Aldo Bianchini
SALERNO – Nel precedente articolo, pubblicato il 4 marzo 2022, ho esaminato le problematiche legate al cosiddetto “abuso economico” cui vengono sottoposti, in genere, un po’ tutti i lavoratori; con quest’ultimo articolo andrò ad analizzare l’unica novità nel mondo delle “aziende façoniste” che operano nel tessile e sono organizzate a livello nazionale dalla LAIF (Libera Associazione Imprese Façoniste, con sede a Salerno e presieduta dal dr. Carmine Traversa); una novità che essenzialmente si estrinseca nel “riconoscimento giuridico, con sentenza passata in giudicato, del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) promosso dalla LAIF, sottoscritto unitamente alla Organizzazione Sindacale CISAL, ritenuta ufficialmente maggiormente e comparativamente più rappresentativa al pari delle altre organizzazioni sindacali “storiche” (CGIL-CISL-UIL); con tale strumento quantomeno si è legalmente normalizzato ed ottimizzato il rapporto economico/retributivo con i lavoratori della Categoria, ufficialmente oggi riconosciuta”.
Su questa pietra miliare del diritto si sta muovendo molto bene la LAIF del dr. Traversa che, attraverso un progetto ben articolato, ha lanciato alcune proposte per mettere un argine allo strapotere dei tanti contoterzisti sulle aziende e sui lavoratori façonisti che recitano soltanto il ruolo di comparse e mai di primo attore protagonista.
E questo a garanzia di prosecuzione dell’attività che si sposa, ovviamente, con il mantenimento dei posti di lavoro se non con il possibile loro incremento, al verificarsi di certe condizioni. Il progetto arriva ad ipotizzare la costituzione di un gruppo operativo di più imprese (mediamente da 10 a 15) che, ognuna per la propria specializzazione produttiva, sia in grado di poter alimentare un punto vendita comune a tutte.
Il tutto per un traguardo comune di tre livelli:
- dissociare la capacità produttiva delle singole aziende dai loro committenti, che decidono unilateralmente se alimentarle o meno, così creando quella “continuità” lavorativa che ai contoterzisti è sempre mancata
- garantire il guadagno nei periodi in cui i committenti adottano strategie diversificatrici dirottando le commesse di lavoro a piacimento, possibilmente dove offrono il prezzo più basso possibile
- garantire il posto di lavoro e l’erogazione dei salari ai propri lavoratori per periodi medio/lunghi.
Tutto questo, secondo il progetto, dovrebbe produrre una riduzione dei costi di produzione ed un ribasso del prezzo dei capi venduti nell’ottica anche di una sostanziale stabilità occupazionale con possibili incrementi; anche attraverso lo specifico interessamento del Comune in cui sorge l’azienda attraverso il riconoscimento di un marchio di vendita univoco da adottare da parte di tutte le aziende e di predisposti pioni urbanistico-industriali a basso costo.
Senza trascurare gli aspetti sociali che passerebbero attraverso appositi filtri comuni per arrivare a:
– Garantire la presenza sul territorio di aziende di produzione qualificate, altrimenti destinate alla dismissione delle loro attività lavorative
– Garantire il mantenimento dei livelli occupazionali se non il loro possibile incremento
– Creazione di percorsi di studio per il futuro inserimento di giovani e svantaggiati nelle linee di lavorazione delle imprese partecipanti
– Immettere nel mercato capi di abbigliamento di alta qualità, con “marchio” unico ed a prezzi di vendita calmierati
– Dare visibilità dell’attenzione sociale posta dai COMUNI di riferimento all’iniziativa produttivo/ commerciale.
Per tutte queste ragioni è importantissimo inserirsi nel contesto della L.A.I.F. che è l’unico organismo operativo e sindacale nato, appunto, per proteggere imprese e lavoratori del settore façonista che è uno dei fattori trainanti dell’intera economia nazionale.