezzate e compiere altre esperienze utili alla loro crescita. Ma anche nel borgo non mancano i luoghi da visitare: il Palazzo baronale del XV sec. che seguì l’antico dominio dei Carafa e dei Sanseverino; la chiesa di Santo Spirito del secolo successivo con il dipinto seicentesco pregevole dell’Annunciazione del pittore Giovanni Antonio D’Amato  e un polittico raffigurante San Leonardo del pittore Ippolito Borghese, inoltre le chiese di San Rocco e di Santa Maria degli Angeli e il convento dei Cappuccini con un artistico Cristo. Mi hanno detto che la tradizione gastronomica merita del tutto gli elogi che riceve da chi ad essa ricorre per trovare sapori antichi e destinati a scomparire con l’incedere delle mode e dei piatti veloci da prendere a volo. Questa estate sicuramente mi recherò a Castelsaraceno. Non per una passeggiata sul Ponte Tibetano, ma per costatare da vicino come tutti i milioni che in questi mesi pioveranno sul nostro sud possono finalmente segnare un nuovo corso per le comunità del Mezzogiorno d’Italia e la sua economia. Intanto nelle stradine si odono i passi di coloro che sono ritornati …

 

 

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