Aldo Bianchini
VALLO di DIANO – Il rapporto politica-stampa ha avuto troppi momenti difficili, nel senso che, come in ogni parte del Paese e del Mondo, la politica da sempre ha cercato di travolgere la stampa e viceversa.
Sta accadendo la stessa cosa nel Vallo di Diano dove questa diaspora, per via delle dimensioni ridotte del territorio e delle quasi inesistenti risorse pubbliche, si è sempre più inasprita fino ad arrivare agli ultimi eventi di questo inizio di anno in cui la guerra tra i vari potentati politici del comprensorio si è riversata, con distorsioni notevoli, sul mondo del giornalismo locale che è apparso succube e indifeso, anche per colpa dei suoi stessi peccati veniali.
Prove alla mano, mi sono state raccontate storie allucinanti ed ai limiti della credibilità; giornalisti che vengono fatti fuori perché ritenuti non allineati al “sistema editoriale” smarrito e dipendente da questo o quel politico; e giornalisti che senza alcuna spiegazione logica vengono addirittura premiati con importanti convenzioni (in alcuni casi superiori anche ai 20mila euro) attraverso “nicchie particolari e ben precostituite” perché forse perfettamente allineati al “sistema di potere politico”.
La cosa peggiore che emerge dalle storie che mi accingo a raccontare nel contesto di questa mini “inchiesta giornalistica” è la inquietante pacifica sottomissione alla politica del mondo dell’informazione che ha il torto di correre in ordine sparso verso la misera conquista di un “posto al sole” attraverso poco remuneranti contributi e/o infime prebende personali. Tutte cose che distruggono l’essenza stessa del giornalismo e consegnano direttamente nelle mani del “sistema politico” il famoso cosiddetto “quarto potere” che in alcuni Paesi è tuttora un’arma micidiale per scoprire le tante “verità nascoste”.
E’ vero che questo è un momento difficilissimo per la sopravvivenza di molte testate giornalistiche, soprattutto quelle televisive di piccole dimensioni ospitate da piattaforme più grandi, per via delle nuove regole inerenti i cosiddetti “contenuti” costosi e difficili che dovranno essere realizzati per non chiudere; ma è altrettanto vero che le ragioni di questo attuale “default” affondano le loro radici in momenti storici molto particolari e mal gestiti da un’imprenditoria dell’informazione che in tutta la provincia di Salerno è praticamente inesistente o troppo legata ai voleri ed ai finanziamenti provenienti dal mondo della politica di tutti i colori.
Mi rendo conto che quello intrapreso non è un discorso facile perché toccherà, purtroppo, anche interessi personali e professionalità che andrebbero comunque rispettate; ma se uno vuole fare il giornalista deve pur correre qualche rischio, altrimenti è meglio cambiare mestiere.
Il disagio, come per il Vallo di Diano, è molto diffuso su tutto il territorio provinciale; mal comune mezzo gaudio, diceva qualcuno in passato. Perchè anche il “sistema stampa” è ormai all’affannosa e penosa ricerca di “sponsor imprenditoriali”; addirittura il direttore de Il Mattino, Federico Monga, nelle ultime ore, alla stregua di un apprendista giornalista si è scomodato per coordinare l’inaugurazione di un’attività produttiva nell’area industriale di Salerno (leggasi Idal Group) al seguito dell’on. Piero De Luca.
In questa piccola inchiesta giornalistica cercherò di mettere a nudo tutte queste cose (giornalisti fatti fuori e giornalisti premiati) e racconterò anche vicende che riguardano direttamente questa testata giornalistica e di come si muovono gli Enti territoriali nella gestione del rapporto politica-stampa.
Partirò da Sanza, il paese in cui si annida il vero potere politico elevato a sistema e decisivo sia per le ambizioni degli attuali politici (non esclusi i due consiglieri regionali valdianesi) che per le sorti future di tutti quelli che aspirano a fare politica per gestire la cosa pubblica attraverso il potere.
Direttore, non solo la politica travolge o corrompe i giornalisti….ma anche il potere economico bancario