Aldo Bianchini
SALERNO – Tredici anni fa, alle ore 9.30 del 13 aprile 2009 moriva Vincenzo Giordano presso l’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona dove era stato ricoverato qualche giorno prima a causa del peggioramento delle sue condizioni fisiche generali, che già da tempo vacillavano.
Si spense con lui, fatalmente e definitivamente, anche l’era laica e socialista di Salerno che era stata già stroncata dalle devastanti inchieste giudiziarie nel contesto di quella rivoluzione della magistratura che contrassegnò quel periodo come “tangentopoli nazionale”.
Se ne andò in silenzio, Vincenzo Giordano, così come aveva vissuto gli ultimi anni della sua vita. Dal 1993, cioè dal momento del suo arresto del 31 maggio, era praticamente uscito dalla scena politica, anche se aveva tentato più volte un impossibile rientro, più per spinta altrui che per convinzione personale.
Aveva le idee ben chiare, sapeva benissimo di essere politicamente finito fin da quella sera del 31 maggio 1993 quando gli uomini della polizia giudiziaria andarono a prelevarlo nel cortile di casa (stava giocando a tressette, suo grande amore) per rinchiuderlo, in maniera vergognosa, in una cella del carcere di Fuorni.
Fu il momento topico della cosiddetta “tangentopoli salernitana”. L’attacco al Partito Socialista e al ministro Carmelo Conte era cominciato nell’aprile del 1992 con il sequestro degli uffici tecnici di Raffaele Galdi e Franco Amatucci i “due compassi d’oro”.
Da uomo sano e onesto Giordano si era subito buttato nella mischia rifiutando prima una comoda poltrona a Palazzo Madama e poi accettando lo scontro con alcuni magistrati della Procura della Repubblica, arrivando a denunciare pubblicamente che in Comune arrivava prima un giornalista e poi il pm Michelangelo Russo. Nell’ottobre del ’92 lo scontro dialettico (dopo gli arresti per la Fondovalle Calore) con i magistrati, raggiunse l’apice nel corso del convegno “Informazione, magistratura e politica”, organizzato nei locali del Sea Garden. Il confronto-scontro con Alfredo Greco (pm) fu duro, ma leale; Michelangelo Russo, infastidito, lasciò la sala.
Seguì un “accanimento giudiziario” senza precedenti nella storia del nostro distretto. Gli arresti si susseguirono agli arresti; caddero nella rete numerosi personaggi pubblici, alcuni dei quali tuttora in auge. Nel pomeriggio del 23 marzo 1993, pressato da più parti, il sindaco Giordano si dimise per lasciare spazio al suo vice, Vincenzo De Luca, che cominciò così la sua epopea.
A distanza di 29 anni dal suo arresto, e a 13 anni dalla sua morte, ci sono diverse coscienze piene di scrupoli, per averlo lasciato solo e per non aver mai cercato seriamente di riabilitarlo; eppure è stato un uomo che aveva dato tutta la sua vita ad una comunità che, grazie a lui, seppe risollevarsi, programmare e progettare il proprio futuro.
Sono personalmente e perfettamente a conoscenza che negli anni dal 1993 al 2009 il prof. Vincenzo Giordano aveva avuto più di una occasione per vendicarsi dei torti subiti. Non lo ha voluto fare perchè, mi spiegò un giorno, la vendetta appartiene ai deboli.
Lui ha preferito masticare la sua rabbia nel silenzio assoluto e con grande dignità; quel silenzio e quella dignità che invece alcuni magistrati hanno cercato di minare nella ricerca affannosa di un qualche cavillo per non dargli neppure la soddisfazione, più morale che materiale, di un risarcimento dopo le giuste assoluzioni.
Anche le sue ceneri, tredici anni fa, non furono accettate nel cimitero comunale; l’ultimo sfregio al “sindaco della gente”. Poi il silenzio lo ha avvolto per sempre.
E finalmente Gaetano Amatruda, vero unico figlioccio di Vincenzo Giordano, ce l’ha fatta; questa mattina il sindaco di Salerno, Enzo Napoli (anche lui tra i discepoli di Giordano) riceverà in Comune una delegazione del “Centro Studi Vincenzo Giordano” guidata da Marco Lamonica e lo stesso Amatruda. E’ la prima volta che accade, forse è l’avvio per un ricordo ufficiale e pregnante del “sindaco della gente”.
Il Prof. Vincenzo Giordano,una persona colta, semplice,perbene,un galantuomo,ambientalista, è stato uno dei migliori Sindaci della Città di Salerno. Il Sindaco della gente, che da Mercatello a Palazzo di Città andava in autobus.Nel Vallo di Diano il Prof. Giordano ha lasciato un buon ricordo in chi ha avuto la possibilità di incontrarlo.
19 aprile 1987, Pasqua di Resurrezione. Il ‘gloria’ può intonarlo, e a ragione, la nuova giunta laica e di sinistra (Psi, Pci, Psdi, Verdi), insediatasi al Comune di Salerno l’8 marzo 1987 dopo decenni di potere democristiano.
Vincenzo Giordano, carismatico simbolo del socialismo salernitano, è il sindaco della rinnovata leadership a Palazzo di Città. Subentrato all’avvocato Michele Scozia della Democrazia Cristiana, Giordano è detto satiricamente, per l’occasione della festività e dell’innovazione al Comune… “Nuovo di Pasqua”.
P.S. Nota per Aldo Bianchini: impossibile inviare il disegno del “Nuovo i Pasqua” per problemi i trasmissione. Più facile copia incolla tag (Arnaldo Amabile, Vincenzo Giordano, Nuovo di Pasqua, Salerno Amabile revival)
Ciao e i migliori Auguri