Aldo Bianchini
SALERNO – Diamo subito la risposta alla domanda contenuta nel titolo, per affermare che SI a Salerno esiste certamente la buona scuola; quella scuola che porta ancora in alto e ben visibile la bandiera della cultura, della solidarietà e, soprattutto, della perfetta comunione di intenti tra l’istituzione scolastica e la famiglia, con al centro il giovane da educare e da lanciare al meglio nella vita e nella società esterna che è tutta un’altra storia.
Da Gentile ad oggi le riforme non si contano, alcune giuste, molte sbagliate; c’è un minimo comune denominatore: le riforme, giuste o sbagliate che siano, funzionano soltanto se ad applicarle nella pratica quotidiana ci sono dirigenti che sanno fare i dirigenti e docenti che sanno fare i docenti, per passione e mai per mestiere.
Accade spesso, purtroppo, che quando si scrive di sanità e di scuola pubblica è più facile titolare con “mala-sanità” oppure con “scuola allo sfascio”; è più facile perché attira di più l’attenzione del lettore che, semmai, si ferma a leggere il titolo, l’occhiello e nulla più.
Il caso che mi accingo a raccontarVi riguarda uno degli istituti scolastici pubblici più prestigiosi della nostra città e cioè il “liceo ……” diretto dalla giovane e capace …….; il caso riguarda uno studente ed un studentessa.
Il primo ha postato su “instagram” alcune foto in posizione osè della seconda, foto scattate di nascosto e senza il consenso della ragazza, foto che hanno rapidamente fatto il giro almeno della cerchia più stretta intorno ai due giovani; una vera e propria gravissima violazione di qualsiasi regola del vivere civile, aggravata dal fatto che le foto sarebbero state scattate all’interno dell’edificio scolastico. Non mi dilungo molto sul racconto per non fornire elementi di riconoscibilità dei soggetti in campo che appartengono a due famiglie importanti della città. Non mi dilungo non per timore di eventuali azioni di contrasto ma per tutelare l’identità dei due ragazzi, soprattutto del maschio che ha, comunque, diritto ad una prova d’appello perché ritenuto da tanti un bravo ragazzo.
La notizia, grazie all’attentissima gestione del fattaccio da parte della dirigente, non è fortunatamente rimbalzata sui media locali che molto probabilmente l’avrebbero consumata in maniera troppo rumorosa e, comunque, dannosa per entrambi i giovani studenti e per le loro rispettive famiglie; e questo grazie all’accorta gestione del complesso e insidioso avvenimento.
Caso più unico che raro, la dirigente dell’istituto scolastico (per risolvere il grave problema, per ridare alla ragazza tutta la serenità che le spetta e per tutelare il ragazzo da possibili ritorsioni che invece di educarlo lo avrebbero, forse, inasprito contro la società che lo circonda) è scesa direttamente in campo ed ha chiamato a se tutti i protagonisti della triste vicenda, ivi comprese le rispettive famiglie, riuscendo a mettere insieme interessi molto diversi tra due famiglie che potevano arrivare allo scontro anche giudiziario. Per farlo ha sfoderato le uniche armi che in questi casi una dirigente scolastica deve mettere in gioco se vuole contribuire al salvataggio ed al rilancio dell’immagine della scuola pubblica.
Capacità di essere madre, di essere educatrice, di essere dirigente e, soprattutto, di essere donna in grado di tutelare una ragazza che si avvia ad essere donna in una società che è ancora in grave ritardo sulla via della cosiddetta parità di genere.
Esiste a Salerno la buona scuola pubblica ? Sicuramente esiste, il caso raccontato lo dimostra; bisogna, però, che dirigenti, docenti, personale generico, tutti insieme concorrano ognuno per la propria parte mettendo in campo soprattutto le qualità umane che non mancano e che la dirigente del “liceo in questione” ha utilizzato nella maniera più giusta.