da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Il diabete mellito di tipo 2 è una malattia metabolica caratterizzata da una ridotta secrezione di insulina e da una resistenza dei tessuti periferici a questo stesso ormone. Si tratta della forma di diabete insulino-indipendente in quanto le cellule beta delle isole di Langerhans del pancreas conservano parte della loro funzionalità. In altri termini, il diabete mellito di tipo 2 è caratterizzato da insulino-resistenza. Le cause del diabete di tipo 2 sembrano essere una combinazione di fattori genetici e di fattori ambientali che concretizzano tale predisposizione. In particolare, il diabete di tipo 2 è spesso correlato a sedentarietà, obesità. dieta ricca di zuccheri semplici, invecchiamento ed elevati livelli di colesterolo e trigliceridi.
E’ una malattia subdola, che può dare gravi complicazioni e che sta assumendo grande rilevanza nelle nazioni più ricche.
Quando gli interventi su alimentazione e stile di vita non sono sufficienti a tenere sotto controllo la malattia, il ricorso alla terapia farmacologica diventa essenziale. Gli ipoglicemizzanti orali sono i farmaci di prima scelta nel trattamento del diabete di tipo 2.
Di solito il primo farmaco utilizzato è la metformina, un biguanide, che potenzia l’azione dell’insulina endogena stimolando il tessuto muscolare e gli altri tessuti periferici a captare ed utilizzare il glucosio. Quando la sua azione non è sufficiente, solitamente si associa un altro antidiabetico orale, tra i quali, in alcuni casi le sulfaniluree. Queste agiscono stimolando la secrezione insulinica in maniera glucosio-indipendente. Però, le sulfaniluree possono determinare un aumento ponderale e accentuano il fenomeno dell’esaurimento delle beta-cellule, conducendo più velocemente al fallimento terapeutico rispetto ad altre classi di farmaci. Inoltre possono provocare ipoglicemia e tale peculiarità ne controindica l’utilizzo nel paziente anziano.
Ora uno studio retrospettivo che ha analizzato 32.576 adulti con diabete di tipo 2 in terapia con metformina a cui è stata prescritta per mancato controllo della malattia di base una sulfanilurea oppure un altro agente ipoglicemizzante orale come farmaco di seconda linea suggerisce che nei pazienti con diabete di tipo 2 la somministrazione di una sulfanilurea come terapia aggiuntiva alla metformina si associa a un aumento del rischio di morte per tutte le cause e di episodi ipoglicemici maggiori rispetto all’aggiunta di altri ipoglicemizzanti orali più recenti. I pazienti trattati con una sulfanilurea avevano un rischio maggiore del 40% di morte da tutte le e quasi tre volte maggiore di episodi ipoglicemici gravi rispetto ai trattati con altri ipoglicemizzanti.
I risultati di questo studio suggeriscono che i farmaci ipoglicemizzanti orali di più recente introduzione potrebbero essere preferiti alle sulfaniluree come terapia di seconda linea per il controllo glicemico, specialmente nei pazienti con altri fattori di rischio cardiovascolare.