Tangentopoli (22): il vertice romano di quel lontano 26 aprile 1992

 

Aldo Bianchini

ROMA – La tangentopoli nazionale è nata il 17 febbraio 1992 con l’arresto di Mario Chiesa da parte dell’ancora sconosciuto PM milanese Antonio Di Pietro e Bettino Craxi pochi giorni dopo commette l’errore drammaticamente deleterio per se e per tutto il PSI; nei grandi TG del Paese definisce Chiesa “un piccolo marioncello”. Questa definizione la pagherà cara e amara.

Circa 50 giorni dopo l’arresto di Chiesa (5 e 6 aprile) in un clima surreale il Paese viene chiamato alle elezioni politiche generali che non mutano i rapporti di forza dei partiti in campo riconsegnando alla D.C. la maggioranza relativa con il 29,66% (più di 11milioni di voti), il secondo partito è il PDS con il 16,11% (poco più di 6milioni di voti) e il PSI al terzo posto con il 13,52% (più di 5milioni di voti). L’unica novità è che il PCI non c’è più e al suo posto ci sono due liste: PDS e P.R.C. (5,61%).

Lo scossone dato al sistema politico dai giudici milanesi non ha, sulla carta, prodotto molti danni, salvo un calo generalizzato di tutti i partiti nei consensi; ma siamo soltanto all’inizio e il bello deve ancora accadere.

La circoscrizione elettorale di Salerno suggella il clamoroso successo in termini di voti di preferenze di Carmelo Conte (oltre 150mila) e di Paolo Del Mese (oltre 130mila); sono loro i due big della politica salernitana; il primo è ministro, il secondo è sottosegretario.

Arriva subito, però, il primo vero campanello d’allarme la mattina del 16 aprile 1992 con il sequestro dell’ufficio tecnico associato degli ingegneri Raffaele Galdi e Franco Amatucci, amici fin dai tempi dell’università quando insieme viaggiavano in treno da Salerno a Napoli e tecnici fidatissimi del ministro per le aree urbane Conte. Dal loro ufficio partono le idee geniali per la svolta urbanistica di Salerno e di buona parte della provincia; la genialità e l’amicizia con il ministro non piacciono e molti sono i chiacchiericci. Quel giovedì mattina 16 aprile in molti gioiscono alla notizia che il pm d’assalto Michelangelo Russo ha sigillato l’ufficio tecnico più importante del momento; non sanno che la scure di tangentopoli presto colpirà anche loro.

I due tecnici, già vittime delle lunghe ispezioni da parte dello Scico (GdF), si allertano, prendono la cosa sul serio e chiedono all’avvocato prof. Nino Dalia (già magistrato e considerato il leader-maximo del Foro Salernitano, molto vicino al ministro) il da farsi.

Il prof. Dalia chiama il ministro e viene fissata una riunione riservata a Roma nella segreteria di Conte che, forte del successo elettorale, aspetta la riconferma nella carica di ministro all’interno di quello che poi sarà il governo Amato/I; Conte è già ministro dal 22 luglio 1989 e lo sarà ancora fino al 27 aprile del 1993.

L’incontro viene fissato per il pomeriggio di domenica 26 aprile 1992; a Roma arrivano il prof. Dalia, gli ingegneri Galdi e Amatucci e un personaggio politico rimasto sempre nell’ombra.

E’ in corso la partita d calcio Inter – Juventus; il ministro si mostra un po’ spazientito dalle lunghe descrizioni del sequestro, lui è tifosissimo della Juve e intende seguire la partita che già si è messa sui giusti binari in quanto Roberto Baggio ha segnato due splendidi gol. Ad un certo punto il prof. Dalia, perde la pazienza, e dice con forza: “Carmelo, lo vuoi capire o no che i magistrati cercano te e non Galdi e Amatucci”.

Il ministro guarda il prof e con la calma che ha sempre contraddistinto ogni suo atteggiamento pubblico replica: “Troppa fantasia, i giudici fanno il loro lavoro, non c’è nessun problema, noi abbiamo sempre lavorato per il bene della città e del territorio”.

Sulle parole del ministro arriva il terzo gol della Juve, lo mette a segno Totò Schillaci; la Juve vincerà 3 a 1 a San Siro; ma i magistrati a Salerno hanno già messo a segno il primo vero gol contro il “sistema di potere politico contiano” ed al famoso “laboratorio laico e di sinistra” che negli anni precedenti era stato copiato in vari distretti del Paese.

 

 

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