Vallo di Diano (5): la Comunità Montana e le testate giornalistiche

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nella precedente puntata di questa mini inchiesta sul Vallo di Diano (e per esso sulla politica che regge e governa complessivamente una comunità di circa 80mila persone) ho raccontato la storia dei “Focus group di ascolto” attraverso i quali l’ex presidente della Comunità Montana Raffaele Accetta, servendosi soltanto di quattro testate giornalistiche (Radio Alfa, Italia/2, Ondanews e Uno Tv), cercò di rendere partecipe allo sviluppo dell’area interna valdianese il mondo dell’informazione per ottimizzare la coesione territoriale, la biodiversità del Vallo, le nuove generazioni e la vivibilità del Vallo.

Non conosco gli esiti di quella sperimentazione che, comunque, in quel momento storico (eravamo nel 2018) appariva come un primo cauto tentativo di ricostruire al meglio i rapporti insani tra le istituzioni e la stampa; un rapporto che troppo spesso la stampa subisce in una situazione di non parità.

E le tante altre testate giornalistiche ?

Non so cosa accadde per le altre, posso soltanto testimoniare cosa si verificò per questa testata giornalistica che edita il www.ilquotidianodisalwerno.it, il giornale online che ho il piacere di dirigere da oltre dieci anni. Un giornale che da tempo interviene con frequenza sui fatti che accadono nel Vallo di Diano e li commenta senza timori reverenziali.

IL FATTO: Verso la fine del 2018, dopo la prima riunione del “Focus group di ascolto”, grazie all’interessamento non richiesto del mio amico Pierino, venni direttamente chiamato telefonicamente, prima da Accetta e poi dalla Comunità Montana, per invitarmi a recarmi presso la nuova sede dell’Ente Locale per comunicazioni che interessavano questa testata giornalistica. Mi presentai e fui cortesemente ricevuto; mi venne detto che la C.M. aveva deciso di sponsorizzare anche il giornale per il quale scrivo e mi vennero sottoposti alcuni documenti che provvidi a firmare. Più per un atto di cortesia, che per mera incapacità riflessiva, non chiesi copia degli atti firmati; sicuramente non ebbi neppure il tempo di leggerli perché pensavo, sbagliando, potesse rappresentare un atto di scortesia. Da quel momento non sono riuscito a sapere più nulla di quell’incartamento e, soprattutto, della promessa di sponsorizzazione; telefonai inutilmente un paio di volte al dirigente preposto, poi lasciai cadere la cosa. Tanto non l’avevo richiesta e, sinceramente, poco mi interessava.

Ancora oggi mi chiedo se è questo il modo con cui deve funzionare un ente locale importante come la Comunità Montana che, da tempo e da tanti, viene sempre più identificata come il “bancomat” del Vallo di Diano.

Sicuramente non è così che deve funzionare; la trasparenza dovrebbe sempre essere alla base di qualsiasi intervento pubblico di ogni Ente locale, soprattutto per non far pensare e credere che possano ancora esistere trattamenti di “favoritismo personalizzato” e semmai “mascherato” da denominazioni stravaganti, poco comprensibili, e diffuse nei giorni di ferragosto.

La storia continua.

 

 

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